Covid, la Cina spaventa: il piano del ministro Schillaci
“Proprio oggi ho firmato l’ulteriore proroga fino al 30 aprile 2023 dell’obbligo dell’uso delle mascherine nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie, ivi compresi gli ambulatori e gli studi dei medici di medicina generale“, ha annunciato Schillaci, nel corso dell’informativa resa questo pomeriggio in Senato in merito agli strumenti di controllo dei passeggeri in arrivo dalla Cina in relazione alla recrudescenza dei casi Covid nel Paese.
Per quanto riguarda le ulteriori misure messe in atto nel nostro Paese, il ministro ha poi elencato: il rafforzamento dello stretto monitoraggio delle varianti attraverso le cosiddette ‘Flash Surveys‘ condotte mensilmente in collaborazione con le Regioni, la Piattaforma ‘I-Co-Gen’ dell’Istituto Superiore di Sanità che raccoglie informazioni continue sull’andamento delle varianti identificate nei principali laboratori italiani e lo studio delle varianti presenti nelle acque reflue; la definizione del Piano di Preparedness per la gestione della circolazione del Covid nella stagione invernale 2022-2023.
“Infine- ha concluso Schillaci- per rafforzare il monitoraggio sull’evoluzione epidemiologica derivante dai potenziali rischi legati alla situazione creatasi nella Repubblica Popolare Cinese, ho provveduto a convocare per la giornata di domani l’Unità di Crisi prevista dal D.M. 7 agosto 2019 quale Osservatorio del Ministero sulla materia”.
SCHILLACI: “IN CINA NON CIRCOLANO NUOVE VARIANTI”
“Al momento le poche informazioni che arrivano dalla Cina indicano che le varianti che stanno alimentando questa nuova imponente ondata di contagi sono le stesse che già circolano da tempo a livello globale, ancora quindi all’interno delle sottovarianti di Omicron. La stessa sottovariante BF.7, su cui si stanno concentrando timori probabilmente infondati, è una evoluzione della BA.5, già circola da tempo anche alle nostre latitudini ed è meno immunoevasiva delle varianti BQ che sono al momento dominanti in Europa e Nord America. Il salto evolutivo da monitorare con attenzione sarebbe quello oltre i confini di Omicron, con la nascita di un’altra vera nuova variante di interesse, ma al momento questa rimane un’ipotesi non supportata da dati epidemiologici reali”, ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nel corso dell’informativa resa questo pomeriggio in Senato in merito agli strumenti di controllo dei passeggeri in arrivo dalla Cina in relazione alla recrudescenza dei casi Covid nel Paese.
PERCHÉ IN CINA C’È STATO UN BOOM DI CONTAGI COVID
“La situazione nella Repubblica Popolare Cinese sul Covid appare un unicum, quasi paradossale. Un percorso inverso rispetto a Europa e Nord America- ha continuato Schillaci- È stato il primo paese a osservare casi e nella primavera del 2020 ha avuto il più alto numero di contagi. Le immagini degli ospedali di Wuhan e delle altre megalopoli cinesi sono state un’icona della malattia. Ha applicato norme di restrizione e mitigazione impressionanti, ma anche inaccettabili per una democrazia. Il lockdown è stato una misura permanente, con fasi di apertura seguite da misure restrittive durissime anche a seguito di poche decine di casi segnalati. Alla fine di novembre in Cina erano segnalati solo 4 milioni di casi, a fronte di una popolazione di 1 miliardo e mezzo di persone. Anche altri stati dell’area del Pacifico avevano scelto una politica di stretto controllo della diffusione del contagio, ma parallelamente avevano attuato campagne vaccinali altamente efficienti”.
“In Cina invece- ha continuato il ministro- l’argine della vaccinazione contro il Covid non ha funzionato per diversi motivi: a) poche le vaccinazioni eseguite rispetto al numero totale di cittadini, b) scarso il livello di protezione conferito dai vaccini utilizzati, che sono stati diversi da quelli usati nei paesi occidentali, c) ridotto il numero di persone anziane e fragili vaccinate, per di più con poche dosi di richiamo. Nella città di Shanghai, il 62% degli over-60 non è coperto con terza dose, e il 38% non è mai stato vaccinato. La strategia di contenimento in Cina è stata quindi basata quasi esclusivamente sulle misure di restrizione, venendo a mancare una contestuale azione di efficace prevenzione sanitaria come invece è stato fatto nel nostro Paese”.
“Il virus, la variante Omicron in particolare- ha detto ancora il ministro- è fino a poco tempo fa circolata poco in Cina, con una conseguente bassissima immunità ibrida: ciò anche in quanto, a differenza di quanto avvenuto in Europa, una minima parte della popolazione è stata esposta al virus attraverso l’infezione naturale. Il risultato è stato quello di arrivare quest’autunno ad una tempesta perfetta con una copertura vaccinale insufficiente e la maggior parte delle persone ancora suscettibili. La riduzione repentina delle misure di restrizione, causata dalla protesta popolare, ha funzionato da innesco perfetto generando inevitabilmente un impressionante numero di nuovi casi (le stime non ufficiali degli osservatori occidentali arrivano a oltre 250 milioni di casi, circa un abitante su cinque), con una previsione a breve di oltre un milione e mezzo di decessi. Un percorso tutt’altro che virtuoso, gestito attraverso una politica sanitaria sbagliata: prima condannati ad una dura restrizione delle libertà fondamentali e poi all’esplosione della pandemia a seguito dell’allentamento delle stesse misure restrittive. Una lezione per l’intero pianeta su come non vada mai gestita un’epidemia”.
“Il problema Cina oggi va affrontato con tempestività e coesione internazionale– ha evidenziato Schillaci- I dati, pochi e poco trasparenti, stanno creando timore nella comunità internazionale, anche quella scientifica. Il timore principale è che, in un Stato con un’alta percentuale di non vaccinati, in cui sono stati utilizzati vaccini poco efficaci che danno una bassa protezione di popolazione, una così forte crescita esponenziale dei contagi, oltre a causare numerose vittime (5.000 al giorno secondi dati ufficiosi degli osservatori internazionali), possa generare la selezione di una nuova variante, molto più immuno-evasiva e trasmissibile, che traghetti l’evoluzione di Sars-CoV-2 oltre Omicron, la variante dominante a livello globale ormai dalla fine del 2021. Anche questi timori vanno comunque affrontati razionalmente, rimanendo ancorati alle basi scientifiche, ed evitando interpretazioni affrettate e allarmistiche che potrebbero generare sfiducia e inutili paure nella popolazione”.
Il ministro ha poi informato che dall’attività di screening è stata posta in essere dal 26 dicembre presso l’aeroporto di Malpensa sui due voli diretti NEOS 00977 e Air China 00837 è risultato: nel primo volo, a fronte di 96 passeggeri sottopostosi al tampone di screening sono stati riscontrati 32 positivi (33%) al SARS-CoV-2, mentre sul secondo volo su 123 passeggeri che hanno effettuato il tampone, 61 (50%) sono stati identificati come casi Covid-19.
“I dati preliminari provenienti da varie fonti, compresi i primi risultati di laboratorio del sequenziamento dei campioni raccolti a Malpensa, evidenzierebbero comunque la circolazione di varianti e sottolignaggi già presenti sul nostro territorio”, ha detto Schillaci.
“Per ora in Cina sembrerebbe predominante il sotto-lignaggio di Omicron BA.5 definito BF.7, da noi comunque presente, ma le informazioni sono scarse e da ritenersi poco affidabili”, ha concluso il ministro.
(Dire)