Epatiti nei bambini, ecco cosa dice l’Istituto Superiore di Sanità
Quali sono le ipotesi sull’origine delle epatiti pediatriche degli ultimi mesi? “Al momento nessuna delle teorie formulate sull’origine ha avuto un riscontro attraverso evidenze scientifiche- spiega l’Istituto superiore di sanità in un approfondimento sul tema-. Inoltre ogni anno in Italia, come negli altri paesi, si verifica un certo numero di epatiti con causa sconosciuta, e sono in corso analisi per stabilire se ci sia effettivamente un eccesso. Le ipotesi iniziali del team di indagine nel Regno Unito proponevano una eziologia infettiva o possibile esposizione a sostanze tossiche. Informazioni dettagliate raccolte attraverso un questionario relativo a cibi, bevande, abitudini personali dei casi non hanno evidenziato esposizioni comuni. Le indagini tossicologiche sono in corso, ma una eziologia infettiva sembra essere più probabile in base al quadro epidemiologico e clinico”.
Le indagini microbiologiche hanno escluso virus dell’epatite A, B, C, D ed E in tutti i casi. Tra 13 casi notificati dalla Scozia, per cui sono disponibili informazioni di dettaglio sul testing, tre avevano una infezione confermata da SARS-CoV-, 5 erano negativi e 2 avevano avuto una infezione da SARS-CoV-2 tre mesi prima. Cinque casi avevano un test positivo per adenovirus tra gli 11 dei 13 casi per cui erano disponibili dati su questo tipo di test.
QUAL È L’EVOLUZIONE, DAI PRIMI CASI A OGGI?
Il 5 aprile 2022, il Regno Unito ha notificato un aumento nel numero di casi di epatite in bambini precedentemente sani sotto i 10 anni. Il 12 aprile, il Paese ha riportato che, oltre ai casi riportati in Scozia, erano stati identificati circa 61 casi sotto indagine in Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord, la maggior parte di età compresa tra 2 e 5 anni. Il 14 aprile, la Scozia ha riportato 13 casi sotto indagine di cui due coppie con link epidemiologici. La presentazione clinica dei casi nel Regno Unito era di epatite acuta grave con aumento delle transaminasi (AST/ALT) superiore a 500 IU/L e in molti casi ittero.
Nelle settimane precedenti, alcuni casi avevano presentato sintomi gastro-intestinali tra cui dolore addominale, diarrea e vomito. La maggior parte dei casi non ha presentato febbre. Alcuni casi hanno usufruito di cure specialistiche in unità epatologiche pediatriche e alcuni di questi hanno ricevuto un trapianto di fegato.
“Al 21 aprile 2022, casi di epatite acute di n.d.d. in bambini sono stati riportati in Belgio, Danimarca, Francia, Irlanda, Olanda, Romania, Spagna, potenzialmente in Svezia, il 19 aprile in Israele (12 casi) e il 20 aprile in Italia (4 casi)- continua l’Iss-. La maggior parte dei paesi riporta un numero di casi limitato. Fa eccezione il Regno Unito che, al 21 aprile 2022, aveva identificato oltre 100 bambini di età inferiore a 10 anni con epatite acuta di n.d.d. in totale 8 bambini hanno ricevuto un trapianto di fegato. Al di fuori dell’Unione Europea, al 15 aprile 9 casi di epatite acuta di n.d.d. tra bambini di età compresa tra 1 – 6 anni con test positivo per adenovirus sono stati riportati dalle autorità sanitarie dello stato americano dell’Alabama, alcuni di questi presentavano una infezione da adenovirus sierotipo 41″.
“Al momento- riporta l’Ecdc nell’ultimo bollettino aggiornato al 23 aprile- non c’è una chiara correlazione tra i casi riportati. Nessun chiaro fattore di rischio epidemiologico è emerso tra i casi, così come nessuna associazione con i viaggi”.
C’È UN COLLEGAMENTO TRA LE EPATITI E IL VACCINO CONTRO IL SARS-COV-2?
Al momento “non ci sono elementi che suggeriscano una connessione tra la malattia e la vaccinazione, e anzi diverse considerazioni porterebbero ad escluderla- sottolinea l’Iss- nella quasi totalità dei casi in cui si è a conoscenza dello status i bambini colpiti non erano stati vaccinati; l’ipotesi che sia un adenovirus a causare le epatiti, avanzata da qualche ricercatore, è di per sé improbabile, in quanto questo tipo di virus normalmente non è associato a malattie epatiche”.
“In ogni caso- continua l’Iss- l’adenovirus contenuto nei vaccini a vettore adenovirale anti Sars-Cov-2 utilizzati in alcuni Paesi (in Italia AstraZeneca e Janssen), è geneticamente modificato in modo da non replicare nelle cellule del nostro organismo. Allo stato attuale delle conoscenze quindi, non sembrano biologicamente possibili i fenomeni di ricombinazione tra Adenovirus circolanti e ceppo vaccinale. Questi infatti presuppongono il rimescolamento di geni tra virus mentre questi si moltiplicano, ma questo non è possibile per il vettore utilizzato per la vaccinazione”.
COSA FA L’ISS?
Al momento sono diverse le strutture dell’Iss che si sono attivate. Nello specifico la Rete Seieva, ossia il Sistema epidemiologico integrato dell’epatite virale acuta, che è la sorveglianza speciale dell’epatite acuta, attiva sin dal 1985. Il Seieva affianca e integra il ‘Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive’ (Simid) gestito dal ministero della Salute, al fine di promuovere a livello locale e nazionale l’indagine ed il controllo sull’epatite virale acuta.
Poi c’è la sorveglianza genomica SARS-CoV-2. La rete italiana è attiva nel condividere i dati relativi al sequenziamento dei ceppi di SARS-CoV-2 dei casi pediatrici di epatite acuta di n.d.d. in cui dovesse essere confermata tale infezione. Questo permetterà di capire meglio qualora l’infezione da SARS-CoV-2 sia un evento incidentale, dovuto all’ alta circolazione del virus in Europa, o se debba essere considerata il fattore eziologico di queste forme di epatite.
Con la circolare del ministero della Salute del 19 ottobre 2021 è stata poi istituita formalmente la sorveglianza basata su eventi in Italia. L’attore principale per la realizzazione della sorveglianza è il network italiano di epidemic intelligence. I referenti del network si sono attivati in seguito l’allerta dal 5 aprile 2022.
(Dire)