La storia di Andrea: discriminato da un professore perché transgender
Gli studenti del liceo Cavour di Roma erano soliti sentirselo dire continuamente da quel professore che non faceva altro che minacciare Andrea, un compagno di classe transgender, il quale non è più riuscito a reggere il peso delle angherie subite e ha deciso di parlarne apertamente.
“Il professore – racconta – mi ha sempre chiamato signorina, calpestando i miei diritti. Sei una donna, non un uomo, mi ha detto mentre mi riconsegnava il compito dal quale aveva cancellato il mio nome”.
Ebbene si, quella di Andrea è una storia che mette i brividi. È la storia di un diritto calpestato. È la storia di chi ha subito da un professore, che dovrebbe educare i ragazzi alla diversità e al rispetto del prossimo, una delle più grandi umiliazioni che si possano subire nella vita.
Perché, si, inutile negarlo, lo studente aveva firmato il compito con il nome d’ elezione, in virtù del regolamento adottato dall’istituto che consente agli studenti in fase di transizione di genere di utilizzare il nome con il quale si identifica e cancellarglielo non significa altro che umiliarlo.
“Non mi interessa del regolamento, non hai diritto ad utilizzare un altro nome, ha detto mentre eravamo in classe, per poi proseguire con: davanti a me ho una donna, non posso riferirmi a te diversamente, mentre eravamo in vicepresidenza”.
Andrea è ancora scosso, a tratti deluso e non riesce a spiegarsi come sia possibile che al giorno d’oggi tante persone facciano fatica ad accettare la transizione di genere.
Ciononostante, la voglia di combattere per i suoi diritti non gli manca di certo, anzi, dopo l’ episodio spregevole di cui è stato protagonista è più determinato che mai a far si che mai più nessuno sia discriminato come è stato discriminato lui.
“Ho ricevuto molti messaggi di solidarietà, ed è davvero bello – ha infatti detto. Sono contento si parli della mia storia, perché non sono di certo l’ unica persona protagonista di questo tipo di avvenimenti. Molti magari non possono appellarsi a nulla, ma io ho un documento che mi difende ce l’ho. Per quanto riguarda i miei diritti e quelli degli altri, dico che il professore può pensarla come vuole, ma c’è un regolamento e va rispettato. Quindi, io sono Andrea e non signorina”.
Andrea è sicuramente forte, determinato, non si lascia scalfire da niente e da nessuno, ma il suo racconto non può non indurci ad una riflessione.
Non può non farci capire quanto ancora ci sia da fare per ridurre le discriminazioni e soprattutto per far si che la scuola sia per tutti un luogo sicuro, in cui tutti si sentano accettati, liberi di essere se stessi senza la paura di poter essere discriminati in qualsiasi momento.
Non lasciamo che storie come quella di Andrea cadano nel dimenticatoio, ma agiamo e facciamo si che mai più vengano calpestati i diritti di qualcuno.