Frane e alluvioni, j’accuse dei pompieri: 6mila morti dal 1950
Nelle ore ancora concitate della ricerca delle vittime a Casamicciola e i morti che si contano nella tragedia di Ischia, c’è una denuncia che suona come un amaro atto di accusa alla politica, a tutti i partiti e ai Governi di ogni colore.
ll J’accuse arriva dal sindacato dei vigili del fuoco contro la mancata prevenzione per i disastri del maltempo. “Si ripensi l’intero sistema di Protezione civile in Italia”, urla l’Unione sindacale di base.
“UN BOLLETTINO DI GUERRA E NESSUN PIANO DI PREVENZIONE“
Il Consiglio Nazionale USB Vigili del Fuoco prende carta e penna e scrive: “Ancora una tragedia annunciata, l’ennesima, parole vuote ci arrivano dagli schermi TV, le solite inutili promesse, sterili polemiche nei talk show dove vanno in scena i tristi teatrini della nostra inefficiente macchina politica. Nessun Governo, dal dopoguerra ad oggi, è stato capace di mettere a punto un piano serio per il riassetto del territorio italiano dal punto di vista idrogeologico, nonostante dal 1950 ad oggi si siano perse quasi 6000 vite umane per frane, alluvioni e valanghe. Senza considerare i feriti, a migliaia, i danni materiali: almeno 60 miliardi di euro, dati da bollettino di guerra, una guerra che stiamo perdendo con il territorio”.
“LA PRIORITÀ È IL TERRITORIO, NON RAVE E IMMIGRATI”
I Vigili del fuoco sottolineano: “Non sono disastri ‘naturali’, di naturale non c’è nulla, è l’abbandono del territorio, la cementificazione, l’abuso edilizio a causare le frane, le alluvioni. L’80 per cento dei comuni italiani ha almeno un’ area a rischio idrogeologico, un Paese serio metterebbe al centro del dibattito pubblico il problema del dissesto dei territori, non i rave o gli immigrati. Si tenta di gestire le emergenze e si parla di ricostruzione, non di una seria prevenzione. Evidente che la prevenzione non è un affare per quelli che sulle tragedie si arricchiscono, quelli che in gergo chiameremo i “palazzinari”, i cementificatori seriali: speculatori, stupratori del territorio”.
“LA PREVENZIONE NON PORTA CONSENSO, MEGLIO IL PONTE SULLO STRETTO”
L’Usb dei vigili del fuoco rincara: “La prevenzione non porta consenso elettorale, non è argomento da prima pagina, non elargisce miliardi a poche imprese, come con le grandi opere stile TAV. Già, le grandi opere, quanto piacciono ai nostri politici, il “ponte sullo stretto” ad ogni tornata elettorale torna fuori, sembra più una minaccia che una promessa. Sulle grandi opere prosperano le mafie e i politici corrotti. Dragare un fiume, rifare un argine, terrazzare una collina, vincolare un’area privandola del cemento non porta voti, anzi toglie gli appoggi importanti. Ci vorrebbe una nuova politica, che pensi globale per agire locale, che investa su progetti concreti per il territorio, lavorando con le comunità del territorio, con le imprese del territorio, creando posti di lavoro e ricchezza in quel territorio. Questo è un modo di minimizzare gli sprechi, per allontanare le mafie, che sui piccoli progetti hanno poco margine di guadagno, di valorizzare le imprese locali, incentivandone l’innovazione, di ridurre l’abbandono di aree spesso depresse, valorizzando il paesaggio e salvaguardando la vita e i beni di tutti”.
“CON 2 MLD A BILANCIO IN 20 ANNI EVITAVAMO TRAGEDIA ISCHIA”
Il sindacato di base dei pompieri sottolinea che “mettere in sicurezza il territorio italiano dal punto di vista idrogeologico, ci costerebbe circa 40 miliardi di euro, mentre sarebbero bastati 2 miliardi all’anno in venti anni (dal 2002 ad oggi) per mettere in sicurezza tutto il territorio nazionale. Oggi non avremmo dovuto assistere alla tragedia di Ischia, non avremmo pianto per la perdita di vite umane e non avremmo visto le immagini dello scempio ambientale di un paesaggio unico, se avessimo destinato queste risorse. L’ aspetto del paesaggio non è da trascurare e purtroppo non è tenuto in dovuta considerazione quando si fanno i conti dei danni, ma in un Paese come il nostro ad alta vocazione turistica, la perdita di bellezza è devastante”.
“TROPPA BUROCRAZIA, VA RIPENSATA LA PROTEZIONE CIVILE”
Infine la presa d’atto sulla farraginosità della macchina amministrativa del nostro Paese: “Altra criticità è rappresentata dalla troppa burocrazia e dalle complicate procedure di partecipazione ai bandi sia nazionali che europei, anche quando ci sarebbero i soldi per progetti concreti, che potrebbero aiutare a ridurre i danni al territorio, spesso non vi si accede per mancanza di progetti o incapacità di gestione delle procedure”. In ultimo “c’è l’aspetto della macchina del soccorso che ci vede protagonisti come ‘Pompieri’. Noi come USB abbiamo un progetto di riforma radicale, da anni chiediamo l’inquadramento dei Vigili del Fuoco sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri, fuori dal Ministero dell’Interno. L’idea è porre finalmente i Vigili del Fuoco al centro di un moderno dispositivo di Protezione Civile con la P e la C maiuscole, siamo consapevoli di chiedere uno sforzo di immaginazione alla politica e ai lavoratori, ma una visione diversa del futuro dei vigili del fuoco è necessaria. Avere inseguito i venditori di fumo che hanno illuso i lavoratori con equiparazioni fasulle e comparti farlocchi, ci hanno portato al pubblicistico, con perdita di diritti e pochi vantaggi economici, se non per dirigenti e ai prefetti che hanno aumentato il loro potere. USB continuerà in questa sfida di creare una nuova Protezione Civile”.
ANPPE – CVFL scrivono al Ministro per la valorizzazione di alcune figure professionali legate al soccorso
Con una nota inviata al Ministro dell’Interno, l’Associazione Sindacale ANPPE Vigili del Fuoco e il CVFL (Comitato Vigili del Fuoco Laureati), chiedono “che per il ruolo dei direttivi tecnico scientifici venga attribuita una operatività specifica al proprio ruolo di competenza, in particolare come in questa momento, dove l’Emergenza in campo di dissesto-idrogeologico stà mettendo a dura prova il Paese. Il Decreto Legislativo n. 127 del 06/10/2018 all’articolo 171 istituisce il ruolo dei direttivi tecnico-scientifici, a cui afferiscono settori di competenza attinenti all’applicazione delle scienze Biologiche, Chimiche, Geologiche, Agro-forestali, Psicologiche a cui è stata successivamente aggiunta la laurea in scienze Fisiche quale ulteriore disciplina di interesse del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco”.
“I compiti affidati a questo ruolo sono di mera consultazione – si legge ancora nella lettera -, comportando di fatto che tali figure non potrebbero operare sugli scenari emergenziali nella fase del soccorso tecnico urgente. Tutto ciò appare incomprensibile soprattutto alla luce dei cambiamenti climatici che impongono una continua ed incessante risposta in termini di soccorso tecnico urgente laddove tali effetti producono devastazione e morti su un territorio di per se fragile per conformazione orografica e natura geologica dei terreni, come quelli accaduti in questi ultimi mesi Marche e Ischia, con una imponente dispositivo tecnico di soccorso in scenari operativi – emergenziali con un elevato grado di criticità per il Corpo Nazionale. Un laureato in Scienze Geologiche potrebbe utilmente apportare il proprio contributo su scenari operativi quali i dissesti idrogeologici, nei scenari delle aree epicentrali colpite da terremoti, al monitoraggio di movimenti franosi anche con l’ausilio di strumentazioni già in dotazione al Corpo. Stessa problematica si evidenzia per i laureati in Scienze Agro-Forestali in quando non potrebbero essere utilizzati nel soccorso tecnico urgente ad esempio sugli incendi boschivi”.
“Andrebbero inoltre incrementati gli attuali posti messi a concorso, anche facendo ricorso a procedure concorsuali interne, valorizzando l’esperienza del numeroso personale già in servizio nel CNVVF in possesso dei titoli di studio previsti per l’accesso alla figura di direttivo tecnico scientifico. Inoltre si sollecita la pubblicazione dei concorsi inerenti alle figure mancanti – conclude la nota -. Le richieste esposte da ANPPE Vigili del Fuoco e dal CVFL nella nota, firmata dal Presidente di ANPPE VVF Fernando Cordella e dal Presidente del CVFL Carmine Pagliare, vogliono sensibilizzare il Ministro, affinché le risorse interne al Corpo che hanno una specifica specifica professionalità vengono nella stesso tempo utilizzate in scenari emergenziali e valorizzate in tematiche specifiche nel campo del soccorso”.