Epatiti nei bambini, causa potrebbe essere combinazione Covid-Adenovirus

Una combinazione di Adenovirus e Sars-CoV-2 . Potrebbe essere questa la causa alla base delle epatiti acute di origine sconosciuta segnalate nei bambini di mezzo mondo. L’ipotesi è stata avanzata dagli immunologi Petter Brodin e Moshe Arditi in un articolo pubblicato su ‘The Lancet’ dal titolo ‘Epatite acuta grave nei bambini: indagare sui superantigeni Sars-CoV-2’. “Ipotizziamo che i casi di epatite acuta grave segnalati di recente nei bambini potrebbero essere una conseguenza dell’infezione da Adenovirus con trofismo intestinale nei bambini in precedenza infettati da Sars-CoV-2 e portatori di serbatoi virali”, scrivono i ricercatori.

IL RUOLO DEI SUPERANTIGENI

Nello specifico gli autori dell’articolo spiegano che “l’infezione da Sars-CoV-2 può provocare la formazione di un serbatoio virale e la persistenza del virus nel tratto gastrointestinale può portare al rilascio ripetuto di proteine virali attraverso l’epitelio intestinale dando luogo all’attivazione immunitaria. Tale attivazione ripetuta- continuano- potrebbe essere mediata da un superantigene all’interno di una proteina del Sars-CoV-2 che ha una somiglianza con l’enterotossina stafilococcica B, innescando l’attivazione ampia e non specifica dei linfociti T”. I superantigeni, infatti, sono proteine che provocano una reazione eccessiva delle cellule T del sistema immunitario all’infezione. “Questa attivazione delle cellule immunitarie mediata da un superantigene è stata proposta come meccanismo causale della sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini- evidenziano gli immunologi- l’epatite acuta è stata segnalata in bambini con sindrome infiammatoria multisistemica, ma la coinfezione di altri virus non è stata studiata”.

L’IMPORTANZA DEI TEST SIEROLOGICI

In sostanza se nel bambino che ha avuto il Sars-CoV-2 sono presenti dei serbatoi virali e il bimbo viene successivamente infettato dall’Adenovirus “l’effetto mediato dal superantigene potrebbe essere molto più pronunciato e dare potenzialmente origine a immunopatologie come l’epatite acuta e grave”.
L’articolo riporta che “il Sars-CoV-2 è stato identificato nel 18% dei casi segnalati nel Regno Unito e in 11 (11%) dei 97 casi in Inghilterra, con dati disponibili, positivi al virus al momento del ricovero; altri tre casi sono risultati positivi nelle 8 settimane precedenti il ricovero. “È probabile che i test sierologici in corso rilevino un numero maggiore di bambini con epatite acuta grave e precedente o attuale infezione da Sars-CoV-2– si legge su The Lancet- È stato riferito che undici dei 12 pazienti israeliani avevano avuto il Covid-19 negli ultimi 3 mesi e la maggior parte dei casi segnalati di epatite riguardava pazienti troppo giovani per essere idonei alle vaccinazioni contro il Covid-19”.

LA SCELTA DELLE TERAPIE

In conclusione I ricercatori suggeriscono che i bambini con epatite acuta “siano studiati per la persistenza del virus Sars-CoV-2 nelle feci, l’inclinazione del recettore dei linfociti T e la sovraregolazione dell’interferone gamma, perché ciò potrebbe fornire la prova di un meccanismo del superantigene Sars-CoV-2 in un ospite sensibilizzato all’Adenovirus-41 F. Se viene trovata evidenza di attivazione immunitaria mediata dal superantigene- concludono- nei bambini con epatite acuta grave dovrebbero essere prese in considerazione terapie immunomodulatorie”.

(Dire)

Redazione

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