Civitanova, Sedu: “la morte di Alika non è fatto isolato”

In Italia purtroppo uccisioni come quella di Alika Ogorchukwu a Civitanova Marche non sono fatti isolati: a ottobre attendiamo la sentenza in primo grado per la morte di Jerry Boakye, pestato nel 2018 e rimasto tetraplegico. Il giovane nativo del Ghana, che aveva appena compiuto 26 anni all’epoca dei fatti, non è sopravvissuto alle conseguenze di un’aggressione mentre era in autobus: è venuto a mancare due anni dopo, due anni trascorsi in sedia a rotelle”. A parlare con l’agenzia Dire è Hilarry Sedu, avvocato napoletano consigliere dell’Ordine degli avvocati di Napoli, autore della proposta di legge sulla cittadinanza nota come “ius scholae”, che invoca tale diritto per i bambini nati in Italia da genitori stranieri o arrivati da piccoli che abbiano frequentato le scuole qui.

Anche lui è nigeriano di origini come Alika Ogochukwu, l’ambulante di 39 anni che ha perso la vita venerdì 29 luglio, aggredito da Filippo Ferlazzo in pieno giorno come dimostrerebbe un video realizzato da una passante con lo smartphone. Il presunto assassino è attualmente rinchiuso nel carcere di Montacuto, in provincia di Ancona, come ha stabilito ieri il gip di Macerata riconoscendo “evidenti gravi indizi di colpevolezza” presentati dagli inquirenti.

Una vicenda che ha suscitato un forte dibattito intorno al tema del razzismo e anche dell’indifferenza: secondo le prime ricostruizioni nessuno sarebbe intervenuto per difendere Ogochukwu, sebbene si trovasse su uno dei viali principali di Civitanova. Secondo Sedu “nel nostro Paese in questi casi raramente le persone aiutano ma se c’è di mezzo uno straniero, soprattutto se nero, scatta l’idea che la violenza per qualche ragione sia legittima”.

“IL RAZZISMO È NEI GESTI ECLATANTI MA ANCHE NELLE BANALITÀ QUOTIDIANE”

Hilarry Sedu evidenzia inoltre che più “umili” sono le condizioni della persona di colore, più e comune arrivare a gesti violenti, come dimostra un altro caso di cui il legale si è occupato: Zoumana Karidioula, meccanico ivoriano che, stanco di essere sottopagato e tenuto senza contratto, ha chiesto più tutele ottenendo insulti e allarmanti minacce dal datore di lavoro italiano. La vicenda è avvenuta lo scorso novembre a Napoli e Karidioula ha sporto denuncia.

Ma, al di là di questi episodi eclatanti e facilmente riconoscibili, per Sedu in Italia esiste un razzismo quotidiano fatto di battute goliardiche ma anche scelte che portano all’esclusione o alla “ghettizzazione” della persona non bianca, e contro cui è difficile ribellarsi perché appaiono come atti banali, casuali o, al limite, come gesti maleducati. Ma come chiarisce Sedu, “sono azioni striscianti e colpiscono tutti, senza eccezione”.

“IL PROBLEMA SI RISOLVE CON L’ASCENSORE SOCIALE”

Come fare per porvi fine? “Ci voglio azioni concrete”, sostiene l’avvocato. “Serve un ascensore sociale che garantisca l’accesso a cariche di alto livello anche ai giovani di origine straniera, diritto già garantito dalla Costituzione. Se la gente comincerà a vedere magistrati, funzionari governativi e dirigenti neri- conclude Sedu- inizierà a capire che non è il colore della pelle a distinguere le persone ma le capacità personali“.

(Dire)

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Redazione

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