Aversa. Aggressione preside Comparone, parla la controparte

Riceviamo dal Sig. Antonio Cecere da Aversa la lettera che segue pubblicandola nel rispetto normativo del diritto di replica in merito alla notizia dell’aggressione della preside dott.ssa Angela Comparone (leggi qui qui).

Ecco il testo della lettera:

Gentile Direttore,
affido a voi questo mio diritto di replica in quanto giornale più noto della zona Casertana. Sono Antonio Cecere la persona accusata di aver aggredito la Preside Comparone. In data 10 aprile 2022 su un giornale cartaceo – e ben due giorni prima – in data 8 aprile 2022 – sul quotidiano online “La Rampa” veniva pubblicato un articolo che riportata la versione, della Preside Angela Comparone, in merito quanto accaduto in data 6 aprile 2022 in Aversa nei pressi dell’Istituto Scolastico “Gaetano Parente”.

Ho notato che i commenti degli utenti facebook a commento degli articoli erano volgari, offensivi e diffamatori nei miei confronti. Gente che mi ha condannato per partito preso senza conoscere la mia versione e la realtà dei fatti. Realtà molto diversa da quella fin ora raccontata da una singola voce. Sono fiducioso del fatto che mi darete lo stesso spazio concesso alla signora sì da consentire ai vostri lettori un raffronto con il mio articolo e avere una loro opinione. Sono molto amante degli animali e nutro un affetto smisurato, fraterno, verso la mia cagnolina “Bolla”, una Bul Terrier dolcissima che mi riempie di attenzioni.

Mercoledì 6 Aprile c.a. ero a passeggio con Bolla nei pressi dell’istituto scolastico e, come suo solito, viene attratta da odori che la conducono all’aiuola contigua la scuola. Area esterna alla scuola e non recintata. Prima che la preside uscisse dal cancello è stata preceduta da altri membri dell’istituto che nulla hanno avuto da ridire che io fossi lì. Come ho già riferito ai Carabinieri, quella è una zona concessa alla scuola ma il singolo permesso non ne decreta la proprietà assoluta. Quando la preside ha varcato l’uscio del cancello non si è rivolta in modo cortese ma imperativo, dicendomi: “Mi scusi, lei non può portare qui il suo cane per fargli fare i bisogni, questa è una zona della scuola!!”.

Da qui vorrei passare alla seconda domanda che è stata posta alla preside: “E quale è stata la sua reazione?”. Semplicemente, come ho scritto pocanzi, ho valutato l’affermazione della Preside come una insofferenza verso gli amici a quattro zampe e ho fatto educatamente presente alla preside di essere su un suolo pubblico situato all’esterno del plesso scolastico e che in quanto cittadino, avevo tutto il diritto di poter rimanere lì se l’avessi voluto. A quel punto la Preside, mi ha fatto presente presente che quell’ aiuola è curata dai ragazzi della scuola. Mi prodigo nel rassicurarla perché munito di apposite bustine per rimuovere qualsiasi eventuale deiezione del mio cane. Le consiglio inoltre di redarguire coloro che sono soliti buttare cicche di sigarette e carte per terra; rifiuti che d’altronde non mancavano, non mancano e di certo non mancheranno anche dopo che vi sarà arrivata la mia lettera.

La signora replica alla mia affermazione dicendomi che non c’era bisogno di fare discussioni inutili ed essendo stato accondiscendente, avevo invitato la signora a chiamare le autorità competenti (i vigili urbani) essendo convinto di essere nel giusto. La donna mi replica che così avrebbe fatto e mi rigiro, allorché insospettito dal prolungato silenzio mi rigiro cogliendola in flagrante a violare la mia privacy nel riprendermi con il suo cellulare. Infatti non essendo io un personaggio pubblico ne trovandomi ad una manifestazione pubblica non potevo assolutamente essere fotografato o ripreso.

Solo in quell’attimo mi avvicino all’auto, così come lei stessa ha dichiarato, con un tono che ammetto essere stato marcato ma non di certo da basso volgo come ha voluto descrivere. Asserisco dicendole: “Non si permetta assolutamente di scattarmi alcuna foto!”. La donna, continuando con il suo modo altezzoso, fa scaturire in me un guizzo con il quale le sottraggo il telefono e glielo lancio nella strada parallela alla scuola.  Non ho mai sfiorato la Preside nemmeno con un dito. Non l’ho affatto toccata.

Le persone che hanno assistito alla scena (a parer mio pietosa) non sarebbero rimaste indifferenti all’aggressione fisica di una donna in pieno giorno e il ragazzo che le ha raccolto il cellulare (che non conosco) avrebbe meritato almeno un grazie da parte di chi svolge un ruolo nell’istruzione e che dovrebbe fare dell’educazione un suo precetto.  A quale punto la Preside scende dall’auto mentre mi afferra il braccio gridando dicendomi che avrei dovuto ricomprargli il telefono. Da qui possiamo passare alla terza domanda che avete posto alla preside ovvero: “poi cosa è successo”?

Alla reazione della signora le intimo di abbassare immediatamente le mani, cosa che fa ma assumendo un atteggiamento di vera e propria forma di istigazione alla violenza. La stessa ha messo il suo viso a pochi centimetri di distanza dal mio alzando le mani al cielo agitandole a destra e sinistra. Al contempo proferiva frasi incomprensibili da cui è nata una disquisizione con toni abbastanza alti.  Io avrei detto che tutte le donne dovrebbero essere stuprate e uccise…?

Sono una persona estremamente riservata che non fa uso neanche di reti sociali come Facebook e Instagram e quindi mi limito semplicemente a rispondere che a causa di vicissitudini familiari sono stato educato e cresciuto da quella che dalle mie parti può essere definita “una donna con i baffi” che oltre da mamma ha fatto anche da papà, insegnandomi a rivolgermi con il dovuto rispetto verso tutti. Non è mancato l’apprendimento a livello empirico che di certo fa parte di una buona educazione sapere quando essere anche maleducati. Non mi riconosco nell’infamante ingiuria della preside, anzi… dico di essere stato anche fin troppo deferenziale. Io avrei detto che donne come lei non dovrebbero stare al mondo?
Io avrei detto che non sarebbe finita lì e che ci sarebbe stato un seguito?! Tutto falso! Non ho mai proferito quelle frasi.

Per carità di Dio! Dico alla signora tramite giornale che ancora mi chiedo come le mie orecchie non abbiano sanguinato coi suoi strepiti echeggianti nell’area circostante e che non vorrei mai più rivederla se solo non fosse per le menzogne che ha dichiarato sul mio conto! Pertanto ci può giurare che non è finita lì perché il seguito sarà in Tribunale.
Come risposta alla quarta domanda che avete posto alla signora: “ Per quanti giorni non potrà lavorare?
Ripeto nuovamente: che non ho commesso assolutamente alcuna violenza, né verbale né tantomeno fisica; quindi suppongo che il medico si sia attenuto a quello che la donna le avrà riferito, ma certamente non ha potuto constatare alcuna violenza fisica. Al contrario, come vi ho scritto precedentemente, è stata lei a mettermi le mani addosso afferrandomi il braccio.

Vorrei concludere con un messaggio alle attiviste: senza dubbio chi commette violenza sia fisica che psicologica verso chi non può difendersi (sia un uomo o una donna) è un essere vile i cui atti di violenza sono esecrabili. Chi però sfrutta la propria appartenenza ad un genere che gode di un ampio spazio mediatico, calunniando chi non ha fatto ciò è altrettanto ignominoso anche nei confronti di chi quelle violenze le ha subite e le sta ancora subendo rimanendo silente. Non c’è quindi da meravigliarsi se esistono ancora retrogradi misogini che additano il gentil sesso di “vittimismo e ipocrisia”. Sono pienamente fiducioso che quando la questione sarà risolta avrete qualche parola da dire a riguardo perché in questo paese la giustizia è temporeggiatrice, ma quando arriva si rivela equanime.

Questa è la mia versione dei fatti e ci tengo a precisare che nei miei confronti non è stato applicato alcun codice rosso, perché senza problemi mi sono ripetutamente recato fuori la scuola ma senza conseguenze. Se la signora vorrà fotografarmi sappiate che ha già il mio permesso e questa volta mi metterò in posa senza obbiettare. Risulta però strano che dopo quanto asserito dalla signora, non mi sia stato riconosciuto alcun soprannome, del tipo “mostro di Aversa” o una visita da Rajae di Striscia la Notizia.

Lascio una mia foto con il mio cane il cui nome è Bolla (abbastanza conosciuta di vista per il suo aspetto curioso) proprio perché non ho nulla di cui vergognarmi; chi mi conosce sa bene che rimuovo sempre i bisogni del mio cane e se per dimenticanza non porto le bustine le chiedo sempre ad un bar.

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Redazione

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