Aneurisma, il neurochirurgo: “Quasi sempre natura malformativa”

“Si tratta di una malformazione dei vasi sanguigni, frequentemente a livello della base cranica, definita come aneurisma, ovvero una dilatazione segmentaria della parete arteriosa. Gli aneurismi, che possono verificarsi anche in vasi sanguigni di altri distretti corporei, quando sono intracranici, sono localizzati frequentemente a livello di un circolo arterioso (noto come il ‘Circolo del Willis‘) che occupa lo spazio (definito subaracnoideo) tra la superfice inferiore del cervello e la base cranica. Non tutti questi aneurismi vanno incontro a rottura, ma quando succede, come quanto verosimilmente accaduto in questo caso, l’evento viene definito da noi esperti quale ‘emorragia subaracnoidea’”. Commenta così Alessandro Olivi, professore ordinario di Neurochirurgia e direttore della Scuola di Specializzazione in Neurochirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, il tragico evento che ha coinvolto Stefano Tacconi, l’ex portiere e capitano della Juventus, ricoverato dal pomeriggio di sabato a seguito di una emorragia cerebrale da rottura di un aneurisma.

“Sono due i problemi da tenere in considerazione di fronte a episodi acuti di questo tipo- prosegue il professor Olivi- il primo riguarda la condizione clinica del paziente al ricovero e il modo con il quale il paziente risponde all’evento emorragico iniziale mentre il secondo riguarda la messa in sicurezza dell’aneurisma onde prevenire una nuova emorragia. Oltre quindi ad un trattamento medico in un ambiente di Cure Intensive, si usano tecniche di diverso tipo per mettere in sicurezza l’aneurisma, quali sofisticati approcci endovascolari (l’inserzione di cateteri nei vasi arteriosi inguinali fino a raggiungere la zona in cui è situato l’aneurisma) o approcci microchirurgici a cielo aperto per posizionare uno o più ‘clips’ sul colletto dell’aneurisma escludendolo dal circolo. Va inoltre valutata la condizione clinica iniziale del paziente. Queste emorragie possono manifestarsi con un mal di testa molto acuto fino a un deficit neurologico che comprende una diminuzione dello stato di vigilanza”.

Ci possono essere delle spie che annunciano l’evento severo?

“La sintomatologia tipica- risponde Olivi- cioè il primo segno di una rottura di un aneurisma e di una conseguente emorragia subaracnoidea è sicuramente un fortissimo mal di testa. I pazienti spesso definiscono la sintomatologia iniziale quale ‘il peggior mal di testa della mia vita’ e che richiede una immediata valutazione in Pronto Soccorso. Da distinguere ovviamente dai mal di testa e cefalee più comuni. Inoltre spesso il mal di testa severo in questione è associato a successivi disturbi della coscienza”. “Certamente questi aneurismi sono quasi sempre di natura malformativa (debolezze segmentarie della parete arteriosa), e possono rimanere a lungo silenti, manifestandosi soltanto in occasione di rottura e conseguente emorragia. Certamente uno dei fattori di rischio per la rottura è l’ipertensione arteriosa, nel senso che gli sbalzi pressori intravascolari possono essere un fattore che porta all’espansione dell’aneurisma fino poi alla rottura. Situazioni di stress fisico associati a degli sforzi, come anche gli amplessi sessuali, possono essere l’ultimo piccolo processo che porta alla rottura dell’aneurisma ma non sono la causa dell’aneurisma stesso”.

Quale sarà la prognosi per lo sportivo?

Il professor Olivi conclude: “I fattori da valutare sono molteplici e su tutti c’è la situazione clinica del paziente, l’entità dell’emorragia subaracnoidea e la capacità dell’organismo del soggetto che è chiamato a reagire. Sono questi gli elementi che concorrono ad una prognosi più o meno favorevole e quindi alla possibilità di un recupero funzionale. Per questo le emorragie subaracnoidee vengono classificate con un punteggio da 1 a 5 in base alla situazione neurologica in cui versa il paziente. Più alto è il grado più è complicato il recupero”.

(Dire)

Redazione

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