La sofisticata tecnologia dei droni militari impiegata per lo studio e la salvaguardia di balene e delfini del Mediterraneo

Per la prima volta in assoluto un drone ad ala fissa di oltre 7,30 m di apertura alare e con un’avanzata sensoristica viene utilizzato per raccogliere dati su cetacei, tartarughe, mobule e squali, fornendo un’ottica completamente diversa rispetto ai survey effettuati con le imbarcazioni e dati scientifici non ottenibili con droni più piccoli e meno performanti.

Il mezzo aereo è un Tekever AR5 Evolution, velivolo a pilotaggio remoto (RPAS) che l’Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima (EMSA) ha nuovamente messo a disposizione della Guardia costiera italiana per la campagna estiva 2022, questa volta però non solo per consentire un migliore monitoraggio dei traffici marittimi e sorveglianza sul mare, ma anche per monitorare i grandi vertebrati marini del Santuario Pelagos.

Un primo obiettivo del nuovo progetto, denominato AN EYE IN THE SKY e condotto in collaborazione con l’Istituto di ricerca Tethys, sarà testare le diverse potenzialità di questo velivolo a pilotaggio remoto, che farà base presso il Comando Base Aeromobili Guardia Costiera di Sarzana. Da qui il drone, pilotato da personale specializzato della società privata REACT, volerà durante le missioni per più di 100 km per raggiungere l’area di studio, un quadrato di circa 40 x 40 km di fronte a Imperia, dove percorrerà una serie di “transetti” (rotte parallele disegnate per coprire l’area in maniera uniforme) alla velocità di circa 100km/h.

La zona, che verrà monitorata a partire dalla fine di giugno, si trova nel cuore del Santuario Pelagos, un’area marina protetta transnazionale, tutelata grazie a un accordo tra Italia, Francia e Principato di Monaco, che ospita tutte le specie di cetacei regolari del Mediterraneo, istituita per la sua importanza strategica e per la salvaguardia di balenottere comuni, capodogli, zifii e diverse specie di delfini. Nel Santuario, l’Istituto Tethys conduce ricerche da oltre 30 anni e vanta ad oggi la più lunga serie di dati scientifici del suo genere nel Mediterraneo, compresi molti survey aerei “tradizionali”.

Per la prima volta proprio nella recente giornata dedicata agli oceani, e poi successivamente, sono stati condotti a Sarzana due voli di test del velivolo ad ala fissa di circa 180 kg con autonomia di volo fino a 12 ore e velocità di crociera di 55 nodi. Il mezzo, utilizzato anche per implementare il servizio di pattugliamento per la sorveglianza ambientale e risposta agli inquinamenti, la vigilanza della pesca e il monitoraggio del traffico marittimo, è equipaggiata con sensore elettro ottico e sensore a infrarosso, macchina fotografica ad altissima risoluzione, telecamera a puntamento laser per il tracciamento delle unità in mare, sistema radar marittimo, sensori di rilevazione delle emissioni radar e radiofoniche per individuare eventuali chiamate/segnali di soccorso, ricevitore AIS e trasponder aereo, nonché trasmettitore radio per indicare la posizione d’emergenza (EPIRB). Inoltre, il velivolo può essere configurato per il trasporto di una zattera di salvataggio per dare assistenza a eventuali naufraghi dispersi in mare. Sono al momento previsti circa 3 voli a settimana, che potrebbero essere incrementati una volta accertata la piena interoperabilità con le normali operazioni dell’aeroporto di Sarzana. Tale mezzo va ad aggiungersi alla dotazione di elicotteri AW 139 CP (Nemo), dislocati presso il Comando Base Aeromobili Guardia Costiera di Sarzana che garantisce la ricerca e il soccorso in mare nell’ambito del Piano Nazionale del Soccorso Marittimo, con il servizio di allarme SAR h24.

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Redazione

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