Covid, Crisanti: “nuove varianti sono più infettive per vaccinati”

“Non sono più contagiose, semmai sono più infettive per i vaccinati. Questo accade- ha spiegato Crisanti– perché queste varianti non vengono riconosciute dal vaccino”. Ha risposto così Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia molecolare all’Università di Padova, interpellato dalla Dire in merito alla diffusione in Italia delle nuove varianti Omicron 3 e 4.

Dopo la variante Omicron 3, intanto, in Italia è stata già isolata la nuova sotto variante BA.4 di Omicron in due laboratori, uno a Reggio Calabria e l’altro a Monza. Ne arriveranno delle altre? “Il punto non è fare la ‘collezione’ delle varianti- ha risposto il microbiologo alla Dire- ma vedere se hanno o meno una capacità di diffusione, sono due cose completamente diverse”. Al momento, però, di loro se ne sa “ancora pochissimo, probabilmente hanno una contagiosità un po’ più elevata per i vaccinati, ma tutto qui”.

Quanto ad Omicron, secondo alcuni esperti, si tratterebbe di una variante diversa dalle altre perché ha una capacità straordinaria di evolversi. Ma cosa cambia rispetto agli altri virus? “Nulla, ci sono alcuni virus che cambiano in continuazione, altri un po’ meno- ha chiarito Crisanti– dipende molto dalla biologia del virus”. Fatto sta che ad oggi ogni nuova subvariante si è mostrata più abile nell’infettare rispetto alla precedente, questo perché “il processo evolutivo va in quella direzione, cioè la spinta evolutiva è proprio verso la capacità riproduttiva. Quindi è logico- ha concluso l’esperto- che si avvantaggiano le varianti più infettive”.

“Se sono in Sudafrica prima o poi arriveranno anche in Italia, è inevitabile. Dipende moltissimo dalla durata della vaccinazione e da quante persone si infettano durante questo periodo. Più persone si infettano e più saremo protetti”.

Ma una ennesima ondata ce la dobbiamo aspettare? “Se noi oggi paradossalmente mettessimo delle restrizioni per proteggere i fragili- ha risposto ancora Crisanti– di fatto il virus circolerebbe di meno e avremmo un problema maggiore a settembre/ottobre. Cosa diversa, invece, è permettere al virus di circolare tra le persone sane e proteggere i fragili. Non ci sono alternative a questo approccio”.

“La mascherina deve essere usata da persone fragili e dalle persone che sono vicine ai fragili. La mascherina protegge molto bene- ha proseguito Crisanti– il problema è che a livello di popolazione non ha molto effetto. Se ci mettiamo la mascherina al supermercato, ma poi la togliamo quando andiamo al ristorante o in discoteca, la mascherina durante la giornata avrà un impatto del 10%, se tutto va bene. La mascherina protegge chi la usa in continuazione e in modo diligente”.

Secondo il suo collega Bassetti, intanto, la mascherina adesso “funge più da ansiolitico”, come se si trattasse di una sorta di “coperta di Linus”, che non da “reale dispositivo di protezione individuale”. Resta il vaccino quello a cui dobbiamo principalmente puntare? “È evidente, su questo non c’è dubbio- ha risposto ancora Crisanti– d’altronde anche l’esperienza cinese dimostra chiaramente che le misure di contenimento con questo virus non funzionano”.

(Cds/ Dire)

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