“E se scompare tutto?”: con il tilt delle banche scatta l’ansia degli italiani
“Bancomat e Pos in down, cosa succederà ai nostri soldi? “. È passato questo pensiero nella testa dei molti italiani che oggi, dalle 11.45 alle 12.15, non sono riusciti a pagare o a prelevare con le loro carte. “Quando si toccano i soldi è naturale che il nostro cervello compia delle associazioni. Le persone si chiedono ‘E se scompare tutto?’, pensieri che generano la paura di conseguenze molto peggiori rispetto a quello che poi si verifica“. Così, nel corso di un’intervista alla Dire, Enrico Rubaltelli, professore associato dell’Università di Padova (Unipd), dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione e fondatore del Judgement and Decision Making Lab (JDM Lab).
“Se il tilt di questa mattina fosse durato un giorno intero, avrebbe causato scompiglio – osserva lo psicologo – Per fortuna è stata una questione di circa mezz’ora in un giorno quasi di festa, altrimenti dovevamo prepararci a vedere persone in coda davanti ai bancomat o in fila per accedere alle filiali e provare a recuperare il controllo sui loro soldi”. Sui soldi e sui risparmi, insomma, non si scherza. “Lo stesso è accaduto durante la pandemia con la carta igienica nei supermercati. ‘Cosa posso fare per riprendere il controllo?’, è sempre la stessa domanda”, spiega l’esperto.
Si può parlare quindi di “ansia da perdita di controllo sui soldi, nel senso che siamo tranquilli quando crediamo di avere il controllo e queste situazioni ci destabilizzano. Quando invece ci rendiamo conto che siamo alla mercé del sistema informatico, si crea incertezza e paura – aggiunge Rubaltelli – Lo stesso accade per la privacy, diamo spesso i nostri dati alle app e ai social network perché ci fidiamo, poi il problema arriva quando scopriamo che esiste la possibilità di una fuga di dati e aumenta la paura: non ne abbiamo più il controllo”.
“La persona media che non ha una buona conoscenza di informatica e non sa cosa c’è dietro il tilt di questa mattina si spaventa moltissimo – precisa lo psicologo – non ha punti di riferimento per capire se è una situazione grave o se si risolverà in poco tempo. La stessa cosa è accaduta quando è andato giù il server di Facebook o di WhatsApp – ricorda Rubaltelli- tutti hanno iniziato a scrivere e a mandare messaggi che il sistema era in down. Ci affidiamo a questi sistemi e ci aspettiamo che siano sempre affidabili e quando ci sono dei malfunzionamenti ci sentiamo colti di sorpresa, soprattutto se in ballo ci sono i nostri soldi”.
Sempre la stessa emozione, ansia da perdita di controllo, gli italiani l’hanno provata nella prima fase della pandemia, conclude il professore, “allora non sapevamo cosa fosse il Covid e se esistesse una cura“.
(Dire)