(VIDEO) Tamponi ‘troppo’ rapidi per avere il green pass: fermati due farmacisti
I finanzieri della Tenenza di Senigallia (AN), nei giorni scorsi, hanno portato a termine una operazione denominata “Fast Pass” nel settore del rilascio del green pass e della correlata spesa sanitaria.
In particolare, sono riusciti a individuare, grazie all’attività di controllo economico del territorio, una farmacia che rilasciava certificazioni verdi COVID-19 (cd. “Green Pass”) irregolari, in quanto i relativi “tamponi rapidi antigenici” venivano eseguiti senza rispettare le procedure e i tempi tecnici previsti dai protocolli di esecuzione, fornendo così risultati inattendibili.
La pratica scorretta è stata scoperta dai militari senigalliesi nel corso di più ampie attività poste in essere pure al fine di garantire il rispetto della normativa anti-Covid, durante le quali veniva notato un anomalo afflusso di utenti presso una farmacia sita nel comune di Senigallia. Si procedeva, quindi, ad avviare delle specifiche attività di osservazione nelle immediate vicinanze dell’esercizio, anche con riprese fotografiche, grazie alle quali veniva accertata e documentata l’irregolare esecuzione dei tamponi antigenici rapidi, portando all’avvio di più penetranti indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Ancona.
Nella sostanza le attività investigative permettevano di rilevare che nell’esecuzione dei tamponi non venivano rispettate le specifiche procedure previste per la raccolta dei campioni e la loro successiva preparazione e analisi, che sono stabilite dal produttore del test e certificate per legge.
In particolare, i finanzieri rilevato il tipo e la marca dei tamponi utilizzati per il rilascio dei “green pass”, constatavano, nell’ambito delle indagini preliminari in corso, che il personale della farmacia attenzionata impiegava soltanto una media di 3/4 minuti per ogni esame effettuato, fornendo anche la relativa risposta al cliente, mentre i previsti tempi d’esecuzione, che consentono una idonea reazione chimica, sarebbero dovuti essere di non meno di 15 minuti ai quali va aggiunto il tempo necessario al prelievo.
In tal modo, veniva realizzato un numero di test a pagamento di molto superiore alle effettive capacità, massimizzando così il numero di clienti serviti, a potenziale discapito della genuinità dei risultati dei tamponi che, così come realizzati, non erano in grado di poter certificare con certezza la negatività o meno al Covid-19, con il pericolo di lasciar circolare liberamente persone invece potenzialmente positive, a rischio della salute dei clienti sottoposti a tampone e dei loro familiari soprattutto se anziani o soggetti vulnerabili.
Tra le decine di tamponi messi sotto osservazione dai finanzieri non è stato riscontrato nessun caso di positività.
Oltre a tali condotte gli uomini delle Fiamme Gialle rilevavano che gli esami non venivano effettuati, come previsto, in aree dedicate della farmacia, ma da personale che era all’aperto sulla pubblica via.
Gli investigatori hanno proceduto ad una puntuale analisi dei dati inseriti sulla piattaforma nazionale dedicata alla registrazione dei tamponi ed al rilascio della certificazione verde, gestita tramite il sistema Tessera Sanitaria del Ministero della Salute, incrociandoli con le risultanze dell’attività di osservazione e controllo.
Tale attività dava ulteriore conferma alla ipotizzata irregolarità della certificazione rilasciata, in quanto sono state riscontrate numerose incongruenze fra i dati inseriti a sistema e quelli invece rilevati dai militari durante le indagini con riferimento agli orari e i tempi della effettiva sottoposizione dei pazienti al test.
Nel dettaglio, nei casi esaminati i prelievi del campione biologico venivano registrati a sistema indicando un orario antecedente a quello effettivo di esecuzione, così da non risultare eccessivamente a ridosso dell’orario di rilascio del relativo “green pass”, riuscendo quindi a rispettare, almeno sulla carta, le tempistiche previste dalla normativa per il regolare esame dei tamponi.
I titolari della farmacia, un trentaduenne e un quarantottenne, sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Ancona per i reati di falso ideologico in certificati commesso da persone esercenti un servizio di pubblica necessità e inadempimento di contratti di pubbliche forniture, oltre che per indebita percezione di contributi a carico dello Stato.
Infatti, per i tamponi eseguiti ai ragazzi in una età compresa fra i 12 e 18 anni è previsto un prezzo ridotto di 8 euro, rispetto ai 15 euro per le persone adulte, con il rimborso della differenza di prezzo a carico del bilancio pubblico.
Alla luce delle risultanze delle indagini eseguite, il Pubblico Ministero titolare delle indagini emetteva un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, con il quale è stata interdetta l’attività di somministrazione dei tamponi e l’accesso alla relativa piattaforma nazionale di registrazione, sequestro che è stato successivamente convalidato dal competente Giudice delle Indagini Preliminari presso il Tribunale dorico.
Gli interventi in esame della Guardia di Finanza s’inseriscono nel quadro delle ampie misure disposte per il contenimento e il contrasto dei rischi sanitari derivanti dall’attuale pandemia, attraverso l’intensificazione delle attività di contrasto alle condotte fraudolente, con l’obiettivo di tutelare i cittadini e gli operatori onesti e sono finalizzati pure alla corretta gestione della spesa sanitaria allo scopo di evitare il dispendio delle risorse impiegate per l’assistenza.