Il congedo mestruale divide imprese e sindacati
Tre giorni al mese di congedo per le donne con un ciclo mestruale particolarmente doloroso: è la proposta di legge spagnola che in questi giorni sta facendo discutere il Governo iberico e non solo. “Se prima non cambiano l’organizzazione e il ritmo della società, questa norma rischia di pregiudicare le donne ancora di più”. A parlare è Antonella Giachetti, imprenditrice e presidente di Aidda (Associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda), che in un’intervista alla Dire ha espresso il suo punto di vista.
“Attualmente il nostro sistema ha come filosofia l’efficienza e la produttività- ha proseguito Giachetti- si produce per distruggere e produrre ancora. Va cambiato, anche perché altrimenti non riusciremo a riparare i danni al Pianeta, ma questo non si può fare con una singola norma”. L’imprenditrice, dunque, condivide lo scetticismo della ministra dell’Economia spagnola, la socialista Nadia Calvino, che teme un’ulteriore stigmatizzazione delle donne: “Se un datore di lavoro sa che una persona mancherà sistematicamente tre giorni ogni mese, capisco che in questo momento possa dire ‘no’. Invece abbiamo bisogno di valorialità femminile, che le donne possano dire la loro nelle sedi apicali”.
Non solo: per la presidente di Aidda, soffermarsi sulla questione del congedo rischia di distogliere la questione da tematiche più importanti e strutturali, come “costruire asili nido e costruire le infrastrutture sociali che ci permettano di sollevarci dal lavoro di cura“. Insomma, “le nostre battaglie vanno fatte su altri piani”, anche perché, ha ribadito Antonella Giachetti, “va riorganizzato il ritmo della società sul ritmo della natura, e questo non si cambia con le norme ma con un salto di consapevolezza”.
VERONESE (UIL): “CONGEDO MESTRUALE LEGGE DI CIVILTÀ“
“Finalmente. È una legge di civiltà”. È il commento di Ivana Veronese, segretaria confederale della Uil, sulla proposta di legge spagnola di un congedo di tre giorni al mese per le donne con un ciclo mestruale molto doloroso. “Non si obbligano le donne ad andare a lavorare piegate in due dal dolore, visto che alcune in quei giorni non riescono nemmeno ad alzarsi dal letto”, ha aggiunto parlando con la Dire. È invece un pensiero “molto discriminatorio” quello di chi sostiene che in questo modo si penalizzino ulteriormente le donne. “Alcune donne hanno questo problema ed è un problema di salute, un’inabilità temporanea. Non si capisce perché per alcune cose la salute vale e per altre no”. In Italia, però, “già c’è stata una pdl nel 2016, che è stata lasciata lì. Credo che ancora manchi l’apertura mentale”, ha concluso.
CAMUSSO: “CONGEDO MESTRUALE UTILE, IN ITALIA DIBATTITO ARRETRATO“
“Penso che sia una proposta molto utile perché ci sono mansioni in cui diventa molto rilevante al fine del benessere lavorativo e della condizione delle persone”. Così l‘ex segretaria della Cgil Susanna Camusso ha commentato alla Dire la proposta di legge spagnola su un congedo di tre giorni al mese per le donne con un ciclo mestruale particolarmente doloroso. E a chi, come la ministra spagnola per l’Economia Nadia Calvino, pensa che possa portare a un’ulteriore marginalizzazione della donna nel lavoro, “non lo condivido”, risponde Camusso. Anzi, per la sindacalista, “la finzione che siamo tutti uguali non solo non aiuta, ma è proprio ciò che porta alla discriminazione. Dovremmo invece valorizzare la differenza”. Con un misura del genere, dunque, le donne verrebbero tutt’altro che discriminate: “Non penso che la penalizzazione delle donne venga dai diritti: viene da una logica penalizzante e non sono i diritti che abbiamo a determinarla”. Inoltre, “dovremmo smettere di pensare che il lavoro travolge tutto. Il lavoro è essenziale se è godibile, al contrario di chi pensa che bisogna essere disponibili h24”, ha aggiunto Camusso. E in Italia? È possibile al momento una legge del genere? “Vedo un dibattito molto arretrato rispetto agli altri Paesi europei e mi riferisco in generale al mercato del lavoro”, ha risposto l’ex segretaria Cgil. “Altrove- ha detto ancora- già si discute di riduzione dell’orario di lavoro, si fanno proposte come questa spagnola. Da noi invece si parla di innovazione solo in termini di riduzione dei costi”. Invece una norma come quella spagnola potrebbe “favorire un cambiamento culturale, anche dal punto di vista di una lettura più completa della salute della donna, che qui da noi sembra legata solo alla riproduzione”, ha concluso.
“Noi siamo dell’idea che tutto ciò che dà valore alla salute e all’integrità delle donne in età fertile, evita discriminazioni. È molto importante tutto ciò che tutela”. A dirlo è Liliana Ocmin, responsabile nazionale del Coordinamento Donne Cisl, che ha commentato così la proposta di legge spagnola di un congedo mestruale di tre giorni al mese per le donne con un ciclo particolarmente doloroso. “Non credo che penalizzi le donne, è una tutela che arriva a determinate condizioni. Noi poi- ha aggiunto- pensiamo che quando l’azienda garantisce buone condizioni di lavoro, si ha un miglioramento anche della produttività”. In Italia, però, “prima dovremmo pensare a un congedo di paternità obbligatorio per tre mesi, visto che abbiamo ancora solo 10 giorni e peraltro poco utilizzati”, ha concluso.
OCMIN (CISL): “CONGEDO MESTRUALE TUTELA LA SALUTE“
Noi siamo dell’idea che tutto ciò che dà valore alla salute e all’integrità delle donne in età fertile, evita discriminazioni. È molto importante tutto ciò che tutela”. A dirlo è Liliana Ocmin, responsabile nazionale del Coordinamento Donne Cisl, che ha commentato così la proposta di legge spagnola di un congedo mestruale di tre giorni al mese per le donne con un ciclo particolarmente doloroso. “Non credo che penalizzi le donne, è una tutela che arriva a determinate condizioni. Noi poi- ha aggiunto- pensiamo che quando l’azienda garantisce buone condizioni di lavoro, si ha un miglioramento anche della produttività”. In Italia, però, “prima dovremmo pensare a un congedo di paternità obbligatorio per tre mesi, visto che abbiamo ancora solo 10 giorni e peraltro poco utilizzati”, ha concluso.
(Dire)