L’Italia non fa più figli

“Rispetto ad alcuni decenni fa, la sensibilità e la conoscenza del problema della denatalità è più nota e quindi anche la stessa politica segue la situazione con attenzione”. Lo dice il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, ospite di Sky Tg24. “Ho sentito parlare di quoziente familiare, di valorizzazione degli assegni, ovvero di situazioni nelle quali, in qualche modo, c’è un maggiore interesse a questa benedetta natalità che va, progressivamente, discendendo“.

“Quale giorno fa – ricorda il presidente dell’Istituto di Statistica – ho lanciato un segnale: se alla fine dell’anno le cose vanno avanti così, avremo 380mila, massimo 385mila nati, in un Paese di poco meno di 60 milioni di abitanti. È follia. Se vogliamo continuare ad essere un grande Paese – aggiunge Blangiardo – dobbiamo anche avere una popolazione conseguente, perché il Lussemburgo, il Principato di Monaco o la Svizzera non sono grandi Paesi anche perché non hanno una dimensione demografica da grande Paese”.

“Tutto questo – osserva il presidente Istat – ha un impatto sul Pil, perché quello complessivo del Lussemburgo, parli di nominale, è evidentemente più piccolo del Pil dell’Italia. Quindi la popolazione determina la ricchezza complessiva del Paese“.

“Naturalmente le tendenze che sono in atto potrebbero determinare, sia per la dimensione della popolazione che per l’invecchiamento, quindi la minor partecipazione al mercato del lavoro, l’ipotesi che i circa 1.800 miliardi di oggi scenderebbero di più di 500 miliardi, ovvero 500 miliardi di Pil in meno come ricchezza complessiva. E lo stesso Pil pro capite, dai 30mila scenderebbe a 25mila. Questo, naturalmente a parità di altre condizioni, determinerebbe un impoverimento della popolazione italiana“.

Blangiardo conclude: “I giovani rischiano di essere poco esistenti nella popolazione, non solo dai programmi della politica. Noi abbiamo un popolo di giovani che si è formato attraverso le nascite del passato e nascite che sono state via via decrescenti. È evidente che stiamo parlando di un numero di persone che è, tutto sommato, sempre meno. Viceversa, la componente matura, quella diversamente giovane, ovvero gli anziani, è via via crescente“.

(Dire)

Redazione

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