(VIDEO) Mafie, corteo Libera a Napoli

È partito da piazza Garibaldi, a Napoli, il corteo di Libera organizzato nel primo giorno di primavera, data in cui ricorre la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, giunta quest’anno alla sua ventisettesima edizione.

Tanti manifestanti espongono le bandiere della pace e sulla strada è stato srotolato un lenzuolo di circa 20 metri che riproduce i colori della pace. Presenti anche gli operai di Whirlpool.

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La marcia, sulle note del brano I Cento Passi, sta attraversando le principali strade del centro di Napoli, per raggiungere piazza del Plebiscito dove verranno letti tutti i nomi delle oltre 1.000 vittime innocenti delle mafie. Dalla giornata di ieri sono arrivati nel capoluogo campano i familiari delle vittime, provenienti da Calabria, Sicilia, Puglia, Campania e da regioni del Nord Italia. A piazza Municipio, tra circa un’ora, si uniranno al corteo anche il presidente della Camera Roberto Fico, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. In piazza Plebiscito interverrà, per le conclusioni, don Luigi Ciotti.

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“Camminiamo perché ci siano verità e giustizia. L’80% dei familiari non conosce la verità”. Queste le parole del presidente di Libera don Luigi Ciotti presente oggi a Napoli, città scelta come sede nazionale del corteo organizzato in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.

DON CIOTTI: 80% FAMILIARI VITTIME NON CONOSCE VERITÀ

“Loro sono vittime di una violenza criminale, c’è un’altra violenza in atto in Europa. Credo che sia importante – ribadisce don Ciotti – che ci sia un filo che ci collega a quello che sta succedendo proprio ai confini di casa nostra. Anche a Parigi saranno letti i nomi delle vittime innocenti. È un problema che deve riguardarci tutti. In italia se c’è stata una variante seria durante questo Covid è stata la variante criminalità. Lottiamo per chiedere alle istituzioni di fare la loro parte, ma – sottolinea – anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Il delegare è una malattia terribile. Noi siamo disponibili a dialogare con le istituzioni se fanno le cose giuste, ma dobbiamo essere una loro spina nel fianco se non fanno quanto devono. Anche i cittadini devono darsi una mossa, assumersi le loro responsabilità. Abbiamo troppi professionisti della lamentela nel Paese. Abbiamo bisogno di persone che si impegnino di più”.

Redazione

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