Molestie degli alpini a Rimini, c’è una denuncia

A giorni di distanza dal raduno di Rimini non si placa l’ondata di proteste contro gli Alpini, dopo che sui social centinaia di donne hanno dichiarato di essere state molestate durante l’evento. E dalla rete il malcontento oggi si è spostato sui muri, di Torino. Nella zona di confine della Ztl del centro, all’incrocio tra via delle Orfane e viale Regina Margherita, è apparsa una scritta offensiva verso il corpo militare italiano.

Ieri sulle presunte molestie si era espressa anche l’Ana (Associazione nazionale Alpini) in una nota, in cui prendeva “le distanze dai comportamenti incivili segnalati, che certo non appartengono a tradizioni e valori che da sempre custodisce e porta avanti”. Tuttavia, al tempo stesso l’Ana sottolineava che, dopo gli opportuni accertamenti, non risultava presentata alle Forze dell’ordine alcuna denuncia.

Almeno fino a ieri sera, quando una ragazza di 26 anni avrebbe sporto denuncia a Rimini.

NON UNA DI MENO: “PRIMA NON SI PREVIENE, POI SI GIUSTIFICA

“Le molestie e i comportamenti offensivi che abbiamo visto e subito nelle strade di Rimini durante l’adunata stanno alla base di una piramide della violenza, dove in cima c’è il femminicidio”. Con la prima denuncia, autonoma, presentata da una ragazza di 26 anni “molestata verbalmente e fisicamente da tre uomini” durante l’Adunata nazionale degli alpini a Rimini, le associazioni Non una di meno-Pride Off-Casa Madiba ribadiscono che è “inaccettabile aver lasciato che questi fatti accadessero senza nessuno che intervenisse perché ritenuti comportamenti normali, conformi, leciti. Questa la verità”.

Per cui dal dibattito che seguirà alla prima denuncia, proseguono, non ci si può che aspettare il solito teatrino di domande e affermazioni: “Una sola denuncia?”, “ah, ma è contro ignoti”, “Sì, ma gli alpini sono bravi”, “erano infiltrati”. E “tutte le aberrazioni, assurdità e giustificazioni che abbiamo sentito in questi giorni”. Il 22 aprile scorso, ricordano, Istituzioni e autorità “si dicevano costernate e commosse” per l’omicidio di Angela Avitabile da parte del marito con 12 coltellate nella sua casa a Rimini. Tuttavia, “nulla hanno fatto in termini di prevenzione affinché gli episodi che abbiamo denunciato in questi giorni non accadessero durante l’adunata”. Non sono state attivate le Unità di strada di riduzione del danno, che si trovano per esempio ai Free party. “Non sono state previste misure ad hoc, visti i fatti accaduti nelle precedenti adunate”. Di certo “la cultura della violenza maschile contro le donne e le persone gender non conforming è permeata nella società ed è legittimata e viene alimentata proprio dalle minimizzazioni”.

Oggi a condannare i fatti di Rimini è tornato il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che al Gr1 su Rai Radio1, ha dichiarato: “Da parte nostra non può essere sottovalutato ciò che è stato denunciato. Bisogna dire con molta chiarezza che non ci deve essere nessuna tolleranza. Ci sarà un’attività di indagine da parte delle autorità competenti ma credo che il mondo degli alpini debba avere, ed ha, gli anticorpi per respingere comportamenti di questo tipo”.

PETIZIONE STOP ADUNATA A 15.000 FIRME, MA RIMINI LA RIVUOLE

Alpini sotto tiro dopo l’Adunata nazionale a Rimini e i presunti episodi di molestie. Se il sindaco della città romagnola Jamil Sadegholvaad sui social ha ribadito la volontà di ospitare di nuovo l’evento, con l’Associazione nazionale degli Alpini che ha condiviso il post con centinaia di like, e anche Modena è tra le candidate, la petizione lanciata sulla piattaforma Change.org per sospenderlo per almeno due anni è vicina alle 15.000 firme. Mentre il capogruppo di Rimini Coraggiosa Marco Tonti definisce “la minimizzazione un’ulteriore violenza”.
Più nel dettaglio la petizione ricorda le “oltre 150 denunce” da parte di donne e minoranze alle attiviste di Non una di meno, che hanno raccolto “testimonianze sconcertanti”, con gli Alpini che non si sarebbero “limitati alle molestie verbali ma sono arrivati a molestare fisicamente anche delle ragazze minorenni“. Le denunce formali sono complesse così come rintracciare i colpevoli e che vengano presi provvedimenti adeguati. La petizione aggiunge che “ogni anno emergono episodi di questo genere eppure continuiamo ad accettare che questo evento abbia luogo”. Da qui la rihiesta di sospenderlo per due anni e al Consiglio degli Alpini di prendere “seri provvedimenti, soprattutto in materia di rieducazione riguardo ai diritti umani: le scuse non sono più sufficienti”. E dire che l’Ana proprio per l’Adunata ha previsto un decalogo di regole e la numero nove sancisce il “rispetto per il gentil sesso: il comportarsi male con loro, unito a sguaiataggini varie, trasforma l’adunata in un baccanale”.

Non solo, tra le regole figurano: “Uno degli spettacoli più rivoltanti è offerto da quanti alzano il gomito. L’ubriachezza è uno dei vizi peggiori dell’uomo“; “Rispetto per il sonno altrui: non si capisce perché le notti, soprattutto di sabato, molti si sentano autorizzati a infastidire il prossimo con urla, canti sguaiati, trombette e rombi di motore fino alle prime luci dell’alba”.

Di certo, come ricorda il consigliere comunale Tonti invitandole alla denuncia formale, “sono centinaia ormai le dichiarazioni di donne che denunciano di essere state molestate durante il raduno degli Alpini. Gli atteggiamenti che vengono minimizzati con un “come sei permalosa” o “fatti una risata”, sottolinea, vanno “condannati così come le molestie stesse“. Inoltre “quello cui abbiamo assistito non è purtroppo una novità, altro non è che la conseguenza del senso di impunità che alcuni trovano nelle dinamiche di gregge, Alpini o non, e nella disinibizione dell’alcol”. Tonti chiede anche “un esame di coscienza” da parte di chi ha assistito in silenzio senza intervenire. La polemica si è aperta anche sulla presa di posizione delle Conferenza delle donne del Partito democratico e la portavoce Sonia Alvisi ci vede “una pesante strumentalizzazione di concetti espressi”.

AMMINISTRATRICI VENETE: “SE ACCUSE VANE SERVIRANNO SCUSE

A schierarsi dalla parte del corpo militare ci sono anche le “donne con gli Alpini”. Si intitola infatti così il comunicato stampa firmato da varie amministratrici del Veneto in difesa delle penne nere accusate di molestie sessuali all’adunata di Rimini. In calce le firme di Martina Bertelle, vicepresidente della Provincia di Treviso, Mara Bizzotto, eurodeputata, Elena Donazzan, assessore regionale, Morena Martini, sindaca di Rossano Veneto, Elena Pavan, sindaca di Bassano del Grappa, Silvia Rizzotto, consigliera regionale del Veneto. Dura la loro accusa: “Le polemiche, quando sembrano strumentali e forzate, hanno il solo scopo di infamare e non servono ad un corpo che ha dato all’Italia, nel solo anno scorso, poco meno di 117 milioni di euro e quattro milioni di ore di lavoro gratuito. Volontari veri, che si mettono in gioco con 5,6 milioni di euro raccolti, perché sono persone generose e perché la gente si fida di loro. Ci chiediamo come si possano gettare ombre sugli Alpini, gli stessi che in pandemia hanno garantito il supporto al sistema sanitario e sociale e da qualcuno celebrati e per il quale va tutta la nostra sincera gratitudine”.

Dunque, “facciamo attenzione prima di rovinare tre giorni di adunata meravigliosa, di una ripresa della vita con il sorriso e nella giovialità- aggiungono le esponenti politiche facendo riferimento, come scrivono, ‘alle polemiche sulle presunte molestie’- con tutta probabilità non si sa di cosa si stia parlando, dimostrando così di non conoscere per nulla questa realtà associativa parte dell’Italia migliore”. E comunque, “si faccia luce sulle accuse, ma se non risulterà nulla di ciò che si sta dicendo, chi pontifica oggi dovrà chiedere scusa domani“.

Bertelle, Bizzotto, Donazzan, Martini, Pavan e Silvia Rizzotto denunciano dunque una “strumentale polemica cavalcata certo per pura visibilità“, rimarcano che “se ci sono denunce e fatti concreti, saranno gli stessi alpini a chiedere giustizia”. E comunque loro a Rimini c’erano “tutte. Ci siamo sempre, chi da 30 anni chi da qualche adunata. Abbiamo vissuto a Rimini, chi una giornata sola, chi tutti i giorni in mezzo alle piazze, tra la gente, cantando canzoni alpine e vivendo la giovialità tipica di questa festa di popolo. La gente perbene sa chi sono gli alpini. Qualunque città, che ha avuto la fortuna di ospitare una Adunata, è rimasta innamorata di loro e del loro modo di essere. Così il sindaco di Rimini, che ha ringraziato, al termine dell’adunata, visibilmente commosso. Peccato che chi strumentalizza non fosse presente”.

IL SINDACO RIMINI: “VITTIME SACROSANTE MA NON SI SPARI SUL CORPO

“Sugli Alpini si è creato un clima che non mi piace. Per niente”. Il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad affida ai social le sue riflessioni sul baillame mediatico generato dai presunti episodi di molestie durante l’Adunata nazionale degli Alplini. “L’importante- stigmatizza il primo cittadino- è dividersi, banalizzare, berciare qualunque tentativo di analisi”. Quando invece ci sono i fatti, segnalazioni e denunce, che “hanno peso e gravità anche al di là degli esiti investigativi” perchè “segnalano un problema culturale”. Si tratta di “volti, voci, parole che non vanno interpretate, ma credute senza se e senza alcun ma”. E da questo punto di vista, continua, “bene ha fatto” il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, a “stigmatizzare i comportamenti prima dei potenziali reati” e “bene” hanno fatto le Istituzioni ad “accompagnare questi che, fino a prova contraria, sono fatti e non opinioni”. Oltre ai fatti ci sono però gli Alpini che “di fatto vengono brutalmente colpevolizzati di ogni nefandezza”, sottolinea Sadegholvaad. E questo è “inaccettabile”. Non è “una questione di numeri”, di “responsabilità individuali”, di “inviti a non generalizzare”, del “lavoro che il gruppo dirigente degli Alpini ha fatto e si impegna ancora più a fare per modificare le cose che non vanno, e che sono intollerabili e ingiustificabili in qualunque città e in qualunque spazio della vita accadano”. Ora “l’obiettivo accusatorio è quello di impedire ogni Adunata degli Alpini di qui in avanti, e in ogni città d’Italia”.

(Dire)

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