Rapina in gioielleria ad Aversa: 2 arresti

Le indagini degli Agenti della Questura di Caserta hanno identificato i presunti autori della rapina del 20 luglio scorso ai danni della gioielleria Marotta di Aversa.

La Procura della Repubblica del Tribunale di Napoli Nord ha emesso un decreto di fermo a carico di 2 giovani giuglianesi fortemente indiziati di appartenere alla banda del buco: si tratta di Palumbo Giuseppe classe 1989 e di Russo Ferdinando, classe 2003, entrambi giuglianesi e già noti alle forze dell’ordine.

In lungo post affidato ai social, il titolare della gioielleria Gabriele Marotta raccontò quei drammatici momenti sottolineando anche di essersi sentito ‘abbandonato’ dallo Stato.

I FATTI

La Squadra Mobile della Polizia di Stato di Caserta ed il Commissariato della Polizia di Stato di Aversa, col supporto del Commissariato di Giugliano in Campania, hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso da questa Procura della Repubblica, nei confronti di un trentatreenne di Giugliano in Campania, pregiudicato, ritenuto gravemente indiziato del delitto di rapina pluriaggravata in concorso .

Durante le fasi esecutive della misura precautelare, la polizia giudiziaria ha eseguito perquisizioni personali e locali ed ha, altresì, sottoposto a fermo di polizia giudiziaria un diciannovenne di Giugliano poiché ritenuto responsabile dei medesimi fatti.

L’evento per cui si è proceduto risale al 20 luglio 2022, quando un gruppo composto da quattro persone armate con due pistole e totalmente travisate con tute, guanti e salopette da lavoro, realizzava una rapina in danno di una nota gioielleria di Aversa, utilizzando la cosiddetta “tecnica del buco”.

In sostanza, i presunti autori del fatto entravano nel locale, mentre al suo interno vi erano il titolare e due clienti, sbucando all’improvviso da un foro realizzato nel pavimento, che veniva fatto saltare. Dopo aver legato la vittima e i clienti con delle fascette in plastica “da elettricista” e averli rinchiusi in bagno, i rapinatori razziavano tutti i gioielli presenti nella cassaforte e nelle vetrine, compreso un rolex prelevato dal braccio di uno degli avventori, per poi dileguarsi attraverso lo stesso “buco” dal quale erano entrati.

Il danno veniva quantificato in circa 300.000 euro

LE INDAGINI

Le immediate attività d’indagine, dirette dalla Procura di Napoli Nord, permettevano di accertare che i rapinatori avevano realizzato uno “scavo” che, collegato all’impianto fognario della zona, gli aveva permesso di raggiungere il pavimento della gioielleria e, quindi, farlo saltare al momento dell’ingresso. Veniva accertato altresì che, oltre ai quattro componenti principali del commando, vi era anche un quinto soggetto che aveva prestato il proprio contributo restando all’esterno dell’esercizio, fungendo da “palo”.

L’analisi certosina delle immagini estrapolate dall’impianto di videosorveglianza interno alla gioielleria ed un sopralluogo accurato della scena del delitto consentiva di individuare un’impronta di natura biologica che, successivamente analizzata dal Gabinetto Interregionale di Polizia Scientifica di Napoli, permetteva non solo di accertarne la relativa natura, corrispondente a sostanza ematica, ma anche di estrapolarne il DNA, all’esito di accertamenti tecnici di genetica forense delegati dalla Procura.

Detti accertamenti si sono conclusi con l’estrapolazione di un profilo genetico maschile che, a seguito di confronto in Banca Dati Nazionale DNA, ha portato all’identificazione certa dell’uomo che aveva lasciato la traccia nel trentatreenne di Giugliano.

Sulla scorta di tali risultanze, sussistendo altresì ulteriori elementi a corredo del quadro investigativo delineato, quest’Ufficio ha emesso il decreto di fermo di indiziato di delitto eseguito nonché un decreto di perquisizione e sequestro all’indirizzo del soggetto. Durante l’esecuzione delle operazioni, la polizia giudiziaria operante ha eseguito una serie di perquisizioni che hanno riguardato anche altri soggetti sospettati di aver preso parte alla rapina, tra i quali un diciannovenne della stessa Giugliano in Campania. 

Tali approfondimenti si sono rivelati particolarmente proficui poiché hanno permesso di rinvenire e sequestrare numerosi elementi risultati utili per le indagini: tra questi, diverse munizioni per pistola e fucile, targhe per autovetture contraffatte nonché una gran quantità di materiale utile agli scavi fognari quali torce frontali e utensili di vario genere, oltre a radioline ricetrasmittenti, un jammer per inibire comunicazioni radio e telefoniche e, in particolare, tute e stivali ancora intrisi di fango, ritenuti perfettamente compatibili con quelli utilizzati per la rapina del 20 luglio.

GLI ARRESTI

In ragione di tali ultime evidenze e di ulteriori acquisizioni che hanno significativamente corroborato il già grave quadro indiziario a carico del diciannovenne, quest’ultimo è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria

Entrambi i fermati, sia con riferimento al provvedimento emesso dalla Procura che effettuato d’iniziativa da parte della Polizia Giudiziaria sono stati condotti presso le case circondariali competenti per ivi: rimanere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Redazione

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