Covid, variante Kraken è più contagiosa: arriverà in Europa
A distanza ormai di tre anni, la pandemia tiene ancora banco: dopo la preoccupante ondata registrata in Cina, un nuovo allarme – che potrebbe estendersi al resto del mondo – arriva dagli Stati Uniti dove si sta diffondendo una nuova variante, la cosiddetta “Kraken” che prende il nome dal leggendario mostro marino della mitologia scandinava.
“Sostanzialmente, almeno dai dati che vengono riportati, le mutazioni della variante Kraken facilitano l’immunoevasione, quindi schivano le difese immunitarie pregresse, e hanno una maggiore contagiosità. Elementi che facilitano la sopravvivenza del virus, che deve in qualche modo continuare la sua sporca opera”. Lo spiega all’agenzia Dire il virologo dell’università Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, commentando la comparsa della variante Kraken che, secondo i dati diffusi dai Centres for Disease and Prevention (Cdc), sarebbe la causa scatenante dei contagi di Covid-19 negli Stati Uniti, raddoppiati nell’ultima settimana e arrivati oltre il 40%.
CONTAGIOSA MA NON PERICOLOSA
Una variante molto contagiosa, dunque, ma che sembrerebbe poco pericolosa. “Si tratta di una evoluzione- tiene a precisare- che non sembra essere più cattiva dal punto di vista clinico e degli effetti di malattia. La variante Kraken mantiene infatti una sua non gravità nella scia dell’Omicron, considerando che tutta la famiglia Omicron è più benevola rispetto alla famiglia Delta o alle precedenti”.
Una variante che, dopo aver fatto tappa in Cina e negli Stati Uniti, potrebbe fare la propria comparsa anche nel Vecchio Continente. “Negli Usa è cresciuta in modo esponenziale- sottolinea Pregliasco- e quindi potrà dare una fiammata di risalita proprio in Europa, anche grazie a quanto sta accadendo in Cina e alla sua politica del ‘liberi tutti’ che fa sì che ci siano numerose occasioni di nuove varianti e anche di casi importati perchè, ovviamente, i controlli alle frontiere non possono fermare il virus”.
I SINTOMI E COME CONTRASTARLA
Una variante, comunque, dai sintomi molto chiari. “Ormai- evidenzia l’esperto- le Omicron si replicano nelle vie aeree superiori, siamo dunque un presenza di una patologia dove le polmoniti ci sono ma in misura un po’ più lieve e per il resto ha una manifestazione respiratoria variegata: dal niente a forme che ricordano le influenze con febbri molto alte, dolori muscolari e sintomi più impegnativi”.
“Aldilà delle giuste facilitazioni di oggi rispetto all’isolamento- rende poi noto Pregliasco- per contrastarle bisogna utilizzare antinfiammatori, proprio per modulare la risposta immunitaria ed evitare la tempesta citochimica. Tenendo poi conto che la contagiosità è elevata, bisogna avere grande responsabilità verso i più fragili”.
CINESI ARRIVANO IN ITALIA DA SCALI INTERMEDI
“Il problema è che i cinesi arrivano in Italia per il 90% da scali intermedi. Arrivano dalla Germania, dall’Olanda, dall’Austria. È chiaro che se non vengono controllati lì, farlo a Malpensa serve a poco. Serve a dire che noi italiani abbiamo imparato la lezione mentre gli altri non l’hanno imparata per nulla”. Lo ha affermato il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, ospite del programma ‘Il mio medico’, contenitore di Tv2000.
“OVER 60 FACCIANO LA QUARTA DOSE”
“Ancora adesso in Italia abbiamo il 70% della popolazione anziana, over 60, che non ha fatto la quarta dose. Mi auguro- ha continuato l’infettivologo- che con quello che sta succedendo in Cina vadano a farsi la quarta dose. Non si può restare solo con le tre dosi, parlo chiaramente delle persone anziane e fragili”.
“Il ministro Schillaci in questi primi due mesi di governo– ha aggiunto Bassetti- credo che si sia comportato meglio di quanto avessero fatto molti altri prima di lui. Ha ereditato una situazione abbastanza difficile. La quarta dose è stata lanciata male. La campagna sulla quarta dose è stata lanciata sotto l’ombrellone sapendo che sarebbero arrivati i vaccini aggiornati a settembre”.
IN CINA E’ SOLO L’INIZIO, PROBABILI 70-80 MILIONI DI MORTI
“Le notizie provenienti dalla Cina sono poche, molto disordinate e confuse. Da quello che apprendiamo dai colleghi cinesi, però, la situazione è veramente molto difficile e probabilmente è solo l’inizio: per festeggiare il Capodanno cinese in molti stanno iniziando a spostarsi dalle grandi città verso le campagne, dove generalmente vivono le persone più anziane. Il rischio è allora quello di portare il contagio dalle città, dove di solito c’è una popolazione più giovane e in grado di difendersi meglio, alle campagne, dove invece ci sono gli anziani poco vaccinati e più fragili“. Così il professor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, interpellato dalla Dire in merito all’ondata di Covid-19 in corso in Cina.
“Quello che succederà nelle prossime settimane non è dato saperlo- ha proseguito Bassetti- ma io credo che assisteremo ad un nuovo incremento del numero delle persone contagiate. I numeri cinesi oggi parlano di un 90% della popolazione che in alcune città e province è già stato contagiato, dunque (approssimativamente) il 90% di un miliardo e mezzo sono circa un miliardo e trecento milioni di potenziali contagiati. Questo vuol dire che in un Paese poco vaccinato come la Cina, come poteva essere l’Italia o l’Europa nel 2020, e con una malattia che può dare delle forme impegnative tra il 5-10%, potenzialmente potrebbero esserci circa 130-140 milioni di casi impegnativi”.
E questo sulla globalità, sempre in un Paese come la Cina, in cui gli ospedali “non funzionano esattamente come in Italia e dove non ci sono un certo tipo di farmaci, potrebbe avere grandi conseguenze: noi abbiamo avuto una letalità intorno all’1-2%- ha sottolineato l’infettivologo- ma se in Cina la letalità dovesse essere nella forbice alta, cioè intorno al 4-5%, e potrebbe essere ragionevole pensarlo, parliamo di un numero di morti che può arrivare a 70-80 milioni. In Cina, potenzialmente, potrebbe allora accadere che in tre mesi si facciano 10 volte tutti i morti fatti in tre anni nel resto del mondo”.
Secondo Bassetti, quello che sta accadendo oggi in Cina può rappresentare o la fine definitiva della pandemia, perché “un miliardo e trecento milioni di persone si sono immunizzate in due mesi in modo naturale e ‘bloccheranno’ l’ultima parte del mondo in cui il virus poteva circolare velocemente”, ha spiegato ancora l’esperto alla Dire, oppure potrebbe trattarsi di nuova ‘benzina sul fuoco’, con la “ripresa in Europa di un virus che magari muta e che diventa più resistente a vaccini, antivirali o monoclonali”.
Proprio oggi, intanto, il direttore regionale per l’Europa dell’Oms, Hans Henri Kluge, durante la prima conferenza stampa del 2023 (organizzata per fare il punto sui possibili effetti dell’impennata dei contagi in Cina e della nuova variante diffusa negli Stati Uniti) ha dichiarato che dalla Cina non ci sarebbe “nessuna minaccia imminente” per l’Occidente. “Noi ci preoccupiamo del fatto che dalla Cina possa tornare in Europa un virus resistente ai vaccini, ma dobbiamo uscire da un’ottica egoistica. Un medico, soprattutto- ha commentato Bassetti- non può rimanere indifferente di fronte a 70 milioni di esseri umani che possono morire a causa di un virus per il quale esiste un vaccino e grazie al quale si può non morire. A me questo, da medico, fa male. Non mi sento quindi rappresentato dalle parole pronunciate oggi da Kluge, mi sembra un atteggiamento veramente piratesco”.
“COVID 2020-2021 NON ESISTE PIU’ MA CONTINUIAMO A DARE FORZA AI VACCINI”
“Non credo sia finito tutto– ha concluso Bassetti – il Covid come lo abbiamo conosciuto nel 2020-2021 ce lo siamo lasciati alle spalle. Quel Covid non esiste più ma dobbiamo continuare a dare forza ai vaccini. Siamo usciti dal Covid grazie ai vaccini. Sicuramente il ministro Schillaci tornerà con una campagna per spiegare chi deve fare il vaccino, perché molti non lo sanno ancora”.
I NOMI CURIOSI DELLE VARIANTI
Infine una precisazione di colore sugli appellativi dati alle varianti del Covid, passate da Cerberus e Gryphon fino a Kraken. “In realtà- conclude Pregliasco- non sono ufficiali, sono nomi usati per dare una semplificazione alla comunicazione ma evidenziano l’importanza sociale della malattia. Che io sappia sono state iniziative di singoli ricercatori o addirittura dei social, nomi che poi sono piaciuti, ma non si tratta di una classificazione ufficiale”.
(Dire)