Tutti contro la sexy pasticceria: “bisogna salvaguardare il decoro urbano”

Ha aperto al Vomero, quartiere collinare partenopeo, un altro esercizio pubblico per la vendita e la somministrazione di cibi e bevande, nella centralissima via Scarlatti (al civico 192), dove precedentemente c’era un negozio di profumeria ed è subito scoppiata la polemica social.

Stiamo parlando di Mr. Dick, la sexy pasticceria, nota per dolci che richiamano le forme degli organi genitali maschili.

“In questi ultimi giorni, passeggiando per le strade del Vomero, ho incontrato tante persone e ho ascoltato anche i discorsi di gruppetti di giovani all’uscita dai plessi scolastici,  prendendo atto che uno degli argomenti più discussi e attenzionati è quello relativo all’apertura, in un locale dove precedentemente si vendevano articoli di cosmetica, di una sexy pasticceria, posto nella centralissima via Scarlatti, nel tratto non pedonalizzato, proprio sul marciapiede dove c’è una fermata dell’ANM mentre di fronte c’è uno dei pochi negozi di giocattoli rimasti al Vomero, frequentatissimo dunque da genitori con bambini anche in tenera età. Difatti è stata propria una mamma che sabato scorso, il giorno nel quale è stata inaugurata la nuova attività, mi ha scritto chiedendomi: “Cosa devo dire alle mie figlie quando passeranno lì vicino?”. Così Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione Vomero, che per primo è intervenuto sulla vicenda che sta destando tanto clamore, anche sui mass media, fa il punto della situazione.

“Premetto – puntualizza Capodanno – che la mia prima osservazione, sul piano generale, è stata quella che al Vomero, già trasformato negli ultimi tempi in un quartiere “fast food”, visto che oramai a ogni chiusura di un esercizio commerciale corrisponde l’apertura di un esercizio pubblico adibito alla vendita e alla somministrazione di cibi e bevande, grazie anche alla creazione di zone, sulla carta, chiuse al traffico, che hanno favorito l’estensione su marciapiedi e carreggiate, senza alcun limite delle suddette attività, non si avvertiva alcuna necessità di una nuova pasticceria, visto, tra l’altro, che l’ultima ha aperto poche settimane addietro a un tiro di schioppo, nell’isola pedonale di via Scarlatti”.

“In un periodo, tra l’altro, nel quale sta montando forte la polemica per le giuste proteste dei residenti nella limitrofa via Cilea, dove si assiste ogni giorno, segnatamente il sabato sera, alla congestione del traffico, con autovetture in sosta vietata, parcheggiate un poco dovunque, a ragione dei numerosi esercizi pubblici che hanno aperto negli ultimi tempi. A ulteriore testimonianza che il Vomero non è più il quartiere tranquillo e sicuro, dove un tempo si respirava l'”aria buona”, laddove oggi, grazie agli scempi edilizi che si sono susseguiti dal periodo laurino e la totale mancanza di una pianificazione commerciale, si è trasformato in uno dei quartieri più inquinati di Napoli se non d’Italia”.

“Quando poi alla presunta valenza sociale e culturale di una siffatta iniziativa che prevede l’esposizione e la vendita di dolciumi a forma di organi genitali maschili e femminili – aggiunge Capodanno che ha, tra l’altro, insegnato nelle scuole pubbliche per oltre 35 anni -, per comprendere quanto i promotori siano distanti da qualsivoglia forma di cultura, basta andare alla pagina della ditta che ha aperto l’attività, presente sul social network Facebook, dove, per esemplificare, in un post, sostituendo l’organo sessuale maschile alla parola alea contenuta nella famosa frase “alea iacta est”, che secondo lo storico Stetonio sarebbe stata pronunciata, al passaggio del Rubicone, da Giulio Cesare, la si attribuisce come frase che quest’ultimo avrebbe potuto pronunciare “se durante la Repubblica si fosse trovato dinanzi a Mr. Dick”, ignorando dunque che Cesare fu il principale protagonista del passaggio dalla forma repubblicana a quella imperiale e di conseguenza mai avrebbe potuto trovarsi di fronte a una sexy pasticceria in un periodo repubblicano “.

“Al di la di queste questioni quel rosa sull’ingresso e quell’insegna con il nome della ditta sono un pugno in un occhio e vanno rimossi. Al riguardo ho già sollecitato l’intervento di alcuni esponenti dell’amministrazione comunale, alla stregua di quanto già avvento a Roma e a Milano, in occasione dell’apertura di esercizi commerciali della stessa catena, che, in base alle norme per il decoro urbano, a Milano hanno portato a far coprire l’insegna. Mi auguro – conclude Capodanno – che la stessa cosa si faccia a Napoli, evitando altresì che le persone, anche bambini, passando dinanzi al suddetto negozio, debbano assistere allo spettacolo indecoroso di falli e vagine esposti in vetrina “.

Redazione

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