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Il 30 giugno è stato The Asteroid day, ‘il Giorno dell’asteroide’. Le celebrazioni ufficiali sono state istituite nel 2014 dall’Unesco su impulso di Brian May – noto ai più come il celebre chitarrista dei Queen ma che in realtà è anche un astrofisico di livello – Russell Louis Schweickart, astronauta dell’Apollo 9, Danica Remy, presidente della Fondazione B612 e Grig Richters, regista e attivista politico. L’obiettivo è diffondere la conoscenza sugli asteroidi, corpi celesti non sferici simili a un pianeta di piccole dimensioni, differenti dai meteoriti, molto più piccoli, mentre quelli composti prevalentemente da ghiaccio sono le più famose comete. Per trovare il motivo per cui il 30 giugno è stata scelta come data bisogna risalire al 1908 e andare in Siberia orientale, nelle vicinanze del fiume Tunguska, quando, proprio il 30 giugno, alle 7.14 ora locale un’esplosione titanica abbattè quasi 80 milioni di alberi su una superficie di 2.150 chilometri quadrati. Un evento a dir poco impressionante.

Si stima che l’onda d’urto dell’esplosione fosse assimilabile a un terremoto di grado 8 della scala Richter, potenza di una portata tale da poter distruggere una grande area metropolitana. Non a caso alcuni testimoni riferirono di aver sentito uno scoppio sordo e di aver visto una nube di fumo da più di 500 chilometri di distanza. Semen Semenov, uno dei testimoni, che si trovava a soli 65 chilometri di distanza dalla deflagrazione riferì di aver visto in una prima fase il cielo spaccarsi in due e un grande fuoco coprire la foresta e in un secondo tempo notò che il cielo si era richiuso, udì un fragoroso boato e si sentì sollevare e spostare fino a qualche metro di distanza. Non solo, l’onda d’urto fece quasi deragliare alcuni convogli che stavano percorrendo la Transiberiana a 600 chilometri dal punto di impatto. Altri effetti si percepirono persino a Londra, dove, in quel frangente, pur essendo mezzanotte il cielo era talmente chiaro e illuminato da poter leggere un giornale senza l’ausilio della luce artificiale.

Il mineralologo russo Leonid Alekseevic Kulik disse di essere riuscito a identificare il luogo dell’impatto in una foresta abbattuta presso il bacino del fiume Tunguska Pietrosa. Per questo tra il 1927 e il 1939 Kulik organizzò quattro spedizioni, ma non fu mai trovato il cratere o altre evidenze dell’impatto. Per iniziativa di Kulik, e sotto la sua direzione, fu realizzata nel 1938, la prima ripresa aerofotografica della zona colpita dalla catastrofe utilizzando un dirigibile.

Sul luogo identificato come l’origine dell’evento del 1908 sono state organizzate numerose spedizioni scientifiche dal 1950 fino ai nostri giorni. Mediante analisi chimiche è stata rilevata la presenza di polveri con tracce di nichel e iridio.

Ancora oggi non sappiamo con certezza quale sia stata la causa. L’ipotesi più accreditata come causa del fenomeno è l’esplosione di un asteroide sassoso di dimensioni comprese fra i 30 ed i 60 metri di diametro che si muoveva a una velocità di almeno 15 chilometri al secondo (54.000 km/h). La deflagrazione del corpo celeste sarebbe avvenuta a un’altezza di 8 chilometri. La resistenza offerta dall’atmosfera può aver frantumato l’asteroide, la cui energia cinetica è stata convertita in energia termica con la conseguente vaporizzazione dell’oggetto roccioso che ha causato un’immane onda d’urto che ha colpito il suolo.
Simulazioni più recenti, come quella effettuata da Natalia Artemieva per conto dell’Istituto per la dinamica della geosfera di Mosca, hanno confermato la probabile vaporizzazione dell’asteroide avvenuta 5-10 chilometri sopra Tunguska, mentre nel 2007 Mark Boslough, per conto del Sandia National Laboratories, ha calcolato che l’esplosione fu di circa 3-5 megatoni.

La frequenza media di impatti terrestri con oggetti simili a quello caduto su Tunguska è all’incirca di uno ogni 600 anni, ma meteoroidi entrano nell’atmosfera della Terra dallo spazio ogni giorno, di solito viaggiando a una velocità di oltre 10 chilometri al secondo. Il calore generato dalla compressione dell’aria nella parte anteriore del corpo che viaggia attraverso l’atmosfera è enorme e la maggior parte dei meteoroidi bruciano o esplodono prima di raggiungere il suolo terrestre.

Dalla seconda metà del XX secolo, un attento monitoraggio dell’atmosfera terrestre ha portato alla scoperta che le esplosioni di meteoriti si verificano piuttosto frequentemente. Un meteoroide di pietra di circa 10 metri di diametro può produrre un’esplosione di circa 20 kilotoni, simile a quella della bomba ‘Fat Man’, sganciata su Nagasaki. Dati rilasciati dal programma di difesa della US Air Force indicano che tali esplosioni si verificano nell’atmosfera superiore più di una volta all’anno.

Redazione

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