Covid, l’autunno non sarà all’insegna di obblighi e chiusure
Prudenza, attenzione ma, soprattutto, tanta consapevolezza. Il prossimo autunno sarà quello della ‘svolta’ nella convivenza, ormai inevitabile, con il virus Sars-Cov-2, responsabile della pandemia di Covid. Cominciamo con le buone notizie.
NIENTE LOCKDOWN, SÌ AL RICHIAMO VACCINALE RAGIONATO
Per prima cosa quest’anno siamo molto più forti rispetto all’autunno del 2021. Rispetto al passato, infatti, adesso abbiamo dei farmaci curativi che saranno lo strumento che permetterà di ridurre gli effetti di salute della malattia. Non sarà più il lockdown a salvare le persone, ma un richiamo vaccinale ragionato e l’uso dei farmaci anti-virali oggi disponibili.
Secondo: ormai stiamo ufficialmente vivendo una fase di transizione tra la pandemia vera e propria e la fase endemica, ovvero di presenza continua e costante della malattia nella nostra società. Considerando le caratteristiche di questo virus, infatti, dobbiamo immaginare un suo andamento ciclico del tutto simile a quello delle onde di un sasso gettato in uno stagno, ragion per cui, salvo l’emersione di una variante più patogena e devastante, andremo incontro a una naturale evoluzione del virus, che diventerà più benevolo con l’ospite replicandosi a livello delle prime vie aree e coinvolgendo in misura minore i polmoni, con la conseguente riduzione dei rischi di decesso anche per i pazienti anziani o fragili, i più coperti dalle vaccinazioni.
Il minor impatto del virus è dovuto soprattutto alla campagna vaccinale attuata nell’ultimo anno che ha contribuito non solo alla salvaguardia della salute del singolo ma anche al controllo degli effetti del virus sulla collettività, con conseguente riduzione della diffusione. Come l’evidenza scientifica dimostra, è il vaccino ad aver protetto la popolazione dagli effetti più terribili di questa malattia e non i numerosi casi di ‘Covid party’, ovvero il gioco della roulette russa con cui molte persone hanno cercato volontariamente di infettarsi come rimedio ‘fai da te’.
MASCHERINE E BUONSENSO
L’unico rischio reale che dobbiamo affrontare è che ci sia una maggiore circolazione della malattia a causa dell’allentamento di quelle norme di protezione che purtroppo andiamo abbandonando mentre dovremmo mantenere, almeno a livello di presidi: mascherine, igiene delle mani e distanziamento. E’ infatti necessario superare la stagione degli obblighi ed entrare tutti insieme, in quella del buonsenso: se in condizioni normali si potrà infatti fare a meno di mascherine e altro, in condizioni eccezionali dovremo nuovamente far ricorso ai Dpi, che – vale la pena di ricordarlo – possono essere utili ad arginare anche altri malanni di stagioni, primi fra tutti influenza e raffreddore.
GLI EFFETTI DEL LONG COVID
L’altro problema che dovremo affrontare a livello sanitario, e questa volta dovremo farlo con maggior convinzione e consapevolezza, è quello del long Covid, cioè gli effetti a lungo termine di una malattia che rimane ancora tutta da indagare. Circa un terzo delle persone che guariscono, nonostante non abbiano manifestato una sintomatologia grave, continueranno ad avere conseguenze a livello respiratorio, cerebrale, cardiaco e anche, cosa da non sottovalutare, a livello psicologico. Purtroppo, non esistono ancora ambulatori o linee guida nazionali per fronteggiare e gestire gli effetti del Long Covid, poiché solo ora si sta consolidando una casistica molto importante relativa a persone che non guariscono appieno o guariscono molto lentamente dalla malattia.
DECISIONE AI CITTADINI
In questo contesto è di fondamentale importanza anche l’atteggiamento del decisore pubblico: nella gestione del Covid scienza e politica vanno di pari passo, in quanto è l’evidenza scientifica a dare supporti tecnici alle decisioni politiche. È un lavoro molto complicato, in quanto va a creare disequilibri a livello politico e sociale poiché ci sono categorie inevitabilmente colpite più duramente di altre, come la ristorazione o turismo. Diventa, quindi, un problema di sostenibilità e di consenso e saranno i cittadini stessi a doversi pronunciarsi nei confronti di scelte politiche non sempre popolari ma tutte più che valide.
(di Fabrizio Pregliasco/DIRE)