Covid, Sebastiani: “i dati sono importanti e vanno diffusi bene”

Non trasmettere i dati giornalieri dell’epidemia di Covid-19, come qualcuno ha proposto in questi giorni, non è una buona scelta secondo il matematico Giovanni Sebastiani,dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).

Se l’obiettivo di limitare la confusione tra cittadini “è assolutamente condivisibile, ritengo che la forma proposta per la sua realizzazione non sia affatto quella migliore”. Secondo l’esperto “fornire un’informazione chiara e puntuale è in generale vincente”, ma perché sia tale, l’informazione dei dati sulla pandemia deve essere un po’ modificata rispetto a quella attuale.

“Ad esempio, invece di fornire ogni giorno il numero assoluto di positivi, si dovrebbe trasmettere la percentuale dei positivi ai test molecolari, che non risente in maniera così grande del numero di test effettuati ed e’ piu’ attendibile. Sarebbe inoltre utile fornire informazioni sui trend, a livello settimanale o mensile”.

Sebastiani è invece d’accordo “a fornire dati più informativi, riguardanti non solo la positività, ma anche la presenza o meno di sintomi, la loro gravità, il motivo per cui è fatto il test. Prendo lo spunto da questo – osserva l’esperto – per esortare le istituzioni a mettere a disposizione della comunità scientifica dati in forma più disaggregata. Ad esempio i numeri di decessi e di ricoveri sono resi pubblici solo a livello regionale e non ci sono a livello provinciale”.

Il matematico si è detto “comunque certo che il Governo non agisca in direzione ostinata e contraria, mal interpretando la proposta suddetta e non mettendo più a disposizione i dati che ogni giorno si possono scaricare dai siti di Protezione civile, Istituto Superiore di Sanità o di Agenas.

Al fine di non generare confusione, inoltre, “esorto i rappresentanti della classe medica a non continuare più a fare previsioni non basate su modelli quantitativi e calcoli matematici, e che puntualmente di rivelano sbagliate, come ad esempio quella che l’epidemia si sarebbe estinta dopo l’estate del 2020 (non mi sembra sia andata così), o che a Natale avremmo avuto 30.000 casi al giorno (sono stati 55.000 circa)”. Per il matematico “è accettabile che una previsione si riveli sbagliata, ma purché sia ottenuta a partire dai dati e utilizzando un metodo quantitativo”.

Inoltre, prosegue Sebastiani, “prima di fare affermazioni che raggiungono decine di milioni di persone, sarebbe opportuno verificarne la veridicità avvalendosi di una consulenza scientifica. Un esempio è la recente ‘dimostrazione’ della tesi che le scuole sono sicure a partire dal fatto che erano chiuse quando c’è stata la recente impennata dell’incidenza dei positivi di fine 2021”.

Sebastiani osserva che “è noto, infatti, che in fisica l’ipotesi della cosiddetta ‘azione a distanza’ è decaduta dopo la teoria della relatività ristretta di Einstein e gli effetti di un fenomeno sono rivelabili solo dopo un certo tempo dalle cause che li hanno prodotti”.

Nel caso del Covid, “se abbiamo attualmente dei cambiamenti dei valori dell’incidenza dei positivi, essi sono relativi a variazioni della diffusione di circa due settimane prima. è analogo a quando osserviamo la luce solare che è relativa al suo stato di circa otto minuti e mezzo prima”.

(ANSA)

Redazione

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