Quirinale, lo schema centrista Draghi-Casini: uno al Colle, l’altro a Palazzo Chigi
Lunedì, primo giorno di votazioni, al suo ingresso in Transatlantico i commessi gli si erano fatti subito incontro per accompagnarlo, scusato, in aula. “Basso profilo, per favore”, li aveva rimproverati lui, col sorriso. Oggi in completo blu e cravatta in tinta, Pier Ferdinando Casini arriva alle 11 in punto nel grande corridoio già pieno di parlamentari.
“Non ho dormito tanto bene- confida a Maurizio Gasparri- ho un po’ di tosse…”. Poi entra in aula, vota e prende il largo. In Transatlantico si fa un gran parlare del suo nome. “Casellati? Casini? Mica è un quiz”, risponde Matteo Renzi. Poco dopo incrocia Gianclaudio Bressa, a lui confida che “le scelte migliori restano Draghi e Casini”. Il nome dell’ex presidente della Camera corre di bocca in bocca.
“Con Draghi al Quirinale in tanti hanno paura delle elezioni, non lo votano”, spiega Renato Schifani a un senatore del Pd. La pista che porta all’attuale premier è difficile da percorrere, in Forza Italia e non solo. Come si sblocca allora la situazione? “Se Mattarella lo chiamiamo tutti…”, auspica Schifani. E si torna all’attuale capo dello Stato. “Il punto oggi è come bocciare Casellati domani- ragiona un esponente del centrodestra- e poi si torna a Draghi, Casini e Mattarella. Anche se gira voce che il centrosinistra abbia un nome segretissimo”.
Come nel Palio di Siena, il centro della politica, o il terzo polo, per dirla con Matteo Renzi, fa la mossa e si piazza davanti al canape: è il voto su Pier Ferdinando Casini al terzo scrutinio sul Quirinale, il modo in cui ambienti centristi del Senato segnalano la candidatura dell’ex presidente della commissione Banche. Non una vera e propria conta, ma un segnale di presenza, che ha un destinatario: Mario Draghi. Grande sponsor di Casini è il leader di Italia Viva Matteo Renzi, che lo considera una delle due scelte migliori. L’altra è appunto Mario Draghi.
Sul nome di Casini potrebbero convergere nel voto di oggi, spiegano fonti Iv, non solo i parlamentari renziani, ma anche voti provenienti dai gruppi misti, che vantano oltre 100 grandi elettori. Altri voti potrebbero arrivare da una parte del Pd e di Forza Italia. La regia dell’operazione è al Senato. Fonti azzurre di Montecitorio, invece, la smentiscono. Il presidente del Consiglio è ancora il nome di partenza per la trattativa sul Quirinale. Ma l’intesa si deve raggiungere in primo luogo sulla vita del governo, ed è il motivo per cui al conclave parteciperanno solo i partiti di maggioranza. Matteo Renzi assicura che se c’è accordo sul Colle, il governo si fa in un minuto. Ma è probabilmente vero il contrario. Oggi al conclave i ‘papi’ in entrata saranno almeno due. Bisognerà vedere chi uscirà cardinale. Fonti renziane assicurano che sarà in ogni caso una delusione a metà: se Mario Draghi andrà al Quirinale, per Pier Ferdinando Casini potrebbero aprirsi le porte di Palazzo Chigi.
(Dire)