Province, De Pascale: “Hanno cercato di oscurarci: non ci sono riusciti”

“Le Province italiane rappresentano un mix straordinario di radici, tradizioni e straordinaria diversità. Ma nei confronti del Governo, insieme con gli amici di Anci, siamo in grado poi di fare sintesi e rappresentare una posizione unica a livello nazionale. C’è stato un tentativo, un tentativo oggettivo, di oscurare e colpire questi territori. Un tentativo di depauperare il sistema delle autonomie locali. Questo tentativo è fallito e, al netto delle tante problematiche che abbiamo, oggi le Province italiane rappresentano un sistema efficace ed efficiente”. Così dal palco il presidente dell’Unione delle Province italiane, il sindaco (Pd) di Ravenna Michele De Pascale, oggi pomeriggio all’assemblea nazionale dell’associazione al teatro Alighieri della città romagnola, in vista della discussa riforma nazionale degli enti di secondo livello dopo il tentativo di chiuderli, di fatto, pochi anni fa.

De Pascale interviene in presenza in platea del ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini (è intervenuto anche il collega alla Pubblica amministrazione Renato Brunetta) e dopo aver letto un messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che loda gli amministratori provinciali per il loro impegno anche e soprattutto negli ultimi anni. Dunque De Pascale, incassando applausi in sala e a distanza il sostegno del presidente Anci Antonio Decaro, che interviene ai lavori di Ravenna da remoto, cita la legge Delrio, la 56/2014, la quale, seppur nell’ambito di una riforma incompleta, ha rivisto profondamente le Province rendendole un ente di secondo livello (senza più l’elezione diretta) con competenze, ma non troppe risorse, solo sulla gestione e manutenzione di strade e scuole.

Continua De Pascale in sala, dopo aver ricordato il ‘sentiment’ dei tempi del Governo Renzi: “Diciamocelo che abbiamo messo in campo investimenti importantissimi in questi anni. Quando lo Stato ci ha chiamato a svolgere funzioni ordinarie e straordinarie, di rilancio degli stessi investimenti prima e di interventi durante la pandemia dopo, lo abbiamo saputo fare con grandi risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Anche noi quindi- sprona i colleghi De Pascale- dobbiamo stare attenti a non chiuderci in un cahiers de doléances, senza raccontare quanto di buono facciamo”.

Incalza in assemblea anche il presidente di Upi Emilia-Romagna, il presidente della Provincia di Modena Giandomenico Tomei, sfumando però a proposito di un altro aspetto dibattuto, quello dei mancati compensi non da oggi per i sindaci che nei territori lavorano anche come presidenti di Provincia.

“Non è l’indennità del presidente- assicura Tomei- che risolve i problemi che abbiamo, del resto molti di noi hanno assunto la carica gratuitamente senza nemmeno immaginare che ci potesse essere un indennizzo. Ci serve una riforma vera del Testo unico delle autonomie locali che dia alle Province una struttura forte e una governance condivisa e non monocratica come oggi, per dare un servizio all’altezza delle aspettative- evidenzia l’amministratore modenese- dei cittadini e del territorio che amministriamo”. Rincara la dose Tomei: “Non possiamo essere governati da una legge, la 56 del 2014, che prevedeva la nostra soppressione. La riforma è essenziale perché serve a rendere le nostre Province cardine del rilancio del paese. Basti pensare a quello di cui ci stiamo occupando ora, come le risorse del Pnrr, la pianificazione territoriale, la transizione energetica, le strade e scuole superiori”.

Sugli stessi toni, aprendo i lavori di Ravenna, interviene anche Silvia Chiassai Martini, vicepresidente Upi, che scandisce dal palco: “Sollecitiamo Governo e Parlamento ad ascoltare le richieste delle Province, perché è attraverso le istanze delle istituzioni locali che si risponde concretamente alle domande che vengono da cittadini, società civile, forze economiche e sociali. Resta il nodo- ricorda la presidente della Provincia di Arezzo- delle risorse di parte corrente, su cui siamo in forte allarme, dopo il crollo delle entrare RcAuto per via della crisi”.

(Lud/ Dire)

Redazione

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