Innovazione industriale: differenze tra robot collaborativi e tradizionali

La differenza più significativa fra un robot industriale tradizionale e un robot collaborativo ha a che fare con la diretta interazione che il secondo ha con i lavoratori umani. È proprio in virtù di tale interazione che le organizzazioni, se non altro da un punto di vista teorico, hanno la possibilità di trarre vantaggio dalle caratteristiche più interessanti dei robot collaborativi, anche a livello di resistenza, senza trascurare le capacità decisionali agili degli esseri umani. Così, le applicazioni collaborative possono usufruire di benefici significativi offerti sia dai robot che dagli esseri umani.

Che cosa fa un cobot

I cobot in genere vengono delegati allo svolgimento di mansioni monotone e caratterizzate da un alto livello di ripetitività, fermo restando che spetta ai lavoratori umani la gestione di tutti quegli incarichi che non possono essere pianificati e che sono caratterizzati da un certo margine di imprevedibilità. I collaboratori automatizzati, infatti, non potrebbero occuparsene. Sotto molti aspetti, si può pensare agli esseri umani come alla risorsa del sistema che si contraddistingue per la maggiore flessibilità. Grazie ai benefici eterogenei si può affermare che la collaborazione fra robot e uomo rappresenta una soluzione più efficace rispetto ai processi altamente robotizzati. Ciò è evidente anche grazie a ciò che è stato rilevato in ambienti di ricerca sperimentale. Si parla di scenari di collaborazione, o modelli, per indicare le modalità con le quali i cobot e gli operatori umani interagiscono gli uni con gli altri.

Gli scenari di collaborazione

Tutti gli scenari prevedono il coinvolgimento di almeno un cobot e un operatore umano, che hanno in condivisione un unico spazio di lavoro destinato alla messa a punto di un processo di produzione. La letteratura offre varie definizioni per indicare la differenza tra l’interazione e la collaborazione e quella tra la cooperazione e la collaborazione. In particolare, il lavoro fra i cobot di cooperazione e le persone avviene, in vista di un obiettivo comune, passo dopo passo; invece, i cobot in piena collaboratività agiscono mano nella mano con le persone su un incarico comune. Tutti i robot che lavorano accanto a un essere umano in teoria possono essere definiti come robot collaborativi, se sono senza recinzione, al di là del fatto che siano stati realizzati in maniera specifica per la collaborazione oppure no.

Lo scenario simultaneo e quello indipendente

In uno scenario di collaborazione simultaneo, nello stesso momento il cobot e l’operatore umano sono al lavoro sullo stesso pezzo, anche se su processi di produzione distinti. Lavorare sullo stesso pezzo nello stesso momento permette di limitare il tempo di transito, ma ha anche altri vantaggi: per esempio, contribuisce a migliorare la produttività e ottimizza l’uso dello spazio. A livello di modello specifico, tuttavia, non esiste dipendenza di mansioni fra l’operatore e il cobot, e nemmeno di tempo. In uno scenario di collaborazione indipendente, invece, i cobot e gli operatori umani lavorano in maniera indipendente su pezzi diversi e sulla base di processi di produzione autonomi. Dove sta, allora, l’elemento collaborativo? Molto semplicemente nello spazio di lavoro condiviso, in assenza di recinzioni o di gabbie.

Lo scenario di supporto e quello sequenziale

In uno scenario di supporto, i cobot e gli operatori umani lavorano in maniera interattiva sullo stesso pezzo e sullo stesso processo. L’operatore umano non può portare a termine il compito senza il cobot e viceversa. Infine, in uno scenario di tipo sequenziale, i cobot e gli operatori umani eseguono sullo stesso pezzo processi di produzione sequenziali. In genere i cobot sono chiamati a svolgere i processi più ripetitivi. Ciò contribuisce a garantire agli operatori condizioni di lavoro migliori.

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Redazione

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