Volley A3, Aversa ‘rinuncia’ alla Coppa Italia

La Wow Green House Aversa ha comunicato alla Lega la rinuncia alla Coppa Italia di Serie A3 a causa dei contagi che sono emersi dallo screening effettuato dalla società. A causa del regolamento previsto per la manifestazione la partita in programma domani (mercoledì 2 febbraio) contro l’Aurispa Libellula Lecce non può essere rinviata e quindi arriverà la sconfitta a tavolino per i normanni e il passaggio del turno per i pugliesi.

Dopo quello che è accaduto negli ultimi giorni il presidente della Wow Green House Aversa, Sergio Di Meo, e il direttore generale del club, Secondo Lastoria, hanno deciso di affidare ai tifosi, alla Lega e a tutta la Federazione queste riflessioni: “Alcune considerazioni per il mondo della pallavolo, per rifletterci “pacatamente” tutti (Lega; Federazione, Dirigenti di Società, Atleti ed Allenatori). Se durante la stagione agonistica, a causa della pandemia, hai tre o più positivi, la partita di campionato non si gioca e viene riprogrammata, in Coppa Italia, invece, o vai in campo o perdi a tavolino! Due pesi, due misure per lo stesso sport, le stesse squadre, gli stessi atleti, etc. Questa dicotomia schizoide nelle procedure in nome di cosa trova giustificazione Sicuramente, non avvantaggia nessuno; probabilmente penalizza le società più sfortunate, che in momenti topici della stagione si trovano con un cluster di positivi nel gruppo squadra, in ossequio ad un vecchio proverbio partenopeo che recita ‘il cane morde sempre lo stracciato’. Si potrà dire in fase di consuntivo della stagione agonistica in corso, che tutte le manifestazioni previste sono state portate a termine e ciò rappresenta un sicuro motivo di vanto per la LEGA e la Federazione, ma non per molti attori dello sport, che pure hanno un ruolo fondamentale nel rendere viva, ambiziosa, bella la pallavolo. Se fossi…sponsor, proverei abbastanza fastidio nel vedere la squadra a cui ho legato il mio brand fuori per rinuncia, senza che  sia potuta scendere in campo, e mi domanderei se in questo sport sono garantito. Se fossi …. dirigente, mi dannerei nel vedere sfumare per effetti della pandemia sforzi, speranze, soldi investiti, ed ancor di più sentendo, per telefono, la rabbia dell’allenatore e dei giocatori che ti chiedono di fare il possibile e l’impossibile per rimandare la data della partita e comunque per giocarla! Se fossi ….atleta o allenatore, impazzirei, costretto a casa e non in palestra a pensare, che solo per la Coppa Italia, non valgono le regole di consentire ad una squadra di giocarsela sul campo, ma che devo abbassare la testa perché positivo al tampone, o perché lo sono i miei compagni, dovendo rinunziare a priori agli eventuali premi, previsti nel contratto, per questa competizione. E poi pensi, ma se fossi …. un dirigente “furbo”, …. un atleta “furbo” e tacessi la positività al COvID (tanto non sono presenti sintomi, è come una normale influenza) per andare in campo, senza preoccuparmi delle conseguenze, pensando solo al risultato…. Magari tra qualche mese ci potrei anche scherzare su e compiacermi di quanto ottenuto”.

Redazione

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