Il Covid resti fuori dalle elezioni, candidare i virologi non premia

Per gli italiani il Covid deve restare fuori dall’urna. Sull’orientamento degli elettori peseranno altri temi, tutti legati alle difficoltà sociali ed economiche.

“Per questo candidare i virologi non premia. I cittadini si affidano agli scienziati, ma se stanno in Parlamento non pesano di più”. Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè, è sicuro che il voto sarà condizionato dal “caro spesa e dal caro bollette, in cima alle preoccupazioni dei cittadini. Il tema del lavoro è al terzo posto, perché il caro vita colpisce tutti, chi ha un lavoro, chi non ha un lavoro e chi è pensionato. Ricordiamoci che gli italiani hanno i redditi medi più bassi di Europa”.

Il virus non porta voti. “Le persone che si preoccupavano del Covid continueranno a farlo e ad essere attente, mentre chi non era attento prima non lo sarà nemmeno adesso”, spiega il sondaggista. Proseguendo nella classifica delle urgenze per gli italiani dopo il tema dell’occupazione, “che peserà di più sulle fasce giovani della popolazione, c’è al quarto posto la questione tasse, che è sempre legata alla capacità di spesa”.

Probabilmente a puntare l’attenzione sul calderone tasse saranno soprattutto le imprese e “i partiti lo sanno- conferma Buttaroni- il tema delle imprese è fondamentale, se chiudono si perdono posti di lavoro e con un tessuto produttivo in crisi dal 2014, poi fiaccato dalla pandemia, ora c’è il rischio del collasso. A tenere su l’economia è il turismo”.

Le imprese si aspettano “un autunno difficilissimo e ad aiutarle non potrà essere nemmeno la riforma fiscale, i cui affetti si vedranno l’anno successivo. Come tireranno avanti nei prossimi quattro mesi, quando dovremo fare fronte al razionamento energetico, al caro bollette e all’aumento dell’inflazione che raggiungerà il picco entro fine anno, per poi stabilizzarsi?”, chiede il presidente di Tecné.

Oggi la perdita d’acquisto reale “sta tra il 9 e il 10% e sulle famiglie più fragili – la maggioranza in Italia – incide sullo stipendio per il 15%“. Tradotto in soldi: “Su un salario medio di 1.200 euro significa perdere ogni mese 300 euro. Se fossi un politico proverei a costruire il mio programma iniziando a fare la spesa con un budget mensile di 900 euro, a cui bisogna togliere però i soldi per le bollette rincarate, l’affitto e altro”.

I partiti, però, alle prese con le liste non sono entrati nel vivo della campagna elettorale. Il Pd, in particolare, è teatro di riposizionamenti e sul suo livello di gradimento Buttaroni non appare ottimista. “Il Pd non prende quota. Le liste hanno lasciato uno strascico di polemiche che si fa sentire e adesso ne sta pagando il prezzo. Può darsi che la composizione delle liste nel corso della campagna restituisca un senso rispetto a quello che Letta e la sua segreteria ha fatto dal punto di vista del segnale politico, ma è tutto ancora opacizzato dalle polemiche”. Nemmeno la scelta di Crisanti ha avuto l’esito sperato: “Il microbiologo non ha premiato- conclude Buttaroni- il Covid non lo risolve Crisanti, né potrà dare la linea al Pd più di quello che ha fatto fino adesso”.

(Dire)

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Redazione

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