Sanremo, il regista Vicario: “Il mio Festival con un occhio ‘fotografico’”

“Quest’anno vorrei riuscire a far una regia “opportunista”. Nulla di standard, nulla di troppo provato, ma – d’accordo con Amadeus – una ripresa che lavori sul sentimento che suscita ciò che accade sul palco dell’Ariston e in teatro, dove torna il pubblico”. E’ la sfida lanciata a se stesso da Stefano Vicario, alla sua settima regia del Festival di Sanremo dietro le undici telecamere che porteranno le cinque serate nelle case degli italiani.

Proprio la sottolineatura del pubblico presente in teatro sarà una delle caratteristiche della sua regia: “Mi piace pensare – dice – di poter sottolineare, finalmente, la ‘presenza’ e per farlo per la prima volta userò un carrello per la ripresa in grado di muoversi in uno spazio di quaranta metri. Una misura importante che servirà a sottolineare il controcampo, la visuale “altra” della relazione con il pubblico presente”.

Ma la sfida sta anche nel far diventare opportunità le limitazioni imposte dal distanziamento: “La disposizione dell’orchestra, con maggiore spazio tra i musicisti – spiega – mi darà la possibilità di sperimentare un’altra cosa: la ripresa da “dentro” l’orchestra stessa, un luogo finora sempre impenetrabile, e che quest’anno mi consentirà varchi visuali del tutto nuovi. E, per questo, sarà utilissimo l’impiego del supporto giroscopico del gimbal con ottiche fotografiche molto versatili che consentono movimenti molto fluidi e sono ideali per la ripresa sullo stretto. Per il palco invece tornerà la doppia telecamera montata sullo steady, che lo scorso anno ci ha dato delle belle opportunità di racconto”.

L’obiettivo finale resta quello di “coinvolgere” i telespettatori per tutto il tempo: “In uno spettacolo così lungo – conclude Vicario – l’“usura” dell’immagine è sempre in agguato e allora cercherò di modulare la ripresa in base a quanto accade di volta in volta. Una regia ‘flessibile’, per la quale so di poter contare su una straordinaria squadra Rai. E’ un lavoro estenuante, ma quando esci da un evento come Sanremo diventi ‘parente’ di tutti quelli con cui hai lavorato e non te lo dimentichi per tutta la vita”.

Redazione

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