Professioni, De Lise: “su diritto alla salute ancora molto da fare”

“Fino a qualche mese fa ai professionisti non era consentito ammalarsi. Il via libera al Ddl Malattia è stato un passo avanti di grande importanza e che riguarda moltissimi uomini e donne, ma deve essere un punto di partenza e non di arrivo. Una base per mettere sul tavolo nuove proposte di intervento rivolte a quei professionisti che ne sono stati tagliati fuori: penso ad esempio all’allargamento delle tutele per tutti gli obblighi lavorativi professionali, non soltanto per gli adempimenti fiscali. Oppure al contemplare la maternità per le donne professioniste e la paternità per gli uomini, come avviene per i lavoratori dipendenti”.

Lo ha detto Matteo De Lise, presidente Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, aprendo in Senato, a Palazzo Giustiniani, l’evento “La salute, un diritto di tutti”.

“Il tema del diritto alla salute assume una rilevanza enorme in questa fase di pandemia”, evidenzia Gilberto Pichetto Fratin, viceministro Ministero dello Sviluppo Economico. “Salute come valore universale e bene pubblico, che ha bisogno di interventi costanti e della massima attenzione, come ci ha dimostrato l’ultimo biennio. Sotto l’aspetto giuridico, occorre porsi il traguardo della tutela della salute del professionista e del contribuente”.

Andrea De Bertoldi, segretario commissione Finanze e Tesoro del Senato, ha annunciato tre emendamenti “per estendere la copertura del Ddl Malattia ad adempimenti tributari, contributivi e previdenziali; per ridurre dal 26% al 20% la tassazione sui rendimenti finanziari delle Casse di previdenza; e – come suggerito dall’Ungdcec – per tramutare gli incrementi del caro bollette in credito d’imposta. Tre passaggi da inserire in un decreto che potrebbe trovare attuazione nelle prossime settimane, ma serve una categoria unita”.

Sonia Mazzucco, vicepresidente Ungdcec, ha affermato: “Diritto alla salute è diritto alla vita: sembra scontato, ma l’Italia è molto indietro. Le tutele del libero professionista vacillano, si fa fatica a conciliare esigenze di salute personali e di famiglia. Ma si può intervenire con nuove proposte e portare idee che possono fare la differenza: l’Unione giovani commercialisti vuole essere in prima fila”.

Per Alessandro Bonandini, vicepresidente Ungdcec, “oggi tutti i commercialisti sono alle prese con lo “stress da scadenza”, un fattore che tra l’altro rende la professione meno attrattiva. Per colmare i disagi è intervenuto il Ddl Malattia, un primo importantissimo obiettivo. Ma ci aspettiamo un passo avanti magari con il coinvolgimento delle professioni”.

Stefano Distilli, presidente della Cassa dottori commercialisti, ha sottolineato come “oggi si rende necessaria una modifica normativa che faccia sì che una parte dei proventi degli investimenti effettuati dalle Casse di previdenza venga destinata alle misure di welfare da erogare ai professionisti iscritti”. Sulla stessa lunghezza d’onda Maria Pia Nucera, presidente Adc, che ha ipotizzato “l’apertura di un fondo degli istituti pensionistici privatizzati, aderenti all’Adepp, che utilizzi parte degli extra-rendimenti degli investimenti per incrementare il welfare in favore degli iscritti”.

All’evento hanno preso parte anche Marianna Cugnasco e Valentina Papa, presidente e referente commissione Pari Opportunità Ungdcec; Maria Caputo, presidente commissione Cassa di Previdenza e Welfare Ungdcec; Alessandro Parrotta, segretario del Consiglio di Presidenza del Senato; Giovanni Battista Calì, presidente Fondazione Telos Centro Studi. 

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Redazione

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