Protesi al seno, quanto durano?
Nel periodo dal 25 marzo 2019 al 31 agosto 2021, si è svolta la fase pilota del Registro nazionale degli impianti protesici mammari, con l’obiettivo di definire le variabili e testare i flussi informativi per l’istituzione di una piattaforma informatica in grado di rispondere alle finalità stabilite dalla legge 86/2012, istitutiva del registro nazionale e dei registri regionali.
Al termine della fase pilota del Registro nazionale il ministero della Salute ha diramato un vero e proprio identikit delle protesi al seno, secondo il numero e la tipologia di dati inseriti in questa prima fase.
“Il volume medio delle protesi impiantate nelle procedure eseguite con finalità estetica è di 312 cm3 (range: 55-675 cm3). L’analisi dei dati effettuata sulle revisioni ha mostrato una durata di vita media della protesi posizionata per finalità estetiche di 11,2 anni e 6,8 per quelle ricostruttive. La quasi totalità delle protesi impiantate- presenta il Report- sia per finalità estetiche che ricostruttiva ha un riempimento in silicone (99,5%); solo lo 0,5% ha contenuto in silicone e microsfere di borosilicati. La necessità di ridurre l’incidenza di complicanze postoperatorie nel breve e lungo termine ha favorito, a livello internazionale, la definizione di linee guida per la gestione del paziente nella fase pre–intra e post-operatoria. La profilassi antibiotica, i tempi operatori, il cambio dei guanti prima del posizionamento della protesi, l’utilizzo di antisettici o antibiotici per la gestione del dispositivo durante l’intervento e l’uso dei drenaggi sono tutti fattori che possono condizionare il verificarsi di eventi quali: infezioni, ematomi, sieromi, contrattura capsulare”, si legge ancora.
Hanno partecipato a questa fase pilota 139 chirurghi che hanno registrato più di 7.700 procedure, con un totale di 7.456 protesi impiantate e 1.966 dispositivi rimossi. Gli interventi sono stati eseguiti nel 50% dei casi in strutture pubbliche, nel 40% private e nel 10% in private accreditate. Emerge, tra i diversi dati, come “l’87% dei pazienti che si sono sottoposti a impianto o rimozione di una protesi mammaria per finalità ricostruttive ha dati anamnestici di rilievo per questo tipo di chirurgia, contro solo il 21% di coloro che lo hanno fatto per ragioni estetiche”.
In merito agli interventi ricostruttivi emerge che “la protesi è stata impiantata in immediato nel 70,2% dei casi, mentre nel 29,8% dopo rimozione di un espansore” e “in presenza di una diagnosi di neoplasia mammaria, oltre alla procedura di impianto protesico è stato effettuato nel 28% dei casi l’allestimento di un lembo locale, nel 2,7% il trapianto di tessuto adiposo, nell’1,9% dei casi entrambi le procedure. Nel 14% dei casi, la protesi è stata posizionata a seguito di mastectomie profilattiche eseguite nell’86,6% dei casi con risparmio di cute e capezzolo. Nelle mastectomie profilattiche, oltre alla procedura di impianto protesico è stato effettuato: nel 26,9% dei casi l’allestimento di un lembo locale, nel 1,8% il trapianto di tessuto adiposo, nel 1,2% dei casi entrambi le procedure”.
(Dire)