Condivise coi colleghi foto intime della figlia minorenne: condannato
Aveva condiviso con alcuni colleghi di lavoro foto intime sia della figlia minorenne che della moglie ignara di tutto.
Per questo motivo un 50enne ravennate è stato condannato ieri a Bologna al termine del rito abbreviato a quattro anni di reclusione per pornografia minorile e diffusione illecita di immagini sessualmente esplicite.
Per quanto riguarda i due colleghi che avevano scaricato sui loro telefonini quegli scatti e per questo accusati di detenzione di materiale pedopornografico, come riportato dai due quotidiani locali il primo ha chiesto la messa alla prova e l’altro è stato condannato a un anno di reclusione.
La Dda bolognese, competente per il tipo di reato contestato, aveva chiesto il rinvio a giudizio per tutti e tre gli imputati difesi dagli avvocati Michele Dell’Edera, Paolo Vecchi e Giacomo Foschini. Secondo quanto ricostruito dalla squadra Mobile ravennate, le condotte contestate al 50enne vanno dal 2019 al 2021; per gli altri due accusati si concentrano nel 2021. Le immagini, accompagnate da commenti talvolta grevi, erano state condivise tramite Whatsapp con almeno tre persone: un terzo collega di lavoro aveva preso però da subito le distanze di fronte a quel materiale. Gli altri invece lo avevano scaricato sul cellulare.
Il 50enne, sempre sulla scorta delle indagini della polizia, di recente è stato condannato in abbreviato a Ravenna a tre anni e mezzo per molestie sessuali sulla figlia. Quando le ripetute attenzioni nei confronti della minore erano venute a galla, l’uomo prima era stato messo alla porta dalla moglie e poi aveva tentato il suicidio. E
ra il 27giugno 2020 e quella mattina il 50enne era stato trovato dalla madre in una pozza di sangue e salvato in extremis. Nelle accuse in seguito delineate dal Pm Antonio Vincenzo Bartolozzi, si fa riferimento a massaggi intimi e ad altri tipi di molestie nei confronti della figlia mentre la ragazzina faceva i compiti o si muoveva per casa. In tutto 10 o 15 episodi: era stata la madre della giovane, tutelata dall’avvocato Giovanni Scudellari, a rivolgersi alla Questura.
L’uomo aveva infine sostanzialmente ammesso parlando di un momento buio della sua vita.
(ANSA)