Tribunale di Napoli condanna i bracconieri del mare

Il WWF Italia accoglie con soddisfazione la sentenza emessa dal Tribunale di Napoli, all’esito del rito abbreviato, che ha condannato alcuni tra i soggetti individuati responsabili della pesca e della commercializzazione illegale dei datteri di mare (Lithophaga lithophaga), a pene fino sei anni di reclusione oltre alla confisca di veicoli e natanti e al pagamento delle spese processuali. Gli imputati sono stati condannati per reati quali il disastro ambientale (art. 452-quater c.p.), l’inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.) il danneggiamento aggravato (art. 635 c.p.) e la ricettazione (art. 648 c.p.), in relazione alle attività di illecita commercializzazione del mollusco abusivamente pescato. È stato inoltre riconosciuto il diritto delle parti civili, tra cui il WWF Italia, rappresentato e difeso dall’avvocato Andrea Franco, ad essere risarcite per il danno subito.

La sentenza conferma quanto sia importante, in tema di contrasto ai reati ambientali e contro la fauna selvatica, effettuare indagini accurate avvalendosi dei più moderni sistemi investigativi. Solo così è infatti possibile offrire al giudice una chiara rappresentazione della reale portata non solo del danno arrecato all’ambiente e alla biodiversità ma della intera filiera criminale che dal mare porta questi prodotti fino ai tavoli dei consumatori finali, tra cui molti ristoranti. Il processo è infatti scaturito a seguito di tre anni di indagini condotte dalla Guardia di Finanza e dal Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera, coordinate dalla Procura di Napoli, che hanno portato alla luce l’esistenza di due gruppi criminali l’unio attiva nella zona di Napoli e l’altro nella penisola sorrentina (in particolar modo nell’area dell’Isola di Capri) che per circa vent’anni, operando anche in stretta sinergia tra loro, hanno portato avanti una costante attività di estrazione abusiva dei datteri di mare, causando danni eccezionalmente rilevanti e in alcuni casi irreparabili all’ecosistema marino. Poiché la caratteristica del mollusco è quella di vivere all’interno dei cunicoli scavati all’interno delle rocce, la sua estrazione, effettuata con martelli e altri arnesi idonei a frantumarle, comporta la totale devastazione delle comunità biologiche che le abitano e, più in generale, degli ecosistemi marini.

Le indagini sono state svolte principalmente attraverso il ricorso alle intercettazioni. Inoltre, grazie a specifiche e mirate operazioni di polizia giudiziaria (appostamenti, ispezioni, perquisizioni, immersioni subacquee), è stato possibile documentare e, infine, far cessare le condotte illecite di volta in volta accertate. I consulenti tecnici della Procura, poi, anche attraverso ulteriori accertamenti in loco, hanno appurato e quantificato il danno arrecato alle diverse componenti ambientali, sia con riferimento agli organismi viventi quanto alle formazioni naturali che li ospitavano. La pesca dei datteri di mare è un fenomeno grave e diffuso.

Secondo quanto riportato nel report WWF “il danno invisibile dei crimini di natura” realizzato nell’ambito del progetto Life SWiPE, dal 2015 al 2020 la Guardia Costiera ha disposto il sequestro di oltre due tonnellate di datteri di mare illecitamente pescati. Questo dato si aggiunge a numerosissimi altri episodi di pesca illegale, spesso rilevati anche nelle Aree Marine Protette. È quindi quantomai necessario implementare i controlli e fornire alle Autorità investigative e di vigilanza ulteriori risorse, personale e strumenti normativi e operativi che consentano di migliorare l’efficacia delle attività di contrasto.

(Red/ Dire)

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