Villa Literno. La storia di Antonio Caputo: da barman ad editore

Antonio Caputo, giovane che tutti conoscono a Villa Literno, ha lavorato sin da piccolo in un bar. Iniziando nella piccola attività di famiglia ha proseguito fino a 23 anni lavorando in uno dei più noti Lounge Bar di Villa Literno, Gran Caffè Classico.

Una sera, proprio in quel bar, servendo un caffè, conosce Pasquale Gnasso, il giovane editore aversano, del quale diviene assistente e, dopo due anni di pratica, prende in mano le redini della produzione dell’editoria divenendone il maggior proprietario di una delle sezioni. Non ha mai dimenticato di essere stato un barman e scherza di tanto in tanto dicendo: ”Un macchiato… d’inchiostro ovviamente!”.

In un suo post sui social ha scritto: “Ho lavorato per anni come barista. Mi alzavo prestissimo ogni mattina e facevo il mio lavoro con nobiltà. E stata dura, ma sono andato avanti sempre. Talvolta, di sera, mentre tornavo a casa guardavo le stelle e, più che esprimere desideri, mi convincevo che da qualche parte esistesse la luce. Vedevo la mia vita come un buio e pensavo al tempo stesso che bisognasse attendere il buio perché le stelle diventassero visibili. Da qualche anno ho iniziato a lavorare nell’editoria e nel giro di poco avrò letto una pila di libri e mi sono ritrovato improvvisamente, dal bancone di un bar da cui provenivo, a parlare con gente che si intende di Lev Tolstoj, di Romanticismo, di Ermetismo, che usa parole come “Semantica”, “Paratassi”, “Ipotassi”. Ho improvvisamente fatto i conti con grafiche di copertina, impaginati, sedicesimi. Mi sono seduto al tavolo con politici, professori universitari, presidi e giornalisti molto noti. Portavo con me solo l’esperienza del silenzio che mostravo dietro al bancone di un bar. Sono davvero lusingato. Sono uguale a prima, non è cambiato nulla, mi sento ancora il garzone di un bar, conserverò sempre questa mia umiltà. Del resto, devo pur ammettere che senza la mia umiltà oggi non starei qui a scrivere questo post. Questo è solo il mio minuto esempio, è solo un messaggio che voglio lanciare a molti giovani come me. Voglio dire loro che, da qualche parte, magari nel buio, c’è sempre un po’ di luce ad attenderci”.

Questa è l’esperienza di Antonio, il quale è oggi un buon editore ed ha anche omaggiato il suo paese pubblicando con l’ausilio del forum dei giovani un fantastico volume che raccoglie il dialetto, detti e tradizioni liternesi.

Redazione

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