Blitz GdF, batterie prodotte in Cina con marchio italiano

Nell’ambito del costante monitoraggio delle merci in ingresso in Italia e del controllo economico del territorio, i Finanzieri del Comando Provinciale di Padova hanno sottoposto a sequestro, presso un’attività commerciale all’ingrosso del capoluogo cittadino e un importatore del comasco, oltre 180.000 batterie con la fallace indicazione d’origine italiana.

L’operazione trae origine dall’attività investigativa dei Baschi Verdi del Gruppo, i quali hanno individuato un distributore, operante nel Centro Ingrosso Cina di Padova, dedito alla vendita di batterie, cc.dd. “stilo” e “mini-stilo”, riportanti sulla confezione la bandiera italiana e la dicitura “Marchio Italiano”, oltre che, sul retro, con carattere ridotto e in maniera poco visibile indicazioni sull’origine o provenienza cinese dei prodotti, in violazione della disciplina sulla tutela del “made in Italy”, atteso che tali simboli e figure erano tali da poter indurre il consumatore a ritenere che i prodotti fossero di origine italiana.

Inoltre, è stato preliminarmente appurato che il marchio commerciale sulle confezioni, affiancato al simbolo del tricolore nazionale, non risultava registrato presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi.

Le indagini svolte hanno consentito di sequestrare inizialmente 3.760 batterie e di estendere le perquisizioni presso il capannone, situato nella provincia di Como, sede dell’importatore dei citati accumulatori, dove venivano rinvenute e sequestrate ulteriori 177.800 batterie, consentendo di ricostruire l’intera filiera di approvvigionamento e commercializzazione.

I due imprenditori, il distributore cinese e l’importatore italiano, sono stati denunciati alle competenti Autorità giudiziarie di Padova e Como per il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci, ferma restando la presunzione di innocenza fino a compiuto accertamento delle rispettive responsabilità.

La commercializzazione di beni in violazione della normativa di settore in esame produce notevoli danni sia ai produttori italiani, minando le basi della leale concorrenza, sia ai consumatori finali, ai quali è in tal modo preclusa una corretta informazione sui prodotti che si accingono ad acquistare. Infatti, tale pratica commerciale, ove adottata irregolarmente, è finalizzata a sfruttare il c.d. “brand Italia”, quale sinonimo di qualità, per attribuire un maggior valore alle merci immesse in commercio.

L’operazione di servizio in argomento s’inquadra nel più ampio contesto della tutela del mercato dei beni e servizi e, in particolare, della produzione industriale e commerciale italiana, volano di crescita strategico per l’intero Paese.

Redazione

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