Prostitute uccise, la criminologa Bruzzone: “Forse uno ‘spree killer’”
Non un assassino seriale, ma uno spree killer, vista la rapidità dei tre delitti, avvenuti a distanza molto ravvicinata l’uno dall’altro. È questa la lettura che la psicologa forense e criminologa, Roberta Bruzzone, dà dell’omicidio di tre donne, tutte prostitute, uccise ieri a poche centinaia di metri l’una dall’altra nel quartiere Prati, a Roma.
“Su questa vicenda abbiamo informazioni ancora decisamente scarse“, dice la criminologa in un’intervista all’agenzia Dire. “Quello che posso dire è che se davvero c’è la stessa mano dietro questi tre omicidi, avvenuti in un’area geografica in un intervallo temporale abbastanza ristretto, allora possiamo ragionevolmente ipotizzare che si tratti di un soggetto in preda a una compulsione di matrice omicidiaria, quindi verosimilmente una condizione psicopatologica piuttosto rilevante”.
BRUZZONE: “MI CONCENTREREI SULLE TELECAMERE, SUI VIDEO E SUI TABULATI TELEFONICI DELLE VITTIME”
Secondo Bruzzone, “se davvero si tratta dello stesso soggetto, con gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione gli inquirenti non avranno grandi difficoltà a trovarlo. In primis perchè, comunque, in quell’area ci sono numerosissime telecamere. Poi perchè, dato che gli omicidi sono avvenuti nei luoghi in cui queste persone esercitavano la professione, ovvero all’interno di abitazioni private, questo genere di situazioni fa sì che il soggetto debba essere entrato in contatto con le vittime”. “Ecco perchè- aggiunge- mi concentrerei sulle telecamere, sui video del perimetro interessato e sui tabulati telefonici delle vittime”.
NON SERIAL KILLER MA SPREE KILLER
“Se davvero è la stessa persona- continua Bruzzone- più che di un seriale parliamo di uno ‘spree killer’, perchè gli omicidi sono stati commessi in rapida successione. Questi tipi di soggetti sperimentano una condizione di grande attivazione dal punto di vista psicopatologico e individuano target specifici sulla scorta di quello che è il movente che li spinge ad agire”. “In questo caso- sottolinea- potrebbe essere una frustrazione nata nell’arco dell’incontro con la prima donna uccisa, che poi lo ha spinto a ricercare vittime della medesima categoria”.
“CATEGORIA ESCORT NON PARTICOLARMENTE ESPOSTA A RISCHI”
Una categoria, quella delle escort, che secondo Bruzzone non sarebbe particolarmente esposta a questo rischio. “Nel nostro Paese la maggior parte delle vittime di sesso femminile viene assassinata da soggetti che conosce o con cui aveva una relazione, certamente non appartiene al mondo della prostituzione”. “In base ai dati che abbiamo- tiene a precisare- posso dire che quella delle escort è una categoria abbastanza poco interessata al delitto di questo genere, perchè nella stragrande maggioranza dei casi a morire sono donne che svolgono mansioni diverse. Indubbiamente le escort fanno un tipo di lavoro che le espone a fare brutti incontri“.
LA GRANDE CITTÀ NON PRODUCE SERIAL KILLER
La psicologa forense e criminologa afferma poi come “a parte il presunto caso di Girolimoni, che peraltro risultò non coinvolto nella terribile serie di delitti di bambini che gli avevano attribuito, a Roma non ricordo casi analoghi di serial killer”.
Roberta Bruzzone sottolinea infine che “non è certamente la metropoli a produrre serial killer, l’ipotesi non è scientificamente sostenibile. Anzi, i seriali peggiori che abbiamo avuto nel nostro Paese hanno agito all’interno di territori più provinciali, anche piuttosto ristretti”.
(Dire)