Professioni, De Lise e Nucera: “Equo compenso senza equi diritti”

“L’ipotesi di un’approvazione del Disegno di Legge sull’equo compenso ‘sic et simpliciter’, criticato e avversato dagli stessi professionisti, è frustrante. Già è svilente che serva una norma per decidere che un professionista debba essere pagato il giusto, in primis dalla pubblica amministrazione; rischiare che i professionisti vengano essere addirittura penalizzati da una legge sull’equo compenso ci sembra eccessivo e aberrante”. Lo affermano in una nota congiunta Maria Pia Nucera, presidente dell’Associazione Dottori Commercialisti (Adc) e Matteo De Lise, presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (Ungdcec)

“La questione riguarda il diritto di essere pagati il giusto e non essere vessati da norme deontologiche ingiustificate e ingerenze nel lavoro che superino i limiti”, evidenziano Nucera e De Lise. “È un focus non soltanto economico, ma sui diritti dei professionisti. I commercialisti, ad esempio, non possono essere considerati dei vassalli da cui pretendere gettito fiscale e il rispetto di normative e pretese, spesso fumose e contraddittorie, e poi non essere considerati meritevoli di tutela nello svolgimento della professione. Lo stesso vale per i commercialisti impegnati in materie diverse da quelle tributarie. Se si pretende di non intavolare la discussione sull’equo compenso, allora saremo pronti ad aprire la questione sull’equo contributo: tutto, a quel punto, diventerà relativo”. N

ucera e De Lise si dicono “aperti, in quanto presidenti di Associazioni Sindacali, al dialogo istituzionale, che riteniamo imprescindibile ed essenziale. Ma pretendiamo di confrontarci con istituzioni che rispettano i professionisti come lavoratori e come persone”.

Redazione

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