(VIDEO) Salvini riunisce i neo-eletti della Lega: cellulari sequestrati, silenzio e niente cene fuori

Non parlate con i giornalisti, state attenti a chi vi ascolta, evitate di andare a cena fuori, potrebbero fotografarvi e riconoscervi anche al ristorante. Matteo Salvini riunisce a Roma i neo-eletti parlamentari della Lega e li invita al silenzio pressoché totale con la stampa. E anche a una vita sociale piuttosto morigerata: niente pranzi o cene fuori, almeno in questo delicato momento che precede la formazione del governo.

Di più: all’ingresso del teatro scelto per l’incontro, la Sala Umberto a due passi da palazzo Chigi, a deputati e senatori viene chiesto di lasciare i telefonini a una responsabile dello staff, che li mette in una busta, li numera e li deposita in tre scatoloni di cartone. Verranno restituiti solo all’uscita.

Da dentro, mentre Salvini parla, non deve uscire una parola. Vengono diffusi solo un video e una foto ufficiali. Nel primo ci sono tutti i parlamentari leghisti sul palco del teatro che gridano: “Lega! Lega! Matteo! Matteo!”; nella seconda ci sono Salvini e Giorgetti sorridenti seduti in platea, il teatro vuoto intorno a loro.

Intorno alle 15, quando i parlamentari entrano alla spicciolata nella Sala Umberto, qualcuno a dire il vero si lascia andare a una mezza dichiarazione. Meglio di niente. “Se governiamo uniti e compatti, i nostri elettori torneranno, speriamo di fare come nel 2018″, dice per esempio il vicesegretario Lorenzo Fontana. Una volta superati giornalisti e telecamere, deputati e senatori vengono bloccati dallo staff leghista. Prima di accedere alla sala dove parlerà il leader vengono “sequestrati” i telefoni di tutti. Una responsabile dell’organizzazione li imbusta e numera tutti, poi li ripone in tre scatoloni di cartone. Questo per impedire a chiunque di comunicare con l’esterno durante il discorso di Salvini. All’uscita gli smartphone vengono restituiti e scartati dai legittimi proprietari.

A Giancarlo Giorgetti domandano se è vero che non sarà ministro: “Uno si riposa, si cura… Comunque decide il popolo”, risponde. Il deputato Massimiliano Panizzut si sbilancia e affronta la questione Viminale: “Speriamo che ci vada Matteo Salvini, ma non stiamo qui a pensare alle poltrone”. Un’ora e mezzo dopo, all’uscita della riunione e dopo la consegna del silenzio ricevuta da Salvini, non parla più nessuno. Sorrisi, saluti, ma nemmeno una dichiarazione.

Antonio Angelucci, ex Fi rieletto alla Camera con la Lega, se ne va scortato da due guardie del corpo. Sfilano i ministri Garavaglia e Stefani. E poi Centinaio, Durigon, Molteni, Borghi e tanti altri. Passa casualmente Bruno Tabacci. Che consiglio dà a Di Maio, gli domanda qualcuno, lasciare la politica? “Mi volete provocare?”, ribatte lui, unico eletto di Impegno Civico. Salvini lascia la sala dall’ingresso posteriore, quello riservato agli artisti. In piazza San Silvestro, a pochi metri dal teatro, si forma un gruppetto di parlamentari toscani. Ci sono Tiziana Nisini, Manfredi Potenti, Simone Billi, fiorentino eletto nella circoscrizione Europa. Parlano e ridono. Tacciono appena si avvicinano dei giornalisti e poi altri ancora. “Sembriamo il miele per le api…”, dicono compiaciuti. E salutano.

Intanto, Salvini torna sul tema energia: “La Germania annuncia un maxi intervento da 200 miliardi di euro per bloccare gli aumenti di luce e gas. Urge intervenire anche in Italia, altrimenti le nostre aziende non potranno più competere e lavorare”.

MARONI: “ZAIA SEGRETARIO E FEDERAZIONE CON FORZA ITALIA”

“Io saprei chi eleggere” al posto di Salvini come segretario della Lega, “l’ho già detto, non vorrei fare nomi ma forse può essere utile farne uno per capire di cosa si sta parlando. Un indizio: è un governatore. Un profilo: quello di Luca Zaia“. Così l’ex segretario della Lega Roberto Maroni, su Il Foglio, torna a parlare della crisi del Carroccio dopo il risultato alle elezioni. Maroni ha anche un’altra idea: “Far nascere una federazione tra Forza Italia e la Lega. Mi sembra una cosa buona e giusta, visti i tempi che corrono nella politica di oggi. E nella sua modesta (e uso un eufemismo) classe politica”.

FEDRIGA: “RISULTATO NON ESALTANTE. IO AL GOVERNO? MI PIACEREBBE RIMANERE IN FVG”

“Non è un risultato esaltante, ma io ho visto la Lega anche quando era al 4%. Per questo dico che non dobbiamo drammatizzare su quello che è successo, sia in negativo, sia in positivo perché facciamo parte di una compagine di governo“. Così il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, commentando il voto di domenica scorsa che anche nella sua regione ha visto la Lega scendere dal 25,8% del 2018 all’attuale 10,9% di domenica scorsa.

Sicuramente ci aspettavamo di più, l’ha detto il segretario federale e lo confermo io – continua Fedriga -. Ci siamo incontrati e ci incontreremo in consiglio federale per analizzare il voto e capire anche come migliorare le nostre performance e quello che è mancato. Ma adesso dobbiamo anche sapere che abbiamo di fronte una responsabilità di far parte di una compagine di governo nazionale e dobbiamo dare risposte al paese. Quindi andiamo avanti con la consapevolezza del voto, ma anche che siamo maggioranza del Paese“, sottolinea. Secondo l’esponente del Carroccio, nell’analisi del voto “dovremo fare emergere le peculiarità della Lega e i punti cardine che la Lega propone. Questo come fondamentale per riavvicinare i cittadini che in questa tornata elettorale non ci hanno votato”.

Fedriga possibile ministro? “Mi piacerebbe continuare in Friuli Venezia Giulia e, come ho sempre detto, ricandidarmi il prossimo anno, e dopo dipenderà dalla fiducia che vorranno darmi i cittadini di questa regione”. Così il governatore replica alle ipotesi che, nel totoministri in corso a Roma, possa spuntare anche il suo nome. Fedriga smentisce che vi siano pressioni perché si presenti solo con il simbolo della Lega. “Ci sarà la Lista Fedriga, ci sarà la lista Lega, di Forza Italia, di Fratelli d’Italia e tutte le liste che mi appoggiano – sottolinea -. Mi sembra che su questo tutte le forze politiche abbiano ribadito, anche dopo il voto, la volontà di continuare insieme, confermando il percorso fatto in questi anni che penso, in mezzo a molte difficoltà, sia stato positivo. Dopodiché ribadisco – conclude il governatore -, la parola finale è quella dei cittadini e decideranno loro la prossima primavera”.

(Dire)

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