Sciopero dei supermercati: a rischio il cenone delle feste
Sciopero del commercio, dalle 17 fino a fine turno, confermato per il 24 e il 31 dicembre: è stata inviata una proclamazione della mobilitazione, infatti, a Coop, Esselunga, Conad, Carrefour, Pam, Penny, Lidl e In’s. Lo annuncia il sindacato Usb Lavoro privato, segnalando in una nota: “Le catene commerciali pretendono per queste giornate il prolungamento dell’orario di apertura dei propri punti vendita per ampliare ulteriormente i propri profitti a scapito dei dipendenti”.
Definendo quindi lo sciopero “un’azione necessaria di protesta per garantire la fruizione di queste giornate a tutte le donne e gli uomini impiegati nei singoli punti vendita e nei centri commerciali”, il sindacato di base se la prende anche con i colleghi confederali: “Il settore del commercio è ormai dilaniato dalle centinaia di accordi al ribasso- accusa Usb- firmati dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil e da quelli autonomi che negli ultimi contratti nazionali di categoria hanno reso obbligatorie, tra gli altri peggioramenti, 25 domeniche lavorative e la non retribuzione dei primi tre giorni di malattia dopo il terzo evento”.
Dunque, per la sigla di base “è arrivato il momento di restituire un po’ di dignità a questa categoria dimenticata da tutti e vittima dell’ingordigia del profitto dei padroni della grande distribuzione”.
Ancora: “I multimiliardari marchi della Grande Distribuzione, sostenuti da una contrattazione collettiva filo padronale, hanno già privato i lavoratori e le lavoratrici del commercio della fruizione di una moltitudine di domeniche all’anno, prevedendone contrattualmente l’obbligo di lavorarle. L’avidità del capitale si spinge oltre con l’ulteriore tentativo del padronato di aggredire il diritto al godimento delle festività. Con enorme pressione, infatti, cercano di far digerire come ‘obbligo’- conclude Usb nella sua rivendicazione- l’impiego dei propri dipendenti durante le festività nazionali. Il godimento del riposo nelle festività è un diritto garantito dalla legge che il datore di lavoro non può e non deve scalfire”.
(Dire)