Il Patriarca russo benedice Putin e pure il nipote di Gramsci tradisce il nonno

Che pena. Che pena leggere certe affermazioni fatte da chi dovrebbe rappresentare l’Altissimo tra noi mortali. Penso al Patriarca Kirill, sommo rappresentante della Chiesa ortodossa russa, che dopo giorni di silenzio ha finalmente espresso il suo pensiero rispetto all’invasione dell’Ucraina, la guerra decisa dall’autocrate Putin. “Parliamo della salvezza umana – ha detto il Patriarca -, ci troviamo in una guerra che ha assunto un significato metafisico. Le parate dei gay dimostrano che il peccato è una variabile del comportamento umano. Questa guerra è contro chi sostiene i gay, come il mondo occidentale, e ha cercato di distruggere il Donbass solo perché questa terra oppone un fondamentale rifiuto dei cosiddetti valori offerti da chi rivendica il potere mondiale”.

Non solo Kirill però. Oggi c’è anche Antonio Gramsci, nipote del grande Antonio Gramsci messo in galera e ucciso dal fascismo italiano, che vive da sempre in Russia e che oggi si è espresso a favore di Putin e della sua guerra, scagliandosi contro noi occidentali perché “non capiamo, il Paese è con lui”. Gramsci insegna, ogni giorno sale in cattedra e insegna agli adolescenti russi perché bisogna stare col nuovo Zar: “Credo che il mondo guardi alla Russia attraverso la lente delle sue grandi città. E allora si fanno grandi teorie sulla nostra occidentalizzazione. Ma esiste una grande differenza – spiega il Gramsci filo-Putin – tra il livello di vita delle metropoli russe e le loro periferie… La Russia profonda è tutt’altro che omologata all’Occidente. E quindi non ne ha tutto questo desiderio”. → [CLICCA QUI PER CONTINUARE A LEGGERE L’EDITORIALE]

(DIRE)

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Redazione

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