I benzinai annunciano due giorni di sciopero

I benzinai annunciano lo sciopero generale su tutta la rete per il 25 e 26 gennaio prossimo contro il Governo che “aumenta il prezzo dei carburanti e scarica la responsabilità sui gestori che diventano i destinatari di insulti ed improperi degli automobilisti esasperati. Avviata contro la Categoria una campagna mediatica vergognosa”. Lo scrivono Faib, Confesercenti Fegica e Figisc-Anisa Confcommercio in una nota diffusa oggi.

Dichiarato lo stato di agitazione su tutta la rete e lo sciopero contro il comportamento del Governo. Si preannuncia anche un presidio sotto Montecitorio.

Ieri in un video sui social la premier Giorgia Meloni ha rivendicato la decisione di non prolungare il taglio sulle accise della benzina.

 In una lettera inviata alla presidenza del Consiglio dei ministri e alla commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, le associazioni di categoria annunciano appunto di una protesta nei confronti delle recenti iniziative del Governo “che, dopo aver aumentato il prezzo dei carburanti di 30 centesimi con l’eliminazione dello sconto sulle accise ha inteso scaricare sui gestori le responsabilità di presunte speculazioni, additando la categoria al pubblico ludibrio”.

Secondo i benzinai in questo modo sono “beatificati i trafficanti di illegalità che operano in evasione fiscale e contributiva e che sottraggono all’Erario oltre 13 miliardi di euro all’anno”. Lo sciopero è indetto insomma per “porre fine a questa ‘ondata di fango’ contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità”. Perché l’impressione che si trae dalle scelte dell’esecutivo è che sia “a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l’Agenzia delle Dogane, il Mimit, e l’Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull’affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria”. Un “imbroglio mediatico”, in pratica, dato che “gli operatori economici basano la loro attività su un margine fisso pro litro di 3 centesimi lordi al litro, garantendo allo Stato, a proprio rischio e pericolo, in alcuni casi della vita, un introito di circa 40 miliardi l’anno di gettito”.

I benzinai si sentono “umiliati e offesi”, anche perché sono le norme, dicono, a definire le competenze in materia di prezzi, “escludendo in modo imperativo ogni responsabilità dei gestori, tenuti ad applicare i prezzi raccomandati dalle compagnie e dai retisti”. Le associazioni di categoria accusano poi il Governo di aver fatto “muro” e non aver raccolto le richieste di audizione e le osservazioni “tutte cadute nel vuoto istituzionale, di fronte alla decisione politica del Governo di reintrodurre le accise per finanziare altri servizi ritenuti essenziali”. Per questo “non resta che la protesta per un ingiusto quanto diffamatorio provvedimento che condanna i gestori quali responsabili degli aumenti dei prezzi e li obbligherebbe ad un nuovo adempimento buono solo ad esporli ad ulteriori opinabili sanzioni”. Solo per rendere l’idea, rincarano Faib Confesercenti, la Fegica e la Figisc/Anisa Confcommercio, “già oggi sulle stazioni di servizio ci sono una decina di cartelli di indicazione dei prezzi”.

Dunque “a difesa dell’onore di 22.500 operatori e dei loro 100.000 dipendenti, già oggi scaraventati in pasto all’opinione pubblica”, ecco lo sciopero indetto dalle 19 del 24 gennaio alle 07 del 27 gennaio.

(Dire)

Redazione

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