Covid, donare un giorno di stipendio a famiglie medici deceduti
“Per noi la bocciatura dell’emendamento in discussione al Senato non è stata una sorpresa e certamente non ci meraviglia”. Così il segretario del Sumai Assoprof, Antonio Magi commenta quanto successo in Senato in merito alla possibilità di riconoscere un ristoro alle famiglie dei medici caduti per il Covid nel Dl sulla proroga dello stato di emergenza. E per questo Magi lancia la sua proposta alla politica: “Vogliamo rispondere con i fatti e come Sumai Assoprof proponiamo agli iscritti di tutte le organizzazioni sindacali mediche della dipendenza e della convenzionata ma anche della libera professione di donare un giorno di retribuzione o di guadagni alle famiglie dei colleghi deceduti. Già durante la pandemia- ricorda- tutti i medici convenzionati nelle strutture pubbliche, nelle Asl, nei loro ambulatori, nei loro studi di medicina generale non hanno ricevuto neanche le indennità come gli altri colleghi dipendenti pur operando fianco a fianco e, molti di loro, sono tra i 369 colleghi che hanno perso la vita. Quando si tratta di passare dalle parole ai fatti la politica spesso latita e l’ultima dimostrazione è proprio la recente bocciatura in Senato del subemendamento al decreto legge sulla proroga dello stato di emergenza presentato dalla senatrice Maria Cristina Cantù che, giustamente, prevedeva i ristori alle famiglie dei medici deceduti per Covid-19”.
“Quella- spiega il segretario del Sumai Assoprof- sarebbe stata l’occasione per dimostrare la gratitudine, da parte dello Stato, ai medici che hanno perso la vita per garantire le cure ai loro pazienti durante la pandemia ma soprattutto alle loro famiglie che sono rimaste prive, insieme alla perdita dei loro cari, dell’unica fonte di sostentamento come spesso accade nelle famiglie dei medici. I colleghi si sono contagiati, sono morti soprattutto nelle prime fasi della pandemia, quando hanno combattuto a mani nude, senza le protezioni individuali che avrebbero dovuto avere, facendo fede al giuramento d’Ippocrate e al codice deontologico che ne regola l’etica professionale e lo hanno fatto per i loro pazienti, per il loro Paese”.
“I medici hanno protetto tutti, senza distinzione di reddito, ricchi e poveri, occupati e disoccupati, ma di questo ci accorgiamo solo quando, purtroppo, perdiamo la salute e ci si ammaliamo ma, come abbiamo visto in questa occasione, ce ne dimentichiamo altrettanto rapidamente. Oggi- continua Magi- non possiamo far altro che prendere atto, con rammarico della considerazione che ha la politica della categoria medica che ha messo a rischio nel corso della Pandemia la propria vita per gli altri e che ancora oggi negli ospedali, nei pronto soccorso, negli ambulatori di medicina generale e nei poliambulatori pubblici viene lasciata alla mercè dei violenti e di chi minaccia ritorsioni anche quando si mette a disposizione il proprio tempo libero a vaccinare la popolazione per cercare di tornare tutti quanti il prima possibile alla normalità”. “Il 20 febbraio prossimo- conclude Magi- sarà celebrata la Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario, del personale socioassistenziale e del volontariato e per quel giorno, cari rappresentanti dello Stato, vorremmo delle risposte dopo tante chiacchiere”.
(Red/ Dire)