Cinque vaccini ‘dimenticati’ che ti possono salvare la vita
La vaccinazione contro il Covid 19 è stata ciò che nell’ultimo anno ha evitato vere e proprie stragi, per quanto la ridotta aderenza da parte di alcuni cittadini alla vaccinazione abbia condotto a un numero di morti molto elevato ed evitabile, oltre a sofferenze legate alla malattia e al ricovero in area medica e intensiva.
Purtroppo la presenza di una non corretta informazione sulla materia, con una palese distorsione dell’evidenza scientifica, ha in un certo senso favorito l’accentuazione di paure personali nei confronti del vaccino. L’informazione sull’episodio che ha interessato il vaccino AstraZeneca, ad esempio, ha messo a rischio la percezione della sicurezza di altri vaccini contro il Covid ma, alla fine, la forza dell’evidenza scientifica ha avuto la meglio e si è riusciti, attraverso alcuni specifici canali, a mantenere elevata l’aderenza da parte delle persone ai protocolli vaccinali. Purtroppo, però, non è stato presente uno spirito di condivisione globale, dal momento che hanno prevalso politiche nazionalistiche che hanno evitato la distribuzione equa del vaccino in tutte le parti del mondo, favorendo ulteriori problemi quali l’emergenza di varianti virali in alcune aree geografiche che avevano una scarsa copertura vaccinale.
VACCINI SALVA VITA
Per comprendere la portata di ciò che è avvenuto negli ultimi due anni è importante ripercorrere alcune tappe della storia recente. Prima del 1900, le malattie più incidenti e mortali erano quelle infettive. Con il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie tra il 1800 e gli inizi del 1900, queste malattie hanno perso elementi fondamentali per la loro trasmissione nel nostro contesto geografico per cui, i Paesi ad alto reddito hanno visto ridurre l’impatto di queste malattie la cui mortalità proporzionale nel 2000 era circa dello 0,9%, a fronte di una mortalità proporzionale per malattie cardio-cerebrovascolari del 43-45% e 25-27% per tumori. Al contrario, nei Paesi a basso reddito, le malattie infettive continuano ad essere la prima causa di morte proporzionale.
A partire dal secondo dopoguerra, con il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie sono stati distribuiti alla popolazione generale vaccini ed antibiotici che hanno cambiato completamente la prognosi delle malattie infettive e hanno permesso un aumento dell’aspettativa di vita e, quindi, un invecchiamento, con inevitabile sviluppo di malattie croniche. Quando è comparsa la pandemia Covid-19, i Paesi ad alto reddito non erano pronti a gestire una malattia infettiva caratterizzata da elevata contagiosità, e la mancanza di una organizzazione ha provocato un cambio di prospettive e di attenzione verso le malattie più prevalenti.
Il concetto di One Health, ovvero la salute unica che riguarda uomo, ambiente e animali, acquisisce oggi più che mai un ruolo cruciale, poiché virus come il vaiolo della scimmia o quello del Covid-19 nascono da fenomeni di spillover, ovvero da passaggi di specie che sono conseguenza di uno stretto legame tra uomo e animale in determinati contesti geografici. Un legame che, se non controllato, può portare un virus di una specie animale a adattarsi ad un nuovo ospite. Ad esempio, i virus influenzali tendono a cambiare la loro struttura in uccelli, suino, e uomo, con comparsa di virus (vedi quello dell’influenza aviaria o suina) che assumono caratteristiche tali per cui il sistema di difesa umano non è in grado di fronteggiarli nella maniera migliore. Nel corso della storia, in realtà, molte malattie sono state messe sotto controllo grazie a politiche vaccinali su larga scala.
IL VAIOLO
È importante menzionare, innanzitutto, il vaiolo, visto che in questo periodo stiamo parlando del vaiolo delle scimmie. Il vaccino contro il vaiolo è l’unico nella storia della medicina che ha permesso l’eradicazione di una malattia infettiva che ha colpito milioni di persone. Questo è un vaccino che ormai non viene più somministrato alla popolazione in Italia da metà degli anni 70. Nel 1980 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato eradicata questa malattia.
Un virus molto simile a quello del vaiolo è quello del vaiolo della scimmia (monkeypox) di cui si parla da qualche settimana. Questo virus era già endemico, ovvero presente costantemente, nell’Africa occidentale e centrale. Il primo caso nel Regno Unito è stato registrato in un soggetto che ha soggiornato in Nigeria; a distanza di qualche giorno sono stati identificati altri due casi che non avevano avuto nessuna relazione col primo caso notificato. Da questi ed altri dati si evince che si è venuta a realizzare una trasmissione in diverse parti del mondo, al momento in forte crescita, ma non ci troviamo di fronte ad una situazione pandemica analoga a quella del Covid-19.
LA POLIOMIELITE
Un altro vaccino fondamentale è stato quello contro la poliomielite. Questa malattia è ancora presente in Afghanistan e Pakistan ed ha degli effetti terribili. Il virus si acquisisce per via fecale-orale, sostanzialmente mangiando e bevendo cibi e acqua contaminati da feci contenenti questo virus, il quale raggiunge l’intestino e, da lì, il sistema nervoso centrale, creando paralisi degli arti e, talvolta, dei muscoli respiratori, con conseguente morte. Nei Paesi più poveri, dove la circolazione del virus era molto elevata, tra i più colpiti risultavano i bambini che, meno attenti all’igiene, entravano più facilmente in contatto con il virus e ne rischiavano le complicanze. Da metà degli Anni 50 sono stati introdotti due vaccini: uno, cosiddetto ‘inattivato’, ovvero costituito dal virus ucciso in laboratorio, e l’altro, cosiddetto ‘vivo’, ottenuto modificando il virus in laboratorio fino a renderlo incapace di determinare la malattia ma in grado di stimolare il sistema immunitario a produrre una risposta efficace.
Questi due vaccini hanno determinato un crollo radicale della incidenza di questa malattia, anche grazie ad attive politiche che hanno coinvolto associazioni, fino ad una quasi scomparsa della malattia a livello globale.
L’EPATITE B
Ancora, bisogna ricordare il vaccino contro l’epatite B, malattia di natura virale che colpisce principalmente il fegato e che si trasmette per via parenterale. Questo vaccino, somministrato alle persone in maniera sistematica dai primi Anni 90, ha cambiato radicalmente la storia naturale di questa malattia. In Italia, dal 1991, viene indicato per neonati al terzo mese e per alcune categorie di popolazione (ad esempio, gli operatori sanitari). Gli effetti di questo vaccino sono stati straordinari: questo tipo di infezione provoca un’infiammazione del fegato che tende a diventare cronica e nel tempo può trasformare il fegato in una massa fibrosa (cirrosi), ed aumentare il rischio di sviluppare un tumore.
LO PNEUMOCOCCO
Il quarto vaccino è poco pubblicizzato ma fondamentale. È quello contro lo pneumococco, un batterio che ha la capacità di colpire tutte le fasce di età ma, in modo particolare, determina infezioni severe nei bambini e negli anziani. Le conseguenze di questa infezione sono: polmonite, meningite, infezione del sangue, e di altre parti del corpo (orecchio medio). La presenza di un vaccino capace di proteggerci è fondamentale per la sopravvivenza e migliorare la qualità di vita delle persone. Questo batterio non è unico ma ne esistono tanti tipi (cosiddetti sierotipi) che hanno una distribuzione diversa a livello geografico e caratteristiche differenti, in grado di determinare complicazioni diverse. In questo caso, i vaccini sviluppati nel tempo hanno incluso alcuni antigeni dei sierotipi (veri e propri ‘pezzi’ di questi batteri): il cosiddetto vaccino 7-o 13-valente offre protezione nei confronti di sette o tredici sierotipi maggiormente responsabili di malattia nel mondo.
IL TETANO
Infine, va ricordato anche il vaccino contro il tetano, grave malattia neurologica, provocata da un batterio che infetta l’uomo attraverso ferite ed è caratterizzata da dolorosi spasmi muscolari che possono compromettere la funzionalità polmonare e portare alla morte. Il vaccino anti-tetanico, reso obbligatorio in Italia dal 1938 per i militari, dal 1963 per alcune categorie professionali considerate più esposte a rischio di infezione e dal 1968 per i bambini nel 1° anno di vita, è uno strumento di prevenzione efficace contro questa malattia.
La storia di questi vaccini ‘dimenticati’ rappresenta la battaglia portata tutt’ora avanti dagli scienziati di tutto il mondo contro la diffusione di virus e batteri pericolosi per il genere umano, compreso il Sars-Cov-2 responsabile della pandemia Covid-19. È solo grazie ad una corretta comunicazione scientifica che si potrà contrastare la disinformazione e la misinformazione, e combattere la narrativa anti-vaccini che ha caratterizzato il dibattito degli ultimi anni. Il vaccino rimane, dunque, necessità e salvezza per l’uomo in ogni tempo.
(di Giovanni Sotgiu/Dire)