Elezioni, i presidi: “Basta usare le scuole come seggi elettorali”

“Bisogna cominciare a lavorare da ora perché tra cinque anni nessuna scuola venga più utilizzata come seggio elettorale. Ogni volta che si arriva in prossimità delle elezioni ci si ricorda di questo problema, ma non si comincia mai a cambiare le cose”. Lo dichiara Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) alla Dire.

A poco più di un mese dalle elezioni politiche del 25 settembre, si riapre il dibattito sul tema dei seggi elettorali, che riguardano per lo più scuole primarie, elementari e medie. Anche quest’anno, quindi, tra sanificazione e organizzazione, le scuole perderanno tra i due o tre giorni di lezioni per consentire lo svolgimento delle elezioni.

“Oramai il problema già c’è ed è impossibile risolverlo ora: bisogna risolvere i problemi per tempo e dedicare alla scuola la giusta attenzione – osserva il presidente Anp – Siamo consapevoli del fatto che è sempre stato così. Alle forze politiche la scuola non interessa, se non nella misura in cui considera i suoi dipendenti come elettori. Ma di visioni di modifiche vere, che impegnino le forze politiche e il bilancio dello Stato, non c’è traccia. In questa campagna ancora meno di altre”.

“BENE LA CARRIERA PER I PROF, SCANDALOSO NON DECIDANO I PRESIDI”

Giannelli commenta anche l’introduzione della figura del ‘docente esperto’, prevista dal dl Aiuti bis, che sta facendo discutere nel mondo della scuola. “Finalmente viene riconosciuto il fatto che non tutti i docenti sono uguali e si debbano riconoscere trattamenti differenziati – spiega il presidente Anp – Di questo siamo molto contenti. Ma le modalità di applicazione di questo concetto sono assolutamente insoddisfacenti e irrealistiche“.

Accolto con scetticismo dai docenti e opposizione dai sindacati, il docente esperto ha reso scontenti anche i dirigenti scolastici. “I docenti esperti a scuola già ci sono, quindi far partire una misura del genere tra nove anni e non subito non ha senso – osserva Giannelli – Tra nove anni non sapremo neanche cosa sarà del nostro sistema scolastico. Questa riforma sembra voler spostare avanti un problema per non affrontarlo oggi“.

L’altro aspetto criticabile, secondo il presidente di Anp, è che la misura riguarda solo 8mila docenti l’anno, quindi uno per istituto scolastico, “invece ne servirebbero almeno una decina per scuola”. Se concettualmente si tratta quindi di “un passo in avanti importante”, per Giannelli “dal punto di vista pratico è un fallimento“. Anche perché “che debba essere un organo collegiale a decidere l’assegnazione dei fondi e non il dirigente scolastico, è scandaloso. Il dirigente scolastico continua ad avere interferenze con gli organi collegiali. È un passo indietro. Il dirigente conosce l’operato dei suoi docenti e ne riconosce il valore sia dal punto di vista didattico che organizzativo”, conclude il presidente Anp.

(Dire)

Redazione

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