Guerra in Ucraina, il generale Carlo Jean: “Mosca mollerà se a Kiev arrivano le armi”
“Le forze armate russe rischiano seriamente di logorarsi e di dover mollare. Il nodo critico per l’Ucraina però sarà riuscire a rifornirsi di armi dall’estero: sarà necessario anche alla luce degli sprechi che caratterizzano le milizie territoriali non professionalizzate impiegate da Kiev“. La prospettiva sull’operazione militare russa in corso in Ucraina è del generale di Corpo d’armata Carlo Jean, presidente del Centro studi di geopolitica economica, una lunga carriera nelle forze armate, anche con incarichi di grande responsabilità, oltre che come docente universitario.
L’intervista con l’agenzia Dire si svolge nel pieno del conflitto in Ucraina. Dopo oltre venti giorni il bilancio delle ostilità, stando ai numeri delle Nazioni Unite, è di centinaia di vittime e più di tre milioni di profughi. Jean, classe 1936, origini piemontesi, membro del Consiglio scientifico della Treccani e di Confindustria e già, fra gli altri incarichi, consigliere militare dell’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga tra il 1990 e il 1992, fa il punto sulla situazione dal punto di vista militare. “Uno dei nodi chiave è rappresentato dal fatto che i russi hanno deciso di attaccare con 150-200mila uomini, quindi in un numero piuttosto esiguo“, premette il generale, che poi spiega: “L’esercito russo ha una disponibilità di 900mila effettivi alle armi che possono superare i due milioni mobilitando i riservisti addestrati, anche se una loro discesa in campo rischia di creare malcontento nell’opinione pubblica, che a oggi dimostra di essere compatta dietro Putin fatta eccezione per alcuni movimenti non troppo determinanti”.
Fra questi 900mila soldati, prosegue il generale, “figurano almeno 50mila paracadutisti, 40mila fanti di Marina, circa 100mila forze strategiche e 200mila corpi logistici e poi c’è l’aviazione”. Per combattere sul campo restano ancora quindi “qualche centinaia di migliaia di effettivi, che non sono molti”, osserva l’esperto, che entra nel dettaglio: “A oggi, stando agli standard riconosciuti, per un’occupazione militare che abbia un minimo di resistenza sono necessari fra i 100 e 150 soldati ogni 10mila abitanti; questo significa che in Ucraina, un Paese con 44 milioni di abitanti, distribuiti poi su un territorio esteso 600mila chilometri quadrati, ci vorrebbero tra i 400 e i 600mila uomini“. Queste cifre comprendono anche le unità cecene che, sottolinea il generale, “combattono con la Russia dal 2000”. Anche loro però, e in modo particolare “le loro forze di elite”, sembrano essere in difficoltà, al punto che “risulta che si trovino in Crimea per una fase di riordinamento”.
I numeri sembrano quindi non essere positivi per le forze armate russe. Un altro versante su cui l’esercito di Mosca pare mostrare carenze è quello degli equipaggiamenti in campo. “Dalle immagini che ho visto finora ci sono molti carri armati T 72, che risalgono agli anni ’60, o addirittura i T 55, che sono ancora precedenti. Pochi per adesso i T 80, mezzi più moderni, sia in termine di corazzatura che di sistemi di puntamento”. Lacune che presenta anche l’aviazione, al momento componente chiave del conflitto così come lo sta conducendo la Russia. “La strategia di Mosca è quella di spianare le città con i bombardamenti ma anche le loro forze in questo senso non sono straordinarie“, sottolinea il presidente del Centro studi. “Dispongono di una sessantina di Tupolev Tu-160, che hanno un carico utile di dieci tonnellate, mentre solo ora stanno entrando in servizio nuovi bombardieri con un carico utile compreso tra le 12 e le 15 tonnellate. Di questi ultimi però non ne hanno molti e non so se li impiegheranno tutti in Ucraina”.
Colpire dal cielo potrebbe anche presentare effetti collaterali delicati per la Russia. “Si corre il rischio, bombardando pesantemente, di distruggere siti fondamentali per la Chiesa ortodossa russa, dall’alto valore simbolico per Mosca, come la cattedrale di Santa Sofia di Kiev”, sottolinea il generale. Kiev potrebbe quindi capitalizzare queste mancanze delle forze armate russe, forte anche, evidenzia Jean, “di alcuni mezzi che le sono stati forniti da Stati Uniti e Svezia, come l’anticarro portatile Javelin, gittata utile da 2000 metri, o il Nlaw, da 800 metri, che possono veramente fare danni contro i russi”.
Armi, quelle menzionate dal generale, pronte a partire in direzione Ucraina dagli Stati Uniti anche nell’ambito di nuovi aiuti militari per 800 milioni di dollari annunciati ieri a Washington. Il punto però, chiarisce Jean, “è che queste armi arrivino in Ucraina”. Il generale spiega: “Ovviamente i russi bombardano le linee di approvvigionamento. I rinforzi da questo punto di vista saranno fondamentali perché per l’Ucraina stanno combattendo milizie territoriali non professionalizzate che sprecano in media il doppio delle munizioni dei militari formati”.
(dire)