Covid, Bassetti: “Se anticipiamo troppo la quarta dose, dovremo fare la quinta in inverno”

hBisogna abituarci perché finché c’è virus, c’è variante”. Così, su Facebook, il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, sulla variante “XE”.

L’infettivologo spiega che è “un mix di omicron 1 e 2 che si uniscono e si ricombinano. Peraltro, è un fenomeno che avviene abitualmente per l’influenza”. In ogni caso, aggiunge, “non sembra più aggressiva, più mortale e più patogenetica. È, invece, sicuramente più contagiosa (+10%). Quindi, si diffonderà più velocemente e più rapidamente e potrebbe prendere il sopravvento sulle altre”.

“Basta reparti covid. Curare il paziente ricoverandolo in un reparto dedicato al virus, poteva andare bene nella fase iniziale, quando dovevamo affrontare alti flussi di persone quasi tutte con la polmonite. Ad oggi, la gestione del virus dovrebbe essere ripensata in modo diverso. Bisogna uscire dalla logica del tampone ossessivo-compulsivo agli asintomatici o tipo rete a strascico in ospedale- prosegue l’infettivologo- avrebbe molto più senso uscire dalla logica del ‘tampone a tutti’ e gestire il covid come gestiamo tutte le altre problematiche. Noi non abbiamo cento reparti per cento batteri, non abbiamo il reparto klebsiella, il reparto influenza, il reparto pneumococco”.

Insomma, conclude Bassetti, “isoliamo i pazienti positivi, se vogliamo, ma in una stanza all’interno di un reparto ‘pulito’. Basta mega reparti covid: sono ormai fuori dal tempo e non servono”.

“È difficile fare un discorso generale, oggi non possiamo dire che la quarta dose la devono fare tutti perché sarebbe una fuga in avanti. Ci sono alcune categorie di persone che dovranno farla adesso e sono sostanzialmente le persone più fragili, cioè gli immunodepressi. Dopodiché, per quanto riguarda tutto il resto della popolazione, credo che i dati al momento non siano sufficienti per poterci dire di fare una dose così vicina alla terza, soprattutto in un Paese come il nostro che ha ancora 10 milioni di persone che devono ricevere la terza dose“. A dirlo è Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, intervenuto nel corso della trasmissione “L’imprenditore e gli altri”, condotta dal fondatore dell’UniCusano Stefano Bandecchi su Cusano Italia Tv.

“Fare delle fughe in avanti significa confondere le persone – aggiunge il medico – io personalmente credo che l’Ema (Agenzia europea per i medicinali) debba esprimere una posizione di approvazione per quanto riguarda la quarta dose, cioè fare quello che ha fatto la Fda (Food and Drug Administration): dare un’approvazione per un farmaco, poi se utilizzarlo o meno non dipende dall’Europa perché non possiamo chiedere una posizione unica all’Europa sulla vaccinazione. Noi abbiamo in Europa Paesi come Italia, Spagna e Portogallo che hanno oltre il 90% di persone vaccinate, ma poi ci sono Paesi come la Bulgaria e la Romania che ne hanno molti di meno. Dare un’indicazione unica europea dunque non è possibile su questo, ogni Paese si comporterà anche sulla base della propria epidemiologia e di come sono andate le cose fino ad oggi”.

In Italia, il ministro della Salute Roberto Speranza spinge su una posizione univoca a livello comunitario. Una tesi che non trova d’accordo Bassetti: “La campagna vaccinale deve essere gestita dai singoli Stati. È importante sottolineare che chi non ha ancora fatto la terza dose deve farla, tutto finirà nel momento in cui tutti avranno fatto la terza dose. La quarta dose bisogna chiamarla dose di richiamo, così come accade per l’influenza. Anticipare troppo la quarta dose e fare un richiamo oggi vorrebbe dire metterci nelle condizioni di farne poi una quinta al prossimo inverno”.

L’infettivologo commenta poi l’aumento dei casi: “Noi oggi stiamo vedendo un numero di contagi molto significativo, ma quello che deve essere il nostro indicatore non è quanta gente ha il tampone positivo, ma quanta di quella gente che ha il tempone positivo ha la polmonite. Oggi, grazie alla straordinaria campagna vaccinale fatta nel nostro Paese, chi ha il tampone positivo non ha nella stragrande maggioranza dei casi la malattia grave, quindi si cura a casa e non va in ospedale. Io credo che, dopo una campagna vaccinale come quella che abbiamo fatto, è evidente che dobbiamo entrare in una fase nuova – sottolinea Bassetti -, che non vuol dire che non dobbiamo più usare questi strumenti, ma vuol dire che questi strumenti non devono più essere declinati con obblighi e decreti. Se una persona si sente sicura ad utilizzare la mascherina, anche quando guida l’automobile da sola, è liberissima di farlo, dopodiché non possiamo avere una visione ‘cinese’ per cui continuiamo a dire alla gente che se non si mette la mascherina gli facciamo la multa”.

(Sid/ Dire)

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