Giletti sviene a Mosca, gli amici italiani del fascista Putin protestano
La guerra scatenata da Vladimir Putin contro il popolo dell’Ucraina non si arresta. Anche oggi distruzione e morte, con missili e colpi di artiglieria che martellano senza sosta, soldati corrotti come i loro superiori che si macchiano anche di crimini contro l’umanità.
Come non ricordare le telefonate dei giovani soldati con le loro famiglie in Russia, messe al corrente delle loro razzie e dei loro furti – anche l’oro e l’argento dei morti – che li incitavano a mandare a casa tutto quello che potevano arraffare. Come scordare le parole del giovanissimo soldato russo: “Mamma, qui stiamo ammazzando la gente comune”, e la mamma sicura che rispondeva: “Non è vero, caro figlio, in tv dicono che state ammazzando i nazisti ucraini“.
In Italia l’argomento del giorno, a questo riguardo, è la pagliacciata messa in onda da Massimo Giletti, con svenimento annesso, come inviato a Mosca di ‘Non è l’arena’ per intervistare due sgherri del regime di Putin, come se fossero persone libere e titolate a rispondere su questioni che riguardano la libertà e l’autodeterminazione di un popolo, la democrazia, l’informazione pluralista.
La figuraccia era scontata, perché alcuni nostri intrattenitori televisivi ancora non hanno capito, con chi li segue, che Putin e la sua cricca di potere della verità e delle regole di una democrazia non solo se ne sbattono ma le considerano pericolose, come l’amico turco Erdogan: idee dell’Occidente decadente da cancellare in ogni modo.
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(Dire)