La storia di Caterina: “Grazie alle mie figlie sono uscita dalla violenza”
“Senza le mie figlie non mi sarei salvata“. A parlare così è Caterina, una quarantacinquenne italiana di origini polacche che da un anno si è liberata della violenza del suo ex compagno, un italiano con cui viveva in una villetta vicino Roma. Lo aveva conosciuto cinque anni prima, ha raccontato alla Dire, e all’inizio andava tutto bene: “Speravo di aver ritrovato la felicità dopo la delusione subita dal mio primo marito e anche le mie figlie erano felici, tanto che avevano preso a chiamarlo ‘papà’. L’ho visto cambiare da un giorno all’altro“.
Da un giorno all’altro, infatti, l’uomo ha iniziato a manifestare una gelosia estrema, un bisogno di possesso assoluto, arrivando a vietare a Caterina qualsiasi rapporto con il mondo esterno. Piano piano, ha dovuto rinunciare a uscire con le amiche, ad andare a lavoro, a fare qualsiasi cosa fuori di casa a meno che non fosse accompagnata da lui. E anche in quelle occasioni, dice Caterina, “parlava sempre solo lui, io non potevo rivolgere la parola né a donne né tantomeno a uomini, altrimenti, una volta arrivati a casa, urlava, mi insultava, spaccava i mobili”.
E poi il sequestro delle chiavi di casa, della vecchia sim del telefono con tutti i numeri degli amici, fino ad arrivare a mettere dei sassi davanti alla porta di casa per accorgersi di eventuali uscite. E le due figlie? “Loro potevano anche uscire, ma non con me e comunque lui a volte le seguiva. Poi non sopportava che parlassero con me, era convinto che mi dessero consigli sui miei presunti amanti. E così anche loro col passare del tempo si sono sempre più chiuse in sé stesse. Stavano sempre nella loro camera, non scendevano più nemmeno per mangiare”.
Nel frattempo, l’allora compagno di Caterina diffondeva bugie sul suo conto con chiunque (“Mi mette le corna, è piena di amanti”) e dalla sua vecchia sim mandava messaggi di insulti agli amici di Caterina spacciandosi per lei. Per cinque anni Caterina è rimasta paralizzata in questa situazione, senza parlarne con nessuno: “Avevo paura a dire ‘Buongiorno’ alla gente perché temevo che lui mi scoprisse e si infuriasse, figuriamoci se potevo pensare di denunciare”.
L’ex compagno di Caterina, lavorava come vigilante, motivo per cui teneva anche una pistola in casa. Poi, però, qualcosa è scattato. “La mia figlia più piccola ha iniziato a soffrire di attacchi di panico e così ho pensato di farla parlare con qualcuno”. Caterina quindi accompagna la figlia adolescente da una psicologa, con cui parlano entrambe. Ed entrambe iniziano a raccontare la violenza subita a casa, le scenate, i divieti, l’isolamento forzato. Il compagno di Caterina sa della psicologa, è lui ad accompagnarle e tenta anche di avvicinarla per chiederle, senza successo, di riferirgli quanto ascoltato. Dopo qualche colloquio, Caterina si convince ad uscire di casa con un’amica per andare in chiesa: il compagno rientra prima di lei, non la trova, prova a chiamarla e non risponde, si convince che sia con un altro e fa l’ennesima scenata. Quando torna a casa Caterina trova il compagno infuriato e la figlia in preda al panico. “La vedevo che non riusciva a respirare e lì non ci ho visto più. Ho detto basta, l’ho cacciato, sono andata dai carabinieri e l’ho denunciato. Lui non pensava che l’avrei mai fatto, era convinto di avermi terrorizzata abbastanza, ma vedere mia figlia così mi ha fatto dimenticare la paura”.
A distanza di un anno, l’ex compagno di Caterina gira con il braccialetto elettronico e lei ha sempre con sé il dispositivo che la avvisa se lui si dovesse avvicinare: “Non ha mai suonato e lui non so nemmeno dove sia”.
La donna adesso vive da sola con le figlie, ha ripreso a lavorare in una trattoria, frequenta i corsi dello sportello antiviolenza Huesera Onlus a Roma e ha ripreso i contatti con le amiche. “Ma non è facile- racconta- Non riesco a uscire e stare in mezzo alla gente, mi sento sempre spiata. Ogni volta che vedo una macchina bianca ho paura che sia lui. Vorrei andare per negozi con le mie figlie ma non riesco. Il mio ex- ha aggiunto- non mi ha mai picchiata ma quello che ha fatto alla mia testa è anche peggio, perché non si vede ma rimane per sempre”. Le figlie, invece, stanno superando la paura di essere avvicinate dall’uomo “per dispetto” e hanno ripreso a frequentare gli amici: “è grazie a loro che ho trovato la forza di denunciare e cacciarlo. Senza di loro non ce l’avrei fatta”, ha concluso Caterina.
(Laura Monti per Dire.it)