Covid, Bassetti: “impariamo a convivere col virus”

Sars-Cov-2 “è un’infezione che dobbiamo continuare a combattere, ma non con strumenti come i decreti, gli obblighi, o dicendo alle persone che devono stare in quarantena per 10 giorni e che se non hanno un tampone negativo non posso tornare al lavoro, non con la chiusura delle scuole e l’obbligo delle mascherine. No! Occorre convivenza con il virus, usando le mascherine quando servono; con il distanziamento, se e quando serve; con il lavaggio delle mani. Ma soprattutto con le vaccinazioni. Questi sono gli strumenti che dobbiamo insegnare e che le persone devono conoscere. Ma non devono più esserci obblighi e decreti”. A proporre un nuovo approccio di convivenza col virus è Matteo Bassetti, direttore della clinica Malattie Infettive del San Martino di Genova, in un video pubblicato sul suo profilo Facebook.

“Questo- ha prosegue il virologo- è il modo per poter uscire da questa fase ed entrare in una fase in cui il virus c’è e probabilmente ci sarà anche per i prossimi anni, ma la convivenza non deve essere fatta di costrizioni, quanto piuttosto di consapevolezza degli strumenti a nostra disposizione per difenderci”. A supporto dell’approccio proposto, il direttore della clinica Malattie Infettive del San Martino di Genova riporta alcuni dati relativi al tasso di letalità del virus: “Ad oggi, abbiamo 6 milioni di morti con 450 milioni di casi. Questi ultimi si stima debbano essere, in realtà, almeno il doppio, quindi 900 milioni di contagi. Questo significa che circa 1/7 della popolazione mondiale è stata contagiata dal Sars-Cov-2. Guardando al dato dei 450 milioni, desumiamo che il tasso di letalità dell’1,3%; ma se consideriamo il dato dei 900 milioni di contagi questo tasso scende allo 0,65%. Quindi- chiarisce Bassetti- un tasso di letalità molto simile ad altre malattie infettive, come quello dell’influenza. Ma quello che è fondamentale dire, sulla base dei dati dell’Istituto superiore di sanità, è che chi è vaccinato ha un rischio 25 volte inferiore di morire rispetto a chi non è vaccinato. Quindi, nella popolazione vaccinata, il tasso di letalità si aggira intorno allo 0,05%, che è veramente molto basso”.

Tornando alla fase di convinvenza con il virus, il virologo tiene a sottolineare l’importanza della giornata di oggi in cui “finalmente gli ospedali aprono alle visite dei parenti. È stato davvero difficile, per noi medici e per tutti gli operatori- ricorda- stare vicini ai pazienti senza la possibilità per loro di ricevere visite da parte dei parenti. Mi auguro non succeda più che i familiari non possano venire in ospedale, perché è bene ed è giusto che vengano a trovare chi è ricoverato. Dovremo certamente dotarli di tutte le misure necessarie per evitare che si contagino, ma i pazienti hanno bisogno dei loro familiari. Nella prima fase non avevamo alternative, ma oggi con la popolazione vaccinata credo ed è giusto che gli ospedali tornino a dare a tutti la possibilità di entrare”, conclude.

(Arc/ Dire)

Redazione

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