Neonazisti in Campania: erano in contatto con il battaglione Azov in Ucraina

“Si tratta della parte conclusiva di un’indagine iniziata nel dicembre 2019 nei confronti di un’associazione con finalità di terrorismo che ha visto l’esecuzione di cinque ordinanze, quattro in carcere e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, quest’ultima a Roma, mentre tutte le altre in Campania tra Avellino, Napoli e Caserta. Contestualmente oltre a questa associazione con finalità di terrorismo è stato contestato anche il reato di propaganda istigazione a delinquere con finalità di razzismo contro la razza e la religione ebraica”. Lo spiega Antonio Bocelli, dirigente della Digos, parlando con i giornalisti in merito all’associazione neonazista scoperta in Campania.

“Le indagini – precisa – si sono svolte con i classici mezzi investigativi, pedinamenti, intercettazioni e l’utilizzo di captatori informatici. Dalle intercettazioni è emersa la dichiarata volontà da parte degli indagati di compiere delle azioni violente sia nei confronti di civili, sia nei confronti di una caserma dei carabinieri, quella di Marigliano (Napoli), però si tratta soltanto della volontà dichiarata, perché non è mai stata seguita da alcuna condotta attiva che facesse pensare che realmente stavano organizzando un attentato o un’azione violenta”.

Per la polizia “non si tratta di una cellula isolata, l’associazione si chiama Ordine di Hagal e hanno fatto una grande propaganda utilizzando i social e in particolare Telegram, un canale telegram denominato Protocollo 4 i cui associati erano molteplici. Noi ne abbiamo già identificati una buona parte. In giornata abbiamo ancora in corso quasi una trentina di perquisizioni in tutta Italia e sicuramente dalle perquisizioni informatiche potrebbe uscire qualcosa di nuovo e di più interessante. Le persone indagate conducevano una vita assolutamente normale, hanno fondato questa associazione spirituale religiosa denominata Ordine di Hagal per entrare nella quale era necessario fare un giuramento, un rito iniziatico, si trattava di un’associazione organizzata in cinque livelli, quindi in maniera verticistica, e caratterizzata da una forte compartimentazione, sia verso l’esterno sia anche all’interno. Più alto era il livello gerarchico che occupavi e più eri messo a conoscenza di quello che era il progetto dell’organizzazione”.

Uno degli indagati nell’ambito dell’inchiesta della procura di Napoli sull’associazione sovversiva Ordine di Hagal, destinatario di una misura cautelare di custodia in carcere, si è reso irreperibile. Si tratta di un cittadino ucraino, Anton Radomosky, 27enne originario di Ternopil’ ma domiciliato in Italia, a Marigliano, dove risiede il padre. È proprio in questo popoloso comune del napoletano che aveva sede l’Ordine di Hagal, un’associazione finalizzata a compiere atti eversivi violenti, apologia e negazionismo.

In particolare, Radomosky aveva il compito di procurare armi e contribuire all’addestramento militare degli associati. È grazie al 27enne che la cellula campana aveva contatti con ambienti eversivi e paramilitari a sfondo neonazista operanti in Ucraina: Radomsky, in particolare, aveva offerto la propria “intermediazione” tra l’Ordine di Hagal e gruppi neonazisti come il Battaglione Azov, particolarmente attivo nel contesto della guerra del Donbass.

I magistrati sostengono che Radomsky, insieme a un altro indagato, Gianpiero Testa, 25enne di Marigliano, finito in carcere, si dichiarava pronto a compiere azioni militari terroristiche con armi ed esplosivi nei confronti dei carabinieri o contro obiettivi civili: sarebbero stati progettati attentati contro una caserma dei carabinieri e contro il centro commerciale Vulcano Buono di Nola, nel napoletano. In una conversazione telefonica intercettata è proprio il cittadino ucraino a chiedere a Testa di compiere un attentato per colpire il Vulcano Buono.

Testa custodiva in casa, esposta sul frigorifero, una foto che lo ritraeva con Radomsky, mentre impugnavano armi lunghe. In alcuni video i due effettuavano insieme esercitazioni a fuoco al poligono ed entrambi si erano recati più volte in contesti di guerra. Tra l’altro Radomsky sarebbe risultato in possesso di alcune armi, tra cui una granata.

“Il progetto dell’organizzazione – ancora Bocelli – era quello di propagandare essenzialmente ideologie naziste, contro la religione ebraica, negazionismo della Shoah, finalizzata sostanzialmente a porre in essere delle iniziative per il sovvertimento dell’ordine democratico. Dalle attività di intercettazione è emerso come alcuni membri dell’Ordine di Hagal siano andati a fare dei corsi di addestramento e combattimento corpo a corpo, in particolare utilizzando il krav maga, un sistema di tecniche di combattimento e anche addestramento all’uso delle armi, sia corte che lunghe. Avevano anche ottenuto dei diplomi facendo questi corsi all’estero. Sono emersi anche una serie di contatti, in merito al discorso dell’addestramento con le armi, anche con i reparti più estremisti, nazisti, tipo Battaglione Azov, Misantrophic division e Centuria”.

Tra il materiale sequestrato “armi bianche, pistole replica, un’ampia pubblicistica d’area con libri sul suprematismo bianco, su Mussolini, su Hitler, foto di entrambi, bandiere, un’ampia pubblicistica d’area”.

(Elm/Nac/Dire)

Redazione

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