Caso Angela Iannotta, gli avv.ti Crisileo replicano all’avv. del dott. Cristiano

“A nome del marito di Angela Iannotta e del suo papà Mario Iannotta che rappresentiamo siamo sorpresi di leggere una missiva del genere. Molto sorpresi. Non contiene (cosi ci sembra) un gesto di solidarietà e di “compassione” verso una povera donna di soli 28 anni madre di tre figli piccoli in fin di vita, l’ultimo dei suoi figli di soli due anni. Che non si sa se lei si salverà e se rivedrà più i suoi bimbi e la sua famiglia. La magistratura sta facendo e farà il suo corso. Non vi è dubbio su questo. Abbiamo fiducia nei Giudici”. E’ la replica degli avv.ti Raffaele e Gaetano Crisileo al legale del dott. Stefano Cristiano che ha inviato una lettera ai mass media.

“La famiglia della nostra assistita vuole solo conoscere se le due cliniche dove sono stati eseguiti i due interventi chirurgici sono accreditate alla Sicob (per questo ha interessato il Ministro della Sanità e le autorità competenti) e se erano idonee ed attrezzate per eseguire operazioni di tali portata di chirurgia bariatrica e idonee a gestire il post operatorio e se erano dotata di terapia intensiva e di sala di rianimazione) come prevedono le linee guide Sicob. Questo è un dato imprescindibile. Poi i familiari vogliono sapere ( ecco le due denunzie ) perché è insorta la setticemia e lo shock settico e perché non è stata trasportata prima all’Ospedale di Caserta. E se vi è responsabilità dei sanitari che a qualunque tutolo sono intervenuti nella vicenda di Angela e sulla sua persona e se è stato corretto il trattamento operatorio e terapeutico del dott. Cristiano. Tutto questo sarà valutato dai periti e dai giudici e il dott. Stefano Cristiano, che come chirurgo bariatrico (che è molto noto, anche e soprattutto nel casertano, quindi e’ una figura pubblica, ecco la risonanza mediatica, nostro malgrado (che ha violato purtroppo la privacy della famiglia della nostra assistita) cosi come molto nota è la clinica del casertano di cui il dott. Cristiano è tuttora direttore di chirurgia, ha tutto il tempo e il modo di difendersi in Tribunale come peraltro sta facendo dinanzi al Tribunale di Nola dove è imputato di omicidio colposo (per essere stato rinviato a giudizio) per la morte di Raffaele Arcella, il giovane di 29 anni di Caivano morto a seguito di intervento di chirurgia bariatrica sempre da lui eseguito (notizia appresa dai mass media e da Rai 1 in Storie Italiane e sui giornali e il cui processo è in fase dibattimentale e di cui lui e’ presunto innocente, per carita’, fino al giudizio di terzo grado)”.

Redazione

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